Jasenovac: di nuovo insieme per ricordare le vittime

21 aprile 2020

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Dopo quattro anni in cui la commemorazione delle vittime del campo di concentramento di Jasenovac si è tenuta divisa, tra comunità delle vittime e rappresentanze istituzionali, finalmente in Croazia si torna indietro.

Jasenovac - foto Luka Zanoni

Il 22 aprile infatti, si terrà a Jasenovac, che è stato il più grande campo di concentramento in ex Jugoslavia tra il 1941 e il 1945 realizzato dall’allora regime ustascia NDH (Nezavisna Država Hrvatska, stato indipendente croato) di Ante Pavelić, una celebrazione che rivedrà uno accanto all’altro rappresentanti istituzionali, comunità serba, rom, ebrea, associazioni antifasciste e dei familiari delle vittime.

Sotto al “Fiore di cemento” - monumento inaugurato nel 1977 su progetto dell’architetto Bogdan Bogdanović – alla commemorazione ufficiale ci saranno il presidente della Repubblica di Croazia, Zoran Milanović, il presidente del Parlamento Gordan Jandroković e il premier Andrej Plenković accanto a Ognjen Kraus, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche croate, Milorad Pupovac, presidente del Consiglio nazionale serbo di Croazia, Veljko Kajtazi rappresentante parlamentare della minoranza nazionale rom e Franjo Habulin, presidente della Lega dei Combattenti Antifascisti e degli antifascisti di Croazia (Saveza antifašističkih boraca i antifašista boraca – SABA RH ).

Un evento che ha una grande importanza, se si considera che dal 2016 le comunità serba, ebrea e rom, così come le associazioni antifasciste, avevano deciso di boicottare la commemorazione al fianco dell’allora presidente della Croazia, Kolinda Grabar-Kitarović, organizzandone una parallela per protestare contro il generale clima di riabilitazione del regime ustascia e i forti tentativi di revisionismo storico nel paese.

Una situazione che la stessa Dunja Mijatović, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, aveva denunciato nel suo discorso pronunciato l’anno scorso durante la celebrazione “parallela” del 12 aprile: “Vi sono politici e figure pubbliche della Croazia che minimizzano la responsabilità dei perpetratori di questi fatti, glorificandoli o negando del tutto che questi crimini siano mai avvenuti. La storia di Jasenovac dimostra molto chiaramente quanto questa strada sia molto pericolosa. Il revisionismo storico non dovrebbe avere spazio nell’Europa di oggi. (…) Dobbiamo promuovere l’insegnamento della storia basandoci sulla verità, sul rispetto delle vittime e sull’aperto dialogo riguardante i crimini del passato.”

Un ulteriore segnale che forse assistiamo a un importante cambio di marcia potrebbe essere anche che la sera del 22 aprile, in prima serata, le due tv di stato di Serbia (RTS) e Croazia (HRT) , manderanno in onda il bellissimo docu-film “Dnevnik Diane Budisavljević” (Diario di Diana Budisavljević”). Una pellicola prodotta nel 2019 e vincitrice di numerosi festival, dedicata alla figura di una eroina dimenticata della Seconda guerra mondiale. Una donna di origine austriaca sposata a un medico di Zagabria di religione ortodossa che nell’autunno del 1941 decise, assieme ad amici e conoscenti, di avviare aiuti e azioni grazie ai quali furono salvati più di 10mila bambini serbi dal lager di Jasenovac.

 


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