Croazia, lavorare con le mine

La Croazia si libererà dalle mine entro la fine dell’anno, a distanza di trent’anni dalla fine della guerra. Che ne sarà degli sminatori che non raggiungeranno la pensione, dopo anni di lavoro usurante e pericoloso? Abbiamo parlato con Mario Iveković, presidente del Novi Sindikat, sindacato che lavora a tutela degli sminatori dal 2008

30/09/2025, Nicole Corritore

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Sminatore si prepara al lavoro, Otočac, Croazia settembre 2025 - foto Silvia Maraone

Il Novi Sindikat da quando sostiene lavoratori impiegati nel settore dello sminamento e cosa implica questo sostegno?

Il Novi Sindikat sostiene gli sminatori dal 2008. Quell’anno, i lavoratori della Mungos, all’epoca l’unica azienda di sminamento di proprietà della Repubblica di Croazia, avevano organizzato uno sciopero e noi li avevamo sostenuti, fornendo supporto logistico.

Avendo apprezzato il nostro approccio, terminato lo sciopero – che peraltro si era rivelato un successo – gli sminatori della Mungos hanno deciso di aderire al Novi Sindikat, ben presto seguiti anche dai lavoratori di aziende private. A quel tempo in Croazia c’erano una quarantina di aziende private specializzate in attività di sminamento e circa 600 sminatori.

All’epoca la situazione degli sminatori in Croazia era molto più difficile. In alcune aziende gli stipendi arrivavano in ritardo e gli sminatori erano sottoposti a pressioni affinché svolgessero il loro lavoro più velocemente, mettendo così a rischio la loro sicurezza.

Tale dinamica era conseguenza di una decisione sbagliata presa dal governo di Zagabria alla fine degli anni ‘90, dichiarando lo sminamento un’attività di mercato. Così sul “mercato” dello sminamento si era creata una competizione tra datori di lavoro che facevano a gara nell’abbassare il costo dello sminamento.

In alcune gare d’appalto le cifre stimate erano così basse che persino il taglio dell’erba spesso costava più di un’operazione di sminamento. In queste circostanze, siamo riusciti a unire gli sminatori e nel 2013 abbiamo organizzato uno sciopero dell’intero settore. La mobilitazione è durata una decina di giorni, portando alla firma di un contratto collettivo nazionale di categoria, sottoscritto con l’Associazione croata dei datori di lavoro del settore sminamento.

Da allora, le condizioni di lavoro degli sminatori sono migliorate e anche il governo sembra aver capito di non poter risparmiare sulle vite umane. Quindi, il costo dello sminamento è stato adeguato, portandolo ad un livello che permette il normale svolgimento delle attività di sminamento riducendo al minimo i rischi.

Secondo quanto emerso durante un reportage sullo sminamento in corso con il progetto CROSS II, alla fine dell’anno la Croazia sarà libera dalle mine. Concluse le operazioni, quanti lavoratori andranno in pensione? Cosa succederà agli sminatori più giovani?

Oggi il settore vede un massiccio ritorno degli sminatori andati in pensione, che riprendono a lavorare. La Legge sull’assicurazione pensionistica permette infatti ai pensionati, a determinate condizioni, di reinserirsi parzialmente nel mondo del lavoro.

Il ritorno al lavoro degli sminatori pensionati è dovuto anche al fatto che negli ultimi anni non sono stati formati nuovi lavoratori specializzati, perché si sapeva che non ci sarebbero stati più posti di lavoro nell’arco di alcuni anni. Così il reinserimento degli sminatori andati in pensione ha attenuato le conseguenze dell’imminente chiusura di numerose aziende del settore.

Tuttavia, c’è un certo numero di sminatori più giovani – almeno 150, secondo le nostre stime – che non avranno ancora i requisiti per andare in pensione. Riteniamo che il governo debba prendersi cura di questi lavoratori, che potrebbero essere impiegati nell’ambito del sistema di Protezione Civile o in altri dipartimenti del ministero dell’Interno e di quello della Difesa. Questa è anche la nostra ultima iniziativa nel settore. Abbiamo già chiesto più volte incontri per discutere la questione e speriamo che i nostri interlocutori mostrino comprensione.

