Turchia: confermate in appello 7 condanne nel processo Cumhuriyet

20 febbraio 2019

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Una di corte d’appello turca martedì scorso ha confermato nell’ambito del processo Cumhuriyet condanne per 13 persone, tra cui ex giornalisti e dirigenti del quotidiano turco. Il caso è stato considerato fin dall’inizio un tentativo di limitare la libertà di espressione di un giornale laico e critico nei confronti del governo turco.

Le condanne di primo grado erano state emesse lo scorso aprile per imputazioni quali “aver prestato aiuto ad un’organizzazione terroristica” e “aver fatto propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”. Quest’ultima è da intendersi come il movimento di Fethullah Gülen, che Ankara accusa di aver organizzato il tentato golpe del luglio 2016.Tutti gli accusati erano stati rilasciati nel corso degli ultimi mesi, mentre ora una buona parte dovrà ritornare dietro le sbarre.

Per 7 degli incriminati la pena carceraria è inferiore ai 5 anni ed è diventata definitiva. Le pene assegnate a Güray Öz, Hakan Kara, Mustafa Kemal Güngör, Emre İper e Bülent Utku, vanno dai 7 ai 20 mesi, in considerazione del periodo già trascorso in prigionia durante l’iter processuale.

Anche il vignettista Musa Kart dovrà tornare dietro le sbarre per un altro anno e 16 giorni. Resta libero il giornalista Kadri Gürsel perché il periodo di prigionia pregresso ha già compensato la condanna.
I ricorsi dei dirigenti Akın Atalay, Hikmet Çetinkaya, Orhan Erinç e dei giornalisti Murat Sabuncu, Aydın Engin e Ahmet Şık saranno invece valutati dalla Corte di Cassazione perché condannati a più di 5 anni di carcere.  
La decisione della corte d’appello su un caso basato su accuse legate essenzialmente alla linea editoriale del quotidiano ha suscitato numerose reazioni.

Harlem Désir, Rappresentante per le libertà dei media presso l'OSCE, ha affermato di essere “profondamente allarmato per la decisione della corte turca”.  “Avere opinioni contrastanti o fare informazione su questioni di pubblico interesse non deve essere criminalizzato. Mi appello al governo turco affinché riveda rapidamente il quadro legislativo che dà adito a simili illegittime condanne dei giornalisti, solo perché hanno fatto il loro lavoro”, ha aggiunto Désir.

Andrew Gardner, direttore del comparto strategie e ricerca di Amnesty International per la Turchia, ha invece commentato la decisione sottolineando che “le condanne che rimandano l’ex staff di Cumhuriyet in prigione dimostrano ancora una volta la modalità con cui i processi politicamente motivati e le dubbie decisioni dei tribunali sono automaticamente confermati da procedure di appello che sono altrettanto di parte”. Gardner ha aggiunto che questa realtà “dovrebbe allarmare chiunque abbia a cuore la libertà di espressione”.

Ricordiamo che  libertà dei media in Turchia è peggiorata notevolmente in seguito al tentato golpe del 2016 e che il paese registra oggi il triste record mondiale di giornalisti in carcere.


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