Nessuna riabilitazione per Milan Nedić

26 luglio 2018

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Le questioni legate alla Seconda guerra mondiale restano argomento di dibattito nei paesi post-jugoslavi, in diversi casi strumentalizzate all'interno dei processi revisionisti che si sono manifestati negli ultimi anni a Belgrado come a Zagabria o a Sarajevo.

È di oggi la notizia sul destino di uno dei principali protagonisti di quegli anni: Milan Nedić.

Milan Nedić non sarà riabilitato, questa è la decisione presa l'11 luglio dal Viši Sud (Alta corte) di Belgrado e comunicata oggi. La richiesta di riabilitazione era stata inoltrata dalla famiglia tre anni fa ed era volta al riconoscimento del fatto che Milan Nedić era stato “privato della libertà senza decisione amministrativa o giudiziaria, come vittima di persecuzione per ragioni politiche e ideologiche” e all'annullamento della revoca dei diritti civili e della confisca delle proprietà. Alla comunicazione da parte del tribunale farà seguito la pubblicazione del testo definitivo della decisione, alla quale potrà seguire una richiesta di appello.

Il generale Nedić, alla guida del governo collaborazionista in Serbia dopo l'occupazione del Regno di Jugoslavia da parte della Germania nazista e dell'Italia fascista dal 1941 al 1944, secondo la versione ufficiale si suicidò gettandosi dalla finestra del carcere di Belgrado dove era detenuto nel 1946. La notizia del procedimento aveva rinfocolato le polemiche nella regione, originate dalla riabilitazione di altre figure controverse della Seconda guerra mondiale, su tutte quella del leader del movimento cetnico Draža Mihailović nel 2015.


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