5 ottobre in Serbia, venti anni dopo

5 ottobre 2020

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Il 5 ottobre 2000 cadeva il regime di Slobodan Milošević. Fu un evento di portata storica che segnò la fine di un periodo buio per la Serbia e l'apertura a speranze di una nuova stagione.

A venti anni di distanza, le celebrazioni per questa data storica sono decisamente sotto tono.

I media serbi informano che, nonostante cada il ventennio della caduta di Milošević, nessun partito ha annunciato eventi o celebrazioni nella capitale, nemmeno quei partiti politici che parteciparono all’organizzazione delle manifestazioni dell’autunno di venti anni fa. Ci si limita a qualche piccolo dibattito pubblico, in giro per la Serbia, ad esempio nella città di Niš, dove si tiene l’evento “5 ottobre venti anno dopo”. Sono lontani i tempi in cui le radio annunciavano con tripudio la “liberazione” della propria emittente, “Buongiorno da Radio Politika liberata” annunciava il 6 ottobre la caporedattrice del programma informativo di Radio Politika. I giornali pubblicavano le foto delle ruspe in piazza, della folla davanti alla sede del parlamento federale.

Il quotidiano Danas, da sempre uno dei più progressisti e antiregime, questa mattina ha ripreso la foto pubblicata la mattina del 6 ottobre di venti anni fa con il titolo “La Serbia finalmente libera. Oltre un milione di persone ieri ha protestato a Belgrado e in Serbia”. La foto ritrae il palazzo del parlamento, il fumo nero che esce dall’edificio dato alle fiamme e la folla che lo circonda e lo tiene in scacco. Nella tarda serata del 5 ottobre 2000, dopo aver provato invano a far sedare le proteste dalla polizia coi lacrimogeni, Slobodan Milošević fu costretto a riconoscere la sconfitta elettorale delle presidenziali del 24 settembre dove si era imposto Vojislav Koštunica, all’epoca candidato della DOS (Opposizione democratica della Serbia), una coalizione di numerosi partiti e soggetti politici il cui intento era rovesciare il regime di Milošević.

Oggi, venti anni dopo, la DOS non esiste più da tempo, lo stesso Koštunica si è da anni ritirato dalla politica. Il premier riformista Zoran Đinđić, sul quale molti puntavano per cambiare il volto della Serbia, è stato ucciso il 12 marzo 2003.

Venti anni dopo il 5 ottobre, il presidente della Serbia è Aleksandar Vučić, all’epoca ministro dell’Informazione; la vicepresidente dell’allora governo federale era Maja Gojković, che fino alle scorse elezioni era la presidente del parlamento. Aleksandar Vulin, ex membro di rilievo del partito JUL della moglie di Milošević, Mira Marković, è oggi ministro della Difesa; mentre l’allora portavoce del partito di Milošević, l'SPS, Ivica Dačić è l’attuale ministro degli Esteri.

Slobodan Milošević è morto nel 2006 in carcere all’Aja in attesa di processo, mentre la sua consorte Mira Marković è deceduta lo scorso anno in Russia, dove era in esilio.

Non è un segreto che buona parte degli analisti abbia sempre interpretato come un fallimento gli esiti del 5 ottobre. In molti negli anni che sono seguiti hanno lamentato l’assenza di un 6 ottobre, a voler dire che il gesto di rovesciare un regime c’era stato ma non è stato fatto molto per capitalizzare quello storico rovesciamento. Sino ad arrivare al paradosso che molti degli sconfitti di quel 5 ottobre 2000 sono ora alla guida del paese.


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