Turchia, se il web viene oscurato

5 luglio 2019

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Quasi 246mila siti web sono attualmente bloccati in Turchia. Di questi, circa 55mila sono stati oscurati nel 2018. Il dato include anche 3300 link a notizie pubblicate da portali informativi online e piattaforme quali Wikipedia e Imgur.

Questo il quadro che emerge dal rapporto “Engelli Web 2018”, pubblicato dall’Associazione per la libertà di espressione (İFÖD) realizzato dal giurista e docente dell’Università Bilgi di Istanbul, Yaman Akdeniz, e dal ricercatore Ozan Güven. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con EngelliWeb, un’iniziativa della società civile avviata nel 2008 che fino al 2017 - anno in cui il sito stesso dell’iniziativa è stato bloccato - ha regolarmente pubblicato statistiche riguardanti i siti web oscurati in Turchia e le relative decisioni amministrative e dei tribunali.

Lo studio evidenzia che dal 2007 al dicembre 2018 il blocco ha interessato complessivamente 245.825 siti web, il cui accesso è stato negato in seguito a decisioni prese da 578 enti diversi, inclusi alcuni ministeri, l’Istituto per l’istruzione superiore (YSK) e persino la lotteria nazionale. Ma a primeggiare su tutti ci sono il Direttorato per le telecomunicazioni e le comunicazioni (Telekomünikasyon İletişim Başkanlığı - TİB) e l’Autorità per le comunicazioni e l’informazione (Bilgi Teknolojileri ve İletişim Kurumu - BTK). I due enti sono responsabili della chiusura di circa 229mila siti. Al terzo posto si collocano i tribunali che hanno deciso a favore del blocco di 11.879 siti.

Il report rileva che un simile quadro causa una forte autocensura da parte dei giornali online, che nella maggior parte dei casi hanno deciso di rimuovere dai loro portali gli articoli censurati. Un altro aspetto di cui si è occupata l’Associazione İFÖD riguarda le piattaforme social. In particolare sono stati analizzati 5099 ricorsi del tribunale dove si chiedeva la sospensione di 75mila 265 account Twitter inviati dalla Turchia alla direzione della piattaforma. Il rapporto puntualizza che Twitter ha accolto i ricorsi solo in 1979 casi, oscurando dalla Turchia o chiudendo altrettanti account.

Lo studio sottolinea inoltre che alla base dei blocchi si trova la Legge n. 5651, entrata in vigore 12 anni fa e le norme che negli anni successivi hanno continuato ad inasprire la censura su internet e le pratiche di bloccare l’accesso ai siti web. L’associazione prevede di pubblicare altri studi sulla censura a internet in turco e inglese, con cadenza trimestrale e annuale.


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