Per contenere il dilagante senso d'insicurezza tra i cittadini per la crisi finanziaria mondiale, in Serbia Banca centrale e governo si sforzano di infondere la calma. Aiutati dalle rassicurazioni provenienti dal convegno annuale di FMI e Banca Mondiale

24/10/2008 -  Anonymous User

di D.Boarov, 16 ottobre 2008, Vreme (titolo orig. Opasni višak sedativa)
Traduzione per Osservatorio Balcani: Maria Elena Franco
Dato che le banche sono le più sensibili ai fenomeni di massa della popolazione, è normale che il governatore della Banca centrale serba (NBS) Radovan Jelašić abbia iniziato a comparire quotidianamente sugli schermi e su tutti gli altri mezzi di comunicazione nazionali per affermare che: Il settore bancario in Serbia dispone di una quantità sufficiente di soldi per cui i cittadini non devono temere per i loro depositi in banca; il 40% dei 5,7 miliardi di euro di risparmi custoditi nelle banche serbe si trova nella NBS, in contanti oppure sotto forma di carte di valore riscuotibili; lo stato garantisce le condizioni di risparmio fino a 3000 euro (l'80% dei risparmi non supera tale livello); le banche serbe hanno un'ottima copertura di capitale, pari al 28%; le riserve valutarie nazionali di circa 10 miliardi di euro sono abbastanza alte e si trovano principalmente nelle banche centrali dei paesi esteri, al sicuro, non nelle loro banche d'investimento; la maggioranza delle banche serbe è collegata a quelle europee che, in base alla decisione dei 15 ministri delle Finanze dell'Ue, godranno di una garanzia, da un fondo per i prestiti interbancari di circa 2 miliardi di euro.

Il governatore Jelašić, bisogna ammetterlo, nelle scorse settimane non ha mai perso le staffe, nonostante negli ultimi dieci giorni, in quattro riprese, abbia dovuto iniettare in difesa del dinaro quasi 200 milioni di euro. Al governatore è ben noto che un rapido aumento del valore della moneta straniera provocherebbe un notevole nervosismo interno, oltre che confusione, benché il movimento del corso valutario, in teoria, non sia direttamente legato alla liquidità del sistema bancario.

Alla fine è risultato che tutto ciò che di recente, pubblicamente o nel suo entourage, si è rimproverato a Jelašić - di essere pedante nella politica monetaria tanto da, a quanto si dice, soffocare il nostro sviluppo, di esagerare con le cifre delle riserve obbligatorie bancarie (in particolare quelle in valuta) e, inoltre, qualificare in modo troppo rigido il rischio di determinati investimenti, di mantenere il valore del dinaro in modo artificiale e pagare interessi troppo alti per le carte della NSB, ecc. - tutto quello che, quindi, è stato attribuito alla sua "meschinità tecnica e da manuale" e "servilità verso i centri stranieri di potere pedante", ora, di fatto, si rivela positivo per il sistema finanziario nazionale. Per questo, forse, uno dei quotidiani economici serbi lo scorso martedì è uscito con il titolo: "L'economia ripone tutte le sue speranze in Jelašić".

Ciò nonostante, è normale che un numero significativo di risparmiatori si sia tuttavia recato agli sportelli per prelevare i propri soldi, e quando alcune banche hanno iniziato a tirar per le lunghe il pagamento del deposito e a "stabilire" i giorni in cui pagheranno quelli cosiddetti alti (in questione principalmente i depositi tra i 1000 e i 10.000 euro, che solo qui sono "alti"), in parte è scattato l'effetto dell'insicurezza dilagante.

Nel frattempo, l'11 e 12 ottobre scorsi, ha avuto luogo il convegno annuale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, a cui ha partecipato anche la delegazione serba, capeggiata dal vicepresidente del governo Božidar Đelić, insieme al ministro delle Finanze Diana Dragutinović e al governatore Radovan Jelašić. Il capo della delegazione ha sfruttato l'occasione per far in modo che da Washington arrivasse una rassicurazione per la popolazione in Serbia. Il tutto però è avvenuto in modo un po' troppo esagerato, sia per i toni elevati, sia per l'entità del tema.

In primo luogo, l'11 ottobre, Đelić ha affermato che la situazione finanziaria in Serbia è "decisamente più favorevole rispetto a molti altri paesi del mondo e della nostra regione", grazie ad una "cauta e forte politica monetaria, moderata e generale, che non produce conflitti, ma stabilità". Ha aggiunto poi una frase ad "effetto boomerang", dicendo che le riserve valutarie serbe sono "forti tanto quanto lo sono i più forti stati del mondo" (proprio nel momento in cui i più forti stati del mondo sono finanziariamente instabili).

Il giorno seguente, il 12 ottobre, Đelić ha dichiarato: "Sarà considerata anche la possibilità di una firma di un accordo annuale con il FMI" (la cui delegazione verrà in visita a Belgrado già il prossimo 28 ottobre), cosa che nei giorni successivi ha subito acceso vecchie discussioni a Belgrado, sull'insensata questione per cui sarebbe meglio per la Serbia se in questi tempi di crisi non fosse sola, ma fosse in qualche modo "controllata" da quest'istituzione globale", il cui pacchetto maggioritario appartiene "all'oligarchia finanziaria americana" (come si è espressa una docente universitaria).

In seguito, il 13 ottobre, il vicepresidente del governo ha informato l'opinione pubblica serba che sarebbe tornato dall'assemblea finanziaria mondiale con buone notizie per il Paese, perché finalmente è stato assicurato il credito della Banca Mondiale per la costruzione del Corridoio 10 per una cifra di 388 milioni di dollari, con la possibilità che in primavera aumenti di altri 200 milioni di dollari. A questo riguardo, Đelić ha riproposto la tesi per cui questa difficile situazione dà alla Serbia sicure possibilità di dimostrare che è meglio investire qui piuttosto che in altri stati, ma per questo motivo è necessario "governare in modo ancora più responsabile un Paese in cui si spende molto più di quanto si risparmia".

Senza contestare la regola secondo la quale i politici al potere non possono perdere la testa quando arriva la crisi e devono tranquillizzare una popolazione atterrita - soprattutto se hanno un'opposizione pronta a tutto e che ritiene che ogni crisi vada a suo favore, in particolare la crisi del capitalismo - vale la pena notare, tuttavia, che nemmeno un eccesso di sedativi ottimistici probabilmente non è utile nei giorni in cui si devono prendere a mente lucida e velocemente decisioni impopolari e di grande portata.


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