7 settembre 2023
Ucraina, Kherson, fotografa segue la guerra in Ucraina © Jose HERNANDEZ Camera 51 / Shutterstock

OBCT si unisce ad altre 23 organizzazioni della società civile per chiedere la fine dei crimini di guerra russi contro i giornalisti in Ucraina

Noi sottoscritti giornalisti, organizzazioni per la libertà di stampa e sindacati scriviamo questa dichiarazione per denunciare i crimini di guerra commessi dalla Federazione russa contro i giornalisti in Ucraina e per chiedere un'azione immediata perché i responsabili rispondano delle proprie azioni.

Prendere deliberatamente di mira i giornalisti, bombardare gli edifici dove lavorano e ricorrere a detenzioni arbitrarie e torture è una chiara violazione del diritto umanitario internazionale e della libertà di stampa. Esortiamo le autorità ad adottare misure efficaci contro queste gravi violazioni e fornire maggiore sostegno ai giornalisti in prima linea.
La Coalition For Women In Journalism e 23 organizzazioni sono allarmate dal continuo prendere di mira gli operatori dei media durante l’invasione russa dell’Ucraina. Il recente attacco missilistico  a Pokrovsk è un chiaro esempio di come le forze russe abbiano deliberatamente preso di mira i giornalisti, impiegando la strategia del “doppio tocco” per eliminare i soccorritori e i lavoratori dei media che hanno risposto al primo bombardamento. Anche se nessun giornalista è morto in questo attacco, è evidente che l'intenzione era quella di causare vittime di massa tra i civili e i media.
Il continuo e deliberato bombardamento di giornalisti che seguono la guerra in Ucraina costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e un crimine di guerra ai sensi dello Statuto di Roma e della Convenzione di Ginevra del 1949 sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra, nonché una violazione della Risoluzione 2222 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite sulla protezione dei giornalisti e degli operatori dei media nei conflitti armati. Anche gli attacchi indiscriminati, che non distinguono tra obiettivi militari e civili e colpiscono i giornalisti, sono vietati dal diritto internazionale umanitario. Nonostante questi chiari standard internazionali, le forze russe continuano a prendere di mira intenzionalmente i giornalisti, con l’obiettivo di intimidire la stampa e sopprimere la verità.

Il CFWIJ ha documentato l’uccisione di cinque giornaliste dall’inizio dell’invasione nel febbraio 2022. Le forze russe hanno bombardato e ucciso le giornaliste  Oksana Baulina Oksana Haidar Oleksandra Kuvshynova,  Victoria Amelina  e Vira Hyrych . La fotoreporter Anastasia Taylor-Lind  e la giornalista Yuliya Kiriyenko  sono rimaste ferite in attacchi missilistici. 

Anche Yevhenia Kytayiva e Anna Kudryavtseva  sono state bersaglio di missili russi ma sono riuscite a scampare illese all’attacco.
Secondo il CPJ, almeno  17 giornalisti sono stati uccisi in prima linea in Ucraina, tra cui Brent Renaud, giustiziato con un colpo alla testa.

Non è solo attraverso attacchi diretti alla vita dei giornalisti che le forze russe cercano di intimidire la stampa. Per mettere a tacere gli operatori dei media e le loro famiglie si fa uso anche di detenzioni, sparizioni forzate e procedimenti penali. Giornaliste come Iryna Levchenko Iryna Danylovych Iryna Dubchenko Lutfiye Zudiyeva  e Viktoria Roshchina  sono state detenute ingiustamente. Il padre della giornalista ucraina Svitlana Zalizetska  è stato arrestato come ritorsione per il suo lavoro.

La protezione della stampa durante la guerra è fondamentale per garantire una copertura trasparente e veritiera degli eventi. Se questo non succede, le organizzazioni pubbliche e internazionali competenti non possono mettere di fronte alle loro responsabilità coloro che detengono il potere.
Accogliamo con favore le accuse mosse dal procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan contro Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova per il rapimento di bambini ucraini. Esortiamo il procuratore della Corte penale internazionale ad adottare un approccio simile nei confronti della situazione dei giornalisti in Ucraina e ad indagare e incriminare i responsabili dei crimini di guerra contro di loro.

Invitiamo:

Il procuratore capo della Corte penale internazionale Karim Khan, a:

  • incriminare i funzionari russi che hanno commesso crimini di guerra contro i giornalisti;  
  • emettere un mandato di arresto per gli imputati;

La Corte penale internazionale, a:

  • garantire un processo equo contro i criminali di guerra;
  • garantire la partecipazione ed il supporto alle vittime;

Il Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione contro l'Ucraina, a:

  • in coordinamento con la squadra investigativa congiunta e i partner stranieri, indagare su tutti i crimini contro i giornalisti che seguono il conflitto;
  • raccogliere, documentare e analizzare le prove nel Core International Crimes Evidence Database (CICED);
  • garantire la disponibilità di prove documentate dei crimini contro i giornalisti per qualsiasi futuro tribunale speciale istituito per incriminare e perseguire i responsabili.

La CEDU, a:

  • esaminare ed esprimersi sui provvedimenti relativi alle violazioni della Convenzione presumibilmente commesse prima del ritiro della Russia dalla CEDU. Ai sensi dell’articolo 58 della Convenzione, la CEDU può esaminare le presunte violazioni della Convenzione commesse dalla Russia fino a quella data.

Volker Türk, Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, a:

  • collaborare con la CPI, condividendo informazioni e coordinando gli sforzi;
  • sostenere un'azione congiunta tra organismi internazionali per perseguire i responsabili.

Bujar Osmani, Presidente dell’OSCE, a:

  • impegnarsi in sforzi diplomatici, rilasciare dichiarazioni e condurre negoziati per affrontare il problema degli attacchi contro giornalisti e operatori dei media;
  • sollevare preoccupazioni attraverso piattaforme bilaterali e multilaterali per garantire l'identificazione delle responsabilità.

Il Consiglio d'Europa, a:

  • continuare a monitorare il rispetto degli obblighi in materia di diritti umani, in particolare per quanto riguarda la libertà di stampa e la protezione dei giornalisti.

 

Firmato

Coalition For Women In Journalism (CFWIJ)

Women In Journalism Institute, Canada

Alliance for Journalists’ Freedom

Article 19 Europe

Canadian Journalists for Free Expression (CJFE)

Canadian Journalism Forum on Violence and Trauma

Danish PEN

Danish Union of Journalists

Defend Democracy

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

European Federation of Journalists (EFJ)

Fair Vote UK

International Press Institute (IPI)

Journalists for Human Rights (JHR)

Justice for Journalists Foundation

Rory Peck Trust

‘NEVER AGAIN’ Association

OBC Transeuropa (OBCT)

Open Britain

Overseas Press Club of America

South East Europe Media Organisation (SEEMO)

The Daphne Caruana Galizia Foundation

The European Federation of Public Service Unions (EPSU)

Women Photograph

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.