Armenia e Azerbaijan sempre più vicini alla pace
Per la prima volta in trent’anni un carico di grano proveniente dal Kazakistan ha attraversato il territorio dell’Azerbaijan per arrivare in Armenia. Finalmente sbloccati i collegamenti ferroviari tra i due paesi

Treno merci, Kazakistan © alleks19760526/Shutterstock
Treno merci, Kazakistan © alleks19760526/Shutterstock
Per la prima volta da oltre trent’anni, il grano è stato trasportato su rotaia attraverso il territorio azero, cosa precedentemente proibita a causa della guerra dei primi anni ’90. Per via dell’assenza di sbocchi sul mare e della chiusura dei confini con Azerbaijan e Turchia, le uniche rotte commerciali dell’Armenia erano passate finora da Iran e Georgia. La ferrovia di epoca sovietica, che un tempo trasportava merci tra Armenia e Russia, rimane chiusa poiché attraversa la regione separatista georgiana dell’Abkhazia.
L’annuncio a sorpresa è arrivato il 22 ottobre dal presidente azero Aliyev, in Kazakistan. “La pace tra Azerbaijan e Armenia non è più solo sulla carta, ma anche nella pratica”, ha dichiarato. Molti analisti attribuiscono questo sviluppo all’incontro dell’8 agosto tra Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, in compagnia del presidente degli Stati uniti Donald Trump.
Lo sblocco del commercio e dei trasporti nel Caucaso meridionale ha avuto un ruolo di primo piano nell’agenda. In quell’occasione, i ministri degli Esteri armeno e azero hanno anche siglato un accordo in 17 punti per normalizzare le relazioni. Sebbene alcuni analisti non escludano che si sia trattato di uno sviluppo concordato da Armenia, Azerbaijan e Russia, ci si aspettava che la prima merce ad essere trasportata sarebbe stato il grano dal Kazakistan.
Non è la prima volta che il grano assume un ruolo simbolico in termini di cooperazione tra l’Armenia e i vicini in conflitto. Durante un inverno particolarmente rigido nel 1992, la Turchia accettò di consentire il transito temporaneo del grano.
Il grano kazako, che passa dall’Azerbaijan per raggiungere l’Armenia, ha anche aperto la prospettiva che Yerevan possa ridurre la sua dipendenza da Mosca. L’anno scorso, l’Armenia ha importato 316.000 tonnellate di grano dalla Russia e Mosca ha già utilizzato questa informazione per smorzare qualsiasi entusiasmo verso un avvicinamento all’Occidente. Il capo del Consiglio di sicurezza armeno, Armen Grigoryan, ha persino pubblicamente valutato se fosse giunto il momento di passare al riso importato.
Il 6 novembre, tuttavia, il primo carico di grano non è arrivato dal Kazakistan, ma dalla Russia. Il grano kazako è arrivato comunque via Mosca, Baku e Tbilisi, evidenziando come l’Armenia rimanga dipendente dalla Russia, che controlla ancora la rete ferroviaria attraverso le Ferrovie del Caucaso meridionale.
Non tutti, tuttavia, erano soddisfatti. Secondo i media, l’opposizione sostiene che il grano kazako fosse di qualità inferiore a quello russo. Nel frattempo, una minoranza di armeni ha creduto alle teorie del complotto e ha espresso preoccupazione sul potenziale avvelenamento del carico da parte dell’Azerbaijan durante il passaggio sul suo territorio. In risposta il ministro dell’Economia armeno, Gevorg Papoyan, ha ironicamente affermato che, se necessario, avrebbe assaggiato il grano per primo.
Nonostante i detrattori, lo sblocco dei collegamenti ferroviari attraverso l’Azerbaijan è uno sviluppo di portata storica. Pashinyan ha ringraziato sia l’Azerbaijan che la Russia. Si è offerto di consentire il commercio turco attraverso l’Armenia verso l’Azerbaijan, sebbene ciò sia improbabile fino alla conclusione formale del conflitto tra Baku e Yerevan. Ciò dipenderà dalla modifica della costituzione armena, che dovrebbe avvenire solo dopo le elezioni parlamentari previste per il 7 giugno del prossimo anno.
Per ora, il confine terrestre tra Armenia e Turchia rimane completamente chiuso fino alla firma dell’accordo in 17 punti, finalizzato a marzo e siglato ad agosto. In generale, tuttavia, Armenia e Azerbaijan sono considerati più vicini alla pace che in qualsiasi altro momento degli ultimi trent’anni.
Ci sono stati altri sviluppi positivi. A settembre, il co-direttore del think tank Topchubashov di Baku ha visitato Yerevan per partecipare al seminario Rose Roth dell’Assemblea parlamentare della NATO. Alla fine di ottobre, altri cinque azeri sono volati direttamente a Yerevan da Baku con un volo charter Azerbaijan Airlines, il primo dal 2011. Hanno incontrato i loro omologhi della società civile armena per lanciare un formato Track II ufficialmente approvato al fine di preparare le popolazioni alla pace.
Si prevede che i partecipanti armeni voleranno a Baku per proseguire la discussione nel prossimo futuro. Fra i temi, la ripresa degli scambi tra i media, cosa che non accadeva dal 2019, e la facilitazione dei contatti interpersonali tra le comunità su entrambi i lati del confine tra Armenia e Azerbaijan.
All’inizio di questo mese, due analisti azeri sono volati a Yerevan per partecipare ad un forum organizzato dal Centro Orbeli del governo armeno. A fine ottobre, decine di armeni e azeri, principalmente studenti e giovani professionisti, si erano incontrati in gruppi tematici a Tbilisi per discutere le prospettive future per i loro Paesi.
Gli ultimi due mesi hanno segnato il passaggio dalle dichiarazioni politiche a tangibili sviluppi sul campo. Sebbene permangano ostacoli, non ultimi i cambiamenti costituzionali in Armenia, le parti sembrano ora più pragmatiche che mai.
Tuttavia, affinché la svolta abbia successo, dovrà essere sostenibile e verificarsi anche in altri ambiti. Gli ultimi sviluppi non devono rimanere semplici gesti simbolici, ma devono invece diventare la base per una pace duratura definita da legami, fiducia e reciproco beneficio.
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