Montenegro: stallo politico, manifestazioni, scontri e ritorno al punto di partenza

13 dicembre 2022

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Ieri in Montenegro i sostenitori del DPS di Milo Đukanović si sono radunati fin dal mattino davanti al palazzo del Parlamento. La situazione è rimasta tranquilla fino alla sera quando i manifestanti hanno lanciato torce infuocate e oggetti contundenti contro la polizia, che ha risposto con gas lacrimogeni. Un ingresso del Parlamento è stato leggermente danneggiato. La polizia ha dichiarato che gli aggressori erano mascherati. Due manifestanti sono stati portati al pronto soccorso, mentre nessun agente di polizia sarebbe rimasto ferito.

Screenshot dalla homepage del quotidiano montenegrino Vjiesti

Gli scontri sono avvenuti dopo che ieri il Parlamento ha nuovamente fallito l'elezione dei giudici della Corte costituzionale: nessuno dei quattro candidati ha ottenuto i 49 voti necessari (su 81), a causa del boicottaggio dell'opposizione guidata dal Partito Democratico dei Socialisti (DPS) di Milo Đukanović. L'Unione Europea e gli Stati Uniti pongono grande enfasi sulla formazione della Corte Costituzionale, essenziale per la convocazione di nuove elezioni.

La politica della sedia vuota scelta dal DPS sta quindi portando il Montenegro in una situazione di stallo. Lunedì il Parlamento ha nuovamente approvato gli emendamenti alla legge che riducono i poteri del Presidente della Repubblica. 41 deputati hanno votato a favore di questi emendamenti - quattro hanno votato contro: i parlamentari eletti tra le fila del Partito bosniaco (BS) e il deputato albanese Genci Nimanbegu. I membri del DPS, del Partito Socialdemocratico (SDP) e del SD non erano presenti in aula e hanno descritto gli emendamenti come un "colpo di stato costituzionale".

La crisi è iniziata all'inizio di novembre, quando Milo Đukanović si è rifiutato di affidare a Miodrag Lekić, pur sostenuto dalla maggioranza parlamentare, l'incarico di formare un nuovo governo. il primo novembre scorso allora la stessa maggioranza parlamentare ha adottato degli emendamenti alla legge elettorale volti a ridurre i poteri del Presidente del Montenegro in chiave di nomina del primo ministro. Milo Đukanović si è rifiutato di controfirmare gli emendamenti e li ha rinviati al Parlamento per un nuovo esame. Il Presidente in carica ha inoltre chiesto il parere della Commissione di Venezia, che ha raccomandato di non adottare le modifiche alla legge. Tuttavia, la Costituzione stabilisce che il Capo dello Stato è obbligato a promulgare la legge se questa viene approvata una seconda volta dal Parlamento. E la Corte costituzionale non si può pronunciare in merito perché non operativa a causa della mancata elezione dei giudici vacanti. Le ambasciate occidentali a Podgorica chiedono la ripresa urgente del dialogo in una situazione di drammatica impasse.

 

Link: Vijesti , Radio Free Europe , Le Courrier des Balkans


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