Pieno di Balcani e Caucaso al Locarno film festival
Il 78° Locarno Film Festival, in programma nella località ticinese dal 6 al 16 agosto, proporrà nelle sue sale tanto cinema dall’Europa sud-orientale e dal Caucaso. Una breve rassegna di cosa c’è in programma

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© Marlon Trottmann/Shutterstock
Non solo il ritorno del romeno Radu Jude. Il 78° Locarno Film Festival, in programma nella località ticinese dal 6 al 16 agosto, proporrà tanto cinema dai Balcani e dal Caucaso.
L’onore di film d’apertura in Piazza Grande spetta alla produzione Armenia – Francia “Le pays d’Arto – In the Land of Arto” dell’armena Tamara Stepanyan con Camille Cottin, Zar Amir e Denis Lavant.
È la storia di Céline, che arriva in Armenia per ufficializzare la morte del marito, ma scopre una verità sconosciuta su di lui che si mescola con gli avvenimenti del Paese degli ultimi anni. Si tratta della prima pellicola di finzione della figlia dell’attore Vigen, morto nel 2020, che ha dedicato al padre e ad altri cineasti armeni sovietici (da Parajanov a Peleshian) il documentario “Mes phantomes arméniens” presentato nel febbraio scorso al Forum della Berlinale.
Tra i 14 titoli della Piazza spiccano i due principali premiati dell’ultimo Festival di Cannes: la Palma d’oro “Un simple accident” dell’iraniano Jafar Panahi (che Locarno contribuì a consacrare con il Pardo d’oro a “Lo specchio” nel 1997) e il norvegese “Sentimental Value” di Joachim Trier.
Forte la presenza dell’Europa del sudest tra i 17 film in concorso, dove si segnalano anche il ritorno del francese Abdellatif Kechiche (Palma d’oro 2013 con “La vita di Adèle”) con “Mektoub, My Love: Canto due” e l’italiano “Le bambine” di Valentina e Nicole Bertani.
In prima fila c’è “Dracula” di Radu Jude, annunciato come una commedia politica sull’intelligenza artificiale con Serban Pavlu, Gabriel Spahiu e Alina Serban. Orso d’oro a Berlino nel 2021 per “Sesso sfortunato o follie porno”, Jude è forse il più importante, innovativo e lucido cineasta degli anni ‘20.
Negli ultimi anni il regista ha stretto un rapporto privilegiato con Locarno (mentre sorprende che Cannes e Venezia continuino a ignorare la sua opera) con il premio speciale della giuria nel 2023 con “Do not expect too much from the End of the World”, mentre un anno fa presentò il dittico di documentari “Sleep #2” e “Eight Postacards From Utopia”.
Molto atteso è anche il georgiano “Dry Leaf” di Alexandre Koberidze, noto soprattutto per il folgorante “What do we see when we look at the Sky?” del 2021.
In gara anche la commedia romena “Sorella di clausura” di Ivana Mladenović, su una ragazzina che si è innamorata di un cantante serbo, una coproduzione tra Romania, Italia, Serbia e Spagna. La regista d’origine serba ha già ricevuto il premio speciale della giuria dei Cineasti del presente a Locarno nel 2019 per “Ivana The Terrible”.
Ancora “Bog neće pomoći – God Will Not Help” di Hana Jusić con Manuela Martelli (l’attrice cilena vista in “Machuca” “El arbol magnetico” e “Il futuro”), produzione Croazia, Italia, Romania, Grecia, Francia e Slovenia, e “Linije Zelje – Desire Lines” di Dane Komljen con Ivan Čuić e Branka Katić, coproduzione tra Serbia, Bosnia, Olanda, Croazia e Germania.
Tra i 15 film che concorrono nella sezione Cineasti del presente, dedicata alle opere prime e seconde, figurano “Fantasy” debutto della slovena Kukla (produzione Slovenia e Macedonia del nord) e “Nu ma lasa sa mor – Don’t Let Me die” del romeno Andrei Epure, con Cosmina Stratan ed Elina Löwensohn, una coproduzione Romania, Bulgaria e Francia. Il corto “Interfon 15” (2021) di Epure era stato presentato a Cannes e premiato in vari festival, mentre successivamente era stato cosceneggiatore del modesto “Mammalia” (2023) diretto da Sebastian Mihailescu.
Il concorso Pardi di domani rivolto ai cortometraggi include i due croati “Poluotok – Peninsula” di David Gašo e “Zoze! – Goats!” di Tonći Gaćina.
Sempre più importante è la sezione dei Corti d’autore, che comprende il romeno “Index” di Radu Muntean (“The Paper Will Be Blue”, “Boogie”, “Marti, dupa Craciun” e “Intregalde”) e i serbi “Slet 1988” di Marta Popivoda (autrice del documentario “Landscapes of Resistence” del 2021) e “Histerićni napad smeha – Hysterical Fit of Laughter” di Dušan Zorić e Matija Glušćević.
Nel Panorama Suisse figura lo svizzero-bosniaco “Il ragazzo della Drina” di Zijad Ibrahimović, una testimonianza del massacro di Srebrenica da un punto di vista personale e familiare.
l cineasta americano Alexander Payne riceverà il Pardo d’Onore, i premi la costumista Milena Canonero e agli attori Lucy Liu, Emma Thompson e Jackie Chan.
L’importante storica retrospettiva è dedicata a “Great Expectations: il cinema britannico del dopoguerra” (1945-1960), con più di 40 film di cineasti come David Lean, Carol Reed o Powell e Pressburger e altri da riscoprire.
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