3 maggio 2023
Una protesta di giornalisti, associazione degli avvocati e sindacati in una manifestazione organizzata dall'Associazione dei giornalisti di Izmir il 21 giugno 2022 a Izmir, in Turchia © idiltoffolo/Shutterstock

Basandosi sui risultati di una missione che si è svolta lo scorso ottobre, sette organizzazioni internazionali tra cui OBCT raccontano in un comunicato congiunto le difficoltà, le violenze e i diritti negati del giornalismo in Turchia, evidenziato dal rapporto di IPI da oggi online

Mentre la Turchia si prepara alle elezioni presidenziali e parlamentari, alcuni gruppi per la libertà di stampa e per i diritti umani chiedono che chiunque formi il prossimo governo faccia dello smantellamento di un decennio di restrizioni alla libertà dei media una priorità centrale per il paese.

La profondità della crisi della libertà dei media che la Turchia deve affrontare è delineata nel rapporto dell'International Press Institute (IPI) "Turkey: Throttling the Media in Crucial Election year ", presentato in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa del 2023. Il rapporto si basa sui risultati della missione internazionale per la libertà dei media guidata da IPI lo scorso ottobre 2022. 

Secondo il rapporto: 

I giornalisti turchi stanno affrontando una tempesta di minacce fisiche, giudiziarie e normative progettate per mettere a tacere l'informazione indipendente e imbavagliare il dibattito pubblico.

L'approvazione della legge sulla disinformazione nel 2022 è stato l'ultimo sforzo per soggiogare lo spazio digitale e garantire che le piattaforme di social media si sottomettano a un ruolo di canali per la censura del governo, oppure resistano rischiando enormi sanzioni finanziarie e persino la loro chiusura nel paese.

Le istituzioni che regolano i media continuano a multare quelle testate che propongono una programmazione critica, mentre i tribunali continuano a perseguire i giornalisti. Nel frattempo, un'atmosfera tossica generata dall'ostilità politica nei confronti dei giornalisti e sostenuta da un’azione di polizia che picchia impunemente i giornalisti, ha creato una polveriera che in qualsiasi momento potrebbe tramutarsi in violenza e ulteriore repressione.

Dalla fine della missione, i giornalisti hanno maturato il timore di entrare in contrasto con la legge che criminalizza "disinformazione notizie false", vagamente definite come notizie destinate a istigare paura, panico, a mettere in pericolo la sicurezza, l'ordine pubblico o la salute della società. La legge getta le basi giuridiche per un'ampia censura delle informazioni online e la criminalizzazione dei giornalisti. Anche se ad oggi siamo a conoscenza solo di una manciata di casi in cui la legge è stata espressamente citata a giustificazione della detenzione di giornalisti, lo scorso febbraio, essa ha fornito la base legale per la restrizione di Twitter, inizialmente giustificata dal governo come necessaria per arginare la diffusione di notizie false in seguito al terremoto. Una forte reazione pubblica costrinse il governo ad una rapida inversione di marcia. 

Chiediamo al nuovo governo di abolire immediatamente la legge sulla disinformazione.

Nel corso del 2023, l’ente regolatore delle trasmissioni, RTÜK, ha continuato a emettere multe contro le emittenti indipendenti , su base quasi mensile, per aver criticato il governo. Queste prove hanno rafforzato le conclusioni del rapporto della missione, secondo cui il regolatore è stato mobilitato per mettere a tacere critiche legittime, e che ciò mina in modo cruciale il processo elettorale. 

Chiediamo al nuovo governo di garantire che tutte le autorità di regolamentazione dei media siano pienamente indipendenti dal governo e che operino senza pregiudizi e nel pieno rispetto della libertà dei media.

A partire dal 3 maggio 2022, il database Mapping Media Freedom ha registrato 34 aggressioni fisiche ad almeno 72 giornalisti. Questo livello inaccettabilmente elevato di violenza rafforza le preoccupazioni espresse nella relazione circa l'incapacità dei pubblici ministeri di punire adeguatamente coloro che perpetrano violenze contro i giornalisti, compresa la mancata responsabilizzazione di quegli agenti di polizia che aggrediscono i giornalisti.

Chiediamo al nuovo governo di riformare l'approccio delle autorità giudiziarie nei confronti della sicurezza dei giornalisti.

Le incursioni all'alba del 25 aprile a danno di media curdi e che hanno visto la detenzione di 10 giornalisti, cinque dei quali accusati di appartenenza a un'organizzazione illegale, sottolineano l'implacabile repressione affrontata dai giornalisti curdi. Il rapporto riporta l'incontro della missione a Diyarbakir con i giornalisti per discutere della loro situazione a seguito di raid simili nel giugno 2022 che hanno visto l'arresto di 20 giornalisti. 

Chiediamo al nuovo governo di porre fine alla repressione decennale del giornalismo curdo. 

La missione ha incontrato i rappresentanti della Corte costituzionale, che ha emesso alcune importanti sentenze. Tra queste, quella dell'agosto 2022, secondo cui i divieti, arbitrari e ripetuti, di affidamento di finanziamenti attraverso la pubblicità istituzionale da parte della Press Advertising Agency (BIK) a giornali indipendenti, violano la libertà di espressione e la libertà di stampa. Tuttavia, permangono grandi sfide sull'attuazione delle sue sentenze da parte dei tribunali di grado inferiore. I ritardi nell'affrontare importanti violazioni della libertà di espressione sottolineano che la giustizia ritardata corrisponde a giustizia negata.

Chiediamo al nuovo governo di rafforzare l'indipendenza e la capacità della Corte costituzionale di perseguire e accelerare la giustizia per i giornalisti e garantire che le sue sentenze, e quelle della Corte europea dei diritti dell'uomo, siano implementate dai tribunali di grado inferiore.

Il rapporto della missione rileva inoltre come, in queste condizioni, la sopravvivenza del giornalismo turco sia attribuibile ad individui coraggiosi dediti alla loro missione giornalistica, affiancati da reti di organizzazioni a livello nazionale e internazionale, pronte a sostenere i loro membri e colleghi ovunque possibile. Ciò è anche il risultato di una sete pubblica di notizie indipendenti e affidabili che non può essere placata. I giornalisti turchi hanno ancora un ruolo fondamentale da svolgere, in questo anno elettorale e nella costruzione di una forte società democratica a venire.

La missione è stata guidata dall'International Press Institute (IPI) e comprendeva Article 19, il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), il Centro europeo per la libertà di stampa e dei media (ECPMF), Reporter senza frontiere (RSF), Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (OBCT) e Amnesty International Turchia (AI). È stata organizzata come parte del progretto Media Freedom Rapid Response (MFRR).

Firmato da 

International Press Institute (IPI)

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

Committee to Protect Journalists (CPJ)

OBC Transeuropa (OBCT)

Reporters Without Borders (RSF)

Amnesty International Turkey (AI)

South East Europe Media Organisation (SEEMO)

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.