Panagoulis vive

13 agosto 2020

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Il 13 agosto 1968 Alekos Panagoulis si nasconde con un detonatore fra le scogliere ai bordi della strada litoranea che passa per Varkiza, a due chilometri da Atene. Ha appena piazzato degli ordigni che però non si innescano al momento giusto al passaggio della limousine del capo del regime militare, Georgios Papadopoulos.

Un monumento a Alexandros Panagoulis a Agios Dimitrios (foto di Dimorsitanos, CC-BY-SA-3.0, da Wikimedia Commons )

Ci vuole poco a trovarlo e ad arrestarlo: Alekos rifiuta di rivelare i nomi dei complici dell'organizzazione "Resistenza greca" da lui fondata, così viene torturato fino al giorno del processo, il 3 novembre 1968, quando viene condannato a morte. Le pressioni della comunità democratica inducono però il regime a non farne un martire e a non fucilarlo.

Nel 1973, negli ultimi mesi della dittatura, quando ormai la giunta indebolita cerca un riconoscimento internazionale, Panagulis esce di prigione grazie a un'amnistia. Il 24 luglio 1974 partecipa alle prime libere elezioni greche e diventa deputato per continuare dal parlamento la sua caccia ai politici che avevano avuto connivenze con i golpisti: in particolare aveva raccolto prove contro l'allora ministro della Difesa Evanghelos Averoff, accolto dal governo conservatore di Kostantinos Karamanlis.

Questo gli costò la vita: Alekos è morto a meno di 40 anni in un misterioso incidente stradale, la notte fra il 30 aprile e il primo maggio 1975, sulla strada che da Atene porta in una manciata di chilometri nel sobborgo di Glyfada, sua città natale. I funerali, il 5 maggio, sono una manifestazione oceanica.

Testo originale di Gilda Lyghounis, dai nostri archivi.


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