Don Renzo Scapolo, parroco della solidarietà

5 maggio 2017

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Martedì 2 maggio si è spento a Como, alla soglia degli 83 anni, Don Renzo Scapolo, uno dei numerosi testimoni intervistati nel corso del Progetto Cercavamo la pace. Scapolo fu uno dei principali rappresentanti della mobilitazione di solidarietà di ispirazione cattolica durante le guerre jugoslave.

L’attività della sua organizzazione – Sprofondo – si concentrò soprattutto sugli aiuti concreti alla popolazione di Sarajevo, dove lui fu presente per 4 anni fra la fine del conflitto e i primi anni del dopo guerra.

Don Renzo Scapolo (foto La Provincia )

L'avevamo incontrato qualche anno fa nell'ambito della ricerca Cercavamo la Pace. Assieme a lui, i volontari dell'associazione Sprofondo si erano spesi affinché un pezzo di quell'esperienza potesse essere raccontata nel nostro progetto teso a ricostruire l'eredità di quell'esperienza. E la coesione di quel gruppo di volontari, vent'anni dopo, era una prima testimonianza della forza di quel lascito.

Don Scapolo ci raccontò della decisione di trasferirsi a Sarajevo nella primavera del 1995, in seguito ad alcuni primi viaggi di distribuzione di aiuti. Una scelta dettata dalla necessità di “stare in mezzo alla gente, di capirne i bisogni e di non farli sentire abbandonati”. Ci raccontò della sua esperienza, dei tanti progetti di sostegno avviati: la banca del lavoro, per favorire la collaborazione fra le famiglie del quartiere di Vraca nella ricostruzione delle proprie case; i programmi di adozione di bambini a distanza; il sostegno agli studenti tramite le borse di studio, la consegna di stufe e le molte altre attività che la sua presenza sul posto permettevano di individuare come necessarie. Tutti gli interventi venivano finanziati grazie alle donazioni dall'Italia, raccolte in una ventina di parrocchie del comasco e da oltre 4000 volontari in tutta Italia.

Ci raccontò di come per lui quella fosse "la guerra delle granate", arma che non lascia scampo ai civili. E proprio con una scheggia di granata esplosa durante il conflitto bosniaco, don Renzo aveva fatto costruire un crocefisso che ha portato al collo fino a quando l'abbiamo conosciuto. "Questo crocefisso è un ricordo della guerra, era di una granata che è caduta vicino alla chiesa di Mostar”. Perché lo spago colorato? Sono i 4 colori delle comunità religiose di Sarajevo".


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