Premio Lux a "Dio è donna e si chiama Petrunya"

3 dicembre 2019

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È il film balcanico dell'anno. “Dio è donna e si chiama Petrunya” della macedone Teona Strugar Mitevska - in uscita italiana il 12 dicembre per la distribuzione Teodora e Premio della giuria ecumenica del 69° Festival di Berlino in febbraio, dove era stato tra i titoli più apprezzati del concorso - ha riscosso riconoscimenti per tutto il 2019, tra gli ultimi il premio Utopia dai giovani del festival svizzero Castellinaria. Ora è arrivato anche il prestigioso Premio Lux del Parlamento europeo, consegnato nei giorni scorsi dal presidente David Sassoli alla regista.

“Petrunya è una ribelle - ha affermato Mitevska parlando all’assemblea di Strasburgo in sessione plenaria - sono la sua resistenza, il suo coraggio e la sua ricerca di giustizia a toccarci profondamente. Vengo spesso criticata perché i miei film sono troppo politici ed è vero: ma penso sia mio dovere alzare la voce per parlare di problemi di cui nessun altro osa parlare nel mio paese. Come possiamo aspirare altrimenti a un futuro migliore? Sono una donna, sono macedone e sono europea e credo fermamente che il futuro dell’Europa significhi solidarietà e inclusione”.

La regista era accompagnata a Strasburgo dalla protagonista del film, Zorica Nusheva, e dalla sorella produttrice e interprete Labina Mitevska. Il film è stato presentato in prima italiana nell'appena concluso Torino Film Festival, nel quale la regista è stata anche componente della giuria internazionale che ha laureato “A White, White Day” dell'islandese Hlynur Pálmason come miglior film. Il premio di migliore attrice a Torino è stato invece condiviso da Viktoria Miroshnichenko e Vasilisa Perelygina, intense protagoniste di “Dylda – Giraffa” del russo Kantemir Balagov, già noto per l'esordio “Tesnota”, un film che sarà nelle nostre sale a gennaio.

Nell'occasione, la rassegna torinese ha dedicato a Teona Strugar Mitevska una retrospettiva integrale con i suoi quattro lungometraggi precedenti, l'esordio “How I Killed a Saint” (2004) che la fece conoscere nel panorama internazionale dei festival, “I am from Titov Veles” (2007), “The Woman Who Brushed Off Her Tears” (2012) fino a “When the Day Had No Name” (2017). Altrettante tappe di un ritratto critico della società macedone con i suoi retaggi, i suoi problemi e le sue contraddizioni, affrontata sempre in chiave diversa, dal realismo asciutto al realismo magico.

Ancora Torino ha ospitato l'anteprima italiana de “Fischia! – La Gomera” del romeno Corneliu Porumboiu, un noir ambizioso tra Bucarest e le isole Canarie già in concorso a Cannes e candidato agli Oscar, che uscirà presto in Italia. La sezione Festa mobile ha presentato la prima di “Simple Women” di Chiara Malta, pellicola dai tocchi bizzarri ambientata tra Roma e la Romania, con Jasmine Trinca e la statunitense d'origine romena Elina Löwensohn nei panni di sé stessa.

Nel corso della manifestazione sono stati proiettati anche il restaurato “La grande strada azzurra” (1957) di Gillo Pontecorvo, girato in Dalmazia con Alida Valli, e l'horror turco “Bina – The Antenna” di Orcun Behram.


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