Sminatore nei pressi di Otočac, Croazia settembre 2025 – foto Silvia Maraone

Parliamo di un lavoro altamente usurante e pericoloso. Ci può spiegare come viene calcolata l’anzianità di servizio e quanti anni di lavoro servono per la pensione?

Una legge speciale regolamenta il diritto degli sminatori ad una pensione di vecchiaia. Devono essere soddisfatte due condizioni: 8 anni di lavoro nello sminamento e 25 anni di servizio complessivo.

Esiste un contratto nazionale di categoria uguale per tutti? Quanto guadagnano in media gli sminatori?

Oggi non abbiamo un contratto collettivo nazionale di categoria. I datori di lavoro si sono divisi in due associazioni. Con una di queste abbiamo raggiunto un accordo 7-8 anni fa, ma la “vecchia” associazione dei datori di lavoro non si è dimostrata disposta a negoziare.

Ad ogni modo, grazie al rafforzamento dell’intero settore – frutto di numerose mobilitazioni da noi organizzate – le condizioni di lavoro, compresi stipendi e altri benefit, sono migliorate, raggiungendo un livello che gli sminatori evidentemente ritengono accettabile, visto che negli ultimi anni non hanno avanzato alcuna richiesta su questo fronte.

Uno dei momenti chiave è stata la firma, nel 2016, di un ottimo contratto collettivo con la Mungos, a seguito dell’ennesimo sciopero in quell’azienda. Quel contratto è diventato un modello per la regolamentazione dei diritti dei lavoratori anche nelle aziende private.

Lo stipendio previsto da quel contratto era di circa 1.700 euro lordi. Nel frattempo, però, per via dell’inflazione e della crescente carenza di sminatori qualificati, gli stipendi sono stati adeguati, e oggi sono perlopiù superiori ai 2.000 euro lordi. Inoltre, vengono pagate delle indennità di lavoro sul campo, contribuendo così ad aumentare il reddito netto degli sminatori.

È previsto un sostegno finanziario per i familiari in caso di decesso sul lavoro?

Il sostegno finanziario erogato dalle aziende è irrisorio, ma esiste l’obbligo di assicurare i lavoratori e i familiari generalmente stipulano polizze assicurative. Non sono però rari i casi di cause legali intentate da familiari che chiedono un risarcimento ai datori di lavoro.

Pur essendo ormai prossimi alla conclusione del processo di sminamento, non abbiamo ancora raggiunto un livello soddisfacente di assistenza agli sminatori feriti. Certo, abbiamo visto alcuni miglioramenti, soprattutto in termini di equiparazione dei diritti degli sminatori feriti a quelli dei reduci della Guerra patriottica. Gli sminatori però si trovano ancora ad affrontare numerose sfide burocratiche.

Gli sminatori ancora in attività ricevono supporto psicologico e altri sostegni socio-sanitari specificamente progettati per questo scopo?

Purtroppo, in Croazia non c’è mai stato un sostegno psicologico sistematico. Questa è una delle principali lacune del nostro sistema, una lacuna che i paesi che affronteranno una situazione analoga per molto tempo ancora, come ad esempio la Bosnia Erzegovina e l’Ucraina, dovrebbero cercare di colmare.

Per approfondire

Secondo i dati emersi nel reportage "Dopo trent’anni, la Croazia libera dalle mine" ad oggi in Croazia ci sono 39 società che si occupano di sminamento, e gli sminatori in attività sono 333. Le mine che sono state disseminate nel paese, durante la guerra 1991-1995, dal 1996 hanno provocato in totale 612 vittime (di cui 408 morti), e tra queste 136 sminatori (di cui 41 morti e 95 feriti).

 

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto Cohesion4Climate, cofinanziato dall’Unione Europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.