A Venezia il “mago del Cremlino”
Ricco come sempre il programma della prossima Mostra del cinema di Venezia: moltissime le proposte dal Sudest europeo, mentre Olivier Assayas racconta l’ascesa al potere di Vladimir Putin col suo “Le mage du Kremlin – The Wizard of the Cremlin”

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Vladimir Putin - © photoibo/Shutterstock
L’ascesa al potere di Vladimir Putin raccontata da uno dei grandi registi francesi di oggi. È “Le mage du Kremlin – The Wizard of the Cremlin” di Olivier Assayas, tratto dal romanzo di Giuliano da Empoli, in concorso all’82° Mostra del cinema di Venezia, in programma dal mercoledì 27 agosto fino a sabato 6 settembre.
Il regista de “L’eau froide”, “Irma Vep”, “Carlos”, “Sils Maria”, “Personal Shopper” e molto altro dirige Paul Dano, Alicia Vikander, Tom Sturridge, Will Keen, Jeffrey Wright e Jude Law in una pellicola molto attesa ed estremamente attuale.
I mostri, reali e di fantasia, saranno tra i protagonisti del festival, dal “Frankenstein” di Guillermo Del Toro con Mia Goth e Christoph Waltz alla serie “Il mostro” di Stefano Sollima sui delitti del mostro di Firenze. Tra i 21 titoli in corsa per il Leone d’oro, che include autori affermati, a cominciare dalla premio Oscar Kathryn Bigelow con “A House Of Dynamite”, ci sono cinque italiani, partendo dal film inaugurale “La grazia” di Paolo Sorrentino con Toni Servillo nel ruolo di un Presidente della Repubblica.
Torna in competizione la coppia del Leone d’oro “Povere creature!”, ovvero il regista greco Yorgos Lanthimos con Emma Stone: “Bugonia”, con Jesse Plemons coprotagonista, è il remake di un film coreano del 2003. Sempre in gara ben due ungheresi di un certo lignaggio, “Silent Friend” di Ildikó Enyedi (autrice del bellissimo “Corpo e anima”) e “Orphan” di László Nemes (“Il figlio di Saul”).
Due i Leoni d’oro alla carriera: al grande Werner Herzog, che presenterà il documentario thriller “Ghost Elephants”, e al mito Kim Novak, alla quale è dedicato il documentario “Kim Novak’s Vertigo” di Alexandre Philippe.
Nel ricchissimo programma ci sono parecchi lavori e storie provenienti dall’Europa di Sudest, sia di finzione sia documentari.
In apertura della sezione parallela Orizzonti c’è “Mother” della macedone Teona Strugar Mitevska (nota soprattutto per la commedia grottesca “Dio è donna e si chiama Petrunya”), un ritratto di Madre Teresa di Calcutta interpretata da Noomi Rapace.
Nella stessa sezione il romeno “Dinti da lapte – Denti da latte” di Mihai Mincan (“The Man Who Would Be Free” del 2019 e “To The North” del 2022), ambientato in una cittadina di provincia nel 1989, pochi mesi prima della caduta di Nicolae Ceaușescu, con una bambina che è l’ultima persona ad aver visto la sorella prima della sua scomparsa.
Nella competizione cortometraggi figura l’ucraino “Nedostupni” di Kyrylo Zemlyanyi.
Fuori concorso il ritorno del grande cineasta russo Alexsandr Sokurov (“Faust”) con il personale “Director’s Diary”, documentario di cinque ore, partendo dal diario tenuto per anni e con brani di film sovietici dell’epoca. E ancora “Bosluga xutbo – Sermon to the Void” dell’azero Hilal Baydarov.
Fuori concorso anche 15 documentari tra i quali “The Tale of Sylian” della macedone Tamara Kotevska (da ricordare “Honeyland” del 2019), sull’amicizia tra un uomo e uomo cicogna. C’è poi l’ucraino “Notes of a True Criminal” di Alexander Rodnyansky, condannato in contumacia da un tribunale russo per aver criticato l’invasione dell’Ucraina, con Andriy Alferov: un film che rilegge, a partire dalla storia familiare (con immagini di suo nonno nella Seconda guerra mondiale), il ‘900 sovietico e contestualizza il conflitto attuale in uno scenario più ampio.
La sezione novità Venezia Spotlight, che prevede un premio decretato dal pubblico, comprende il bulgaro “Made in UE” di Stephan Komandarev (tra i suoi lavori precedenti “Directions” e “Blaga’s Lessons”. La protagonista Iva lavora in uno stabilimento tessile mentre si affaccia una malattia misteriosa: è il primo caso di Covid-19 nella cittadina e la notizia si trasforma in uno scambio di accuse tra proprietà, lavoratori e cittadini. Un dramma sociale sul capitalismo aggressivo e il suo impatto sull’Europa orientale ex comunista.
Ricche di titoli sono pure le parallele Giornate degli autori: il greco “Arkoudotrypa – Bearcave” di Stergios Dinopoulos e Krysianna B. Papadakis, storia di giovani in un villaggio sulle montagne; “Memory” di Vladlena Sandu, vicenda autobiografica di una bambina che, dopo il divorzio dei genitori, lascia la Crimea per la Cecenia poco prima dello scoppio della guerra; è un’opera “Short Summer” di Nastia Korkia, con un’altra ragazzina nella campagna russa con un conflitto sullo sfondo.
Le Notti veneziane accolgono invece il documentario “Dom” di Massimiliano Battistella con Mirela Hodo, una degli oltre sessanta ragazzi dell’orfanotrofio Dom Bjelave di Sarajevo che furono accolti in Italia nel 1992 e al termine del conflitto non tornarono in Bosnia. La donna, che vive e ha famiglia a Rimini, torna dopo trent’anni a Sarajevo, Foča e Goražde alla ricerca di vecchi amici, di documenti e di una madre che non ha mai conosciuto.
C’è invece l’Albania di Enver Hoxha in “Film di Stato” di Roland Sejko (vincitore del David di Donatello per “Anija – La nave” nel 2013 e noto anche per “La macchina delle immagini di Alfredo C.”), un film di montaggio realizzato esclusivamente con i filmati propagandistici del regime.
Completa il quadro la 40° Settimana della critica dedicata alle opere prime: tra queste il greco “Gorgonà” di Evi Kalogiropoulou, ambientato in una città-stato che ruota intorno a un’immensa raffineria.
Tag: Cinema
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