Slovenia: si dimette il ministro degli interni Aleš Hojs

1 luglio 2020

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Il ministro degli interni Aleš Hojs e il direttore generale della polizia Anton Travner si sono dimessi ieri, martedì 30 giugno. E' la prima conseguenza delle indagini sugli illeciti nell'acquisto delle mascherine e di altro materiale protettivo partire due mesi fa.

A riscaldare ulteriormente quest'estate già calda è giunto lo scandalo delle mascherine che, dopo la bocciatura della mozione di sfiducia contro Počivalšek pareva caduto in secondo piano.

Invece, lo stesso ministro dell'Economia, che due mesi fa ha avuto il suo bel da fare per rispondere alle accuse di aver esercitato pressione su responsabili e impiegati dell'Ente per le scorte strategiche affinché privilegiassero determinate ditte private interessate ai contratti con i fornitori stranieri di materiale protettivo, è stato bersaglio di un nuovo blitz degli agenti della FBI slovena che hanno perquisito anche la sua casa a Podčetrtek, a ridosso del confine con la Croazia dove Počivalšek era a suo tempo direttore di un importante centro termale.

Per alcune ore Počivalšek è stato anche trattenuto in stato di fermo. Immediata la reazione del ministro degli Interni Hojs, fedelissimo del premier Janša, che si è detto all'oscuro dell'operazione dettata a suo avviso da motivi politici perché evidentemente le sostituzioni ai vertici della polizia e dell'Ufficio nazionale per le investigazioni non sono bastate a neutralizzare le vecchie strutture che controllerebbero l'apparato repressivo.

Hojs ha deciso di dimettersi denunciando la presenza di quello che ha chiamato "stato occulto". Gli ha fatto eco nel pomeriggio lo stesso Janša secondo il quale l'Ufficio nazionale, la procura speciale e la magistratura si regolano da tempo secondo le proprie simpatie politiche e le pressioni mediatiche e ad essere sotto tiro non sarebbero mai gli ambienti vicini alla sinistra.

Nel frattempo l'ufficio stampa della polizia ha comunicato che si è proceduto a una vasta operazione nelle aree di Lubiana, Celje e Capodistria per accertare i sospetti di danno all'erario. L'opposizione, ad eccezione del filogovernativo Partito nazionale di Zmago Jelinčič, chiede le dimissioni del governo al completo. L'ex premier Šarec ha detto tra l'altro che l'autonomia degli inquirenti è per i governanti una spina nel fianco, e comunque si impone a suo avviso il ricorso alle urne.

Anche la presidente ad interim dei Democratici sociali invita il premier Janša a dimettersi per consentire le elezioni anticipate. Alenka Bratušek, leader dell'omonimo partito tenterebbe prima la via della sfiducia costruttiva, ossia di una nuova maggioranza, magari con il Desus la cui presidente e ministro per l'agricoltura Aleksandra Pivec non si è sbottonata più di tanto. Era stato proprio il suo partito, assieme all'SMC a impedire le elezioni aderendo alla coalizione con Janša dopo le dimissioni del governo Šarec.

(Pubblicato originariamente da Radiocapodistria )


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