Paola Rosà 3 febbraio 2021
Lo staff di OBCT sostiene Erol

Insieme ad altre ong attive nella difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, OBCT fa sentire la sua voce in difesa del giornalista turco che in un nuovo processo rischia 14 anni di galera

Secondo le organizzazioni che hanno sottoscritto un appello e che ci hanno "messo la faccia" in un video collettivo, si tratta di vera e propria persecuzione giudiziaria ai danni dei giornalisti. Ad esserne vittima è stavolta Erol Önderoğlu, rappresentante di Reporters sans Frontières in Turchia.

Il nuovo processo che comincia oggi, 3 febbraio 2021, mette alla sbarra Erol per aver partecipato nel 2016 alla campagna di solidarietà con il giornale curdo Özgür Gündem che era stato chiuso dalle autorità. Insieme ad altri due imputati, inizialmente assolti, Erol affronta un nuovo processo di appello dopo che la terza Camera Penale di Istanbul ha cancellato l'assoluzione in primo grado.

L'accusa è di "propaganda di associazione terroristica", "incitamento a delinquere" e "apologia di reato", imputazioni che secondo la legislazione antiterrorismo e il codice penale turco comportano anche pene di 14 anni e mezzo di carcere.

"Erol ha sempre collaborato sul campo con i sindacati e le associazioni di giornalisti affiliate alla Federazione Europea dei Giornalisti in Turchia - afferma Ricardo Gutiérrez, segretario generale della EFJ - Secondo noi la persecuzione giudiziaria che sta affrontando ha lo scopo di intimidire tutti i giornalisti nel paese".

"Erol dovrebbe essere l'orgoglio della Turchia - aggiunge Christophe Deloire, segretario generale di Reporters sans Frontières che ha promosso la campagna di solidarietà - Nessun paese si può considerare una democrazia quando il suo governo e il suo sistema giudiziario combattono i difensori dei diritti umani in questo modo".

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.