Acropoli, chiuso per crisi

17 giugno 2012

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Sabato 16 giugno 2012. Le cinque di pomeriggio. Un gruppetto di turisti vocia di fronte al cancello d'entrata all'acropoli di Atene, il monumento più noto della capitale ellenica e icona della Grecia nel mondo. Il cancello però è chiuso, anche se la targa scintillante all'ingresso riporta che l'orario d'apertura è fino alle otto.

Uno dei turisti, un sudamericano col cappello a falde larghe e gli occhiali da sole, scuote la testa. “Ho fatto ottomila miglia per vederla. Ottomila miglia!” Dall'altra parte del cancello il custode, un signore brizzolato, sulla cinquantina, non si scompone. Parla lentamente, in un inglese scolastico, ma sicuro: “Da gennaio, causa crisi, hanno deciso che sabato e domenica si fa orario ridotto, solo fino alle tre. Così risparmiano sugli stipendi del personale”.  Naturalmente, in giro nessuna indicazione visibile della  summenzionata decisione.

“Tra l'altro”, aggiunge il custode, “sono molti di più i soldi persi con l'orario ridotto, che non quelli risparmiati di retribuzioni al personale. Con la crisi, in Grecia, s'è persa pure la ragione”. E poi aggiunge: “ormai sempre più gente tenta di offrirci soldi sottobanco, pur di poter entrare”.

Il sudamericano tace. Poi, all'improvviso, gli brillano gli occhi. “Forse domani, prima di andare in aeroporto, riusciamo a ripassare, anche se per poco...”. Il custode, però, lo interrompe. Parla sempre con voce pacata, quasi spiegasse qualcosa ad un bambino piccolo. “Domani è giornata elettorale. Siamo chiusi tutto il giorno”.


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