Romania, fallisce il "referendum antigay"

8 ottobre 2018

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In Romania è fallito il referendum, organizzato su iniziativa della Coalizione per la Famiglia e appoggiato dalle chiese ortodossa, romano-cattolica e greco-cattolica, per vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Non è stato raggiunto il quorum del 30%: solo poco più del 20% degli aventi diritto si è recato alle urne. Il referendum mirava a rendere costituzionale il divieto di contrarre matrimoni tra persone dello stesso sesso, divieto peraltro già presente nel codice civile rumeno. La modifica proposta all'articolo 48 della Costituzione prevedeva il passaggio da matrimonio inteso come "unione tra coniugi", dell'attuale testo costituzionale, a "unione tra uomo e donna".

Incredibilmente il referendum non ha trovato l'opposizione del Partito social-democratico del paese, il cui leader, Liviu Dragnea, ha dichiarato che avrebbe votato "Sì" perché così “mi obbliga la mia educazione ortodossa di bambino di campagna, circondato dalla famiglia tradizionale.” La sua posizione è stata aspramente criticata dai socialdemocratici del Parlamento europeo perché non rispettosa degli ideali socialisti europei.

Nei giorni precedenti il referendum, diversi manifestanti si erano riuniti davanti al governo in segno di protesta.


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