La magistratura montenegrina avvia un’indagine sugli ex manager della potente Banca commerciale. Un passo verso la tanto attesa lotta alla corruzione? In pochi ci credono. Molto più probabile un classico scontro tra due potenti famiglie: i Đukanović e i Perović

08/01/2013 -  Mustafa Canka Ulcinj

In Montenegro è ormai una regola che alla fine dell’anno la magistratura avvii un’indagine su un grande scandalo. E questa volta sotto la lente degli investigatori si sono trovati gli ex direttori della potente Banca commerciale montenegrina (CBK).

Gli ex manager sono accusati di aver concesso cinque ingenti finanziamenti senza garanzie, tra il 2005 e il 2009, eludendo le regolari procedure bancarie. Fatto che, secondo la magistratura, ha procurato un danno alla CKB per un valore di sette milioni di euro. Tutti gli accusati hanno rigettato le accuse aggiungendo che dimostreranno la propria innocenza nell’aula del tribunale.

Considerando che si tratta di personaggi in vista, l’opinione pubblica montenegrina ha interpretato l’avvio delle indagini soprattutto come segnale della prontezza del governo a dare la caccia ai cosiddetti pesci grossi. Ma quando il giudice istruttore ha rifiutato la richiesta di un mese di detenzione per gli accusati aggiungendo che “nell’accusa non c’è alcun rilevante elemento  penale”, si è capito che si trattava di qualcosa di diverso. Innanzitutto perché il principale accusato in questo procedimento è Milka Ljumović, sorella di Miodrag Perović, aspro critico del premier Milo Đukanović e proprietario del gruppo Vijesti, il più influente media del paese.

Aria di vendetta

Ecco perché gli analisti ritengono che l’avvio di queste indagini non sia altro che una sorta di vendetta, perché il quotidiano e la televisione Vijesti, durante tutto il 2012, hanno dimostrato l’implicazione della sorella del premier Đukanović, l’avvocato Ana Kolarević, in attività di corruzione relativa al processo di privatizzazione della Telekom montenegrina, peraltro vicende provate dalla magistratura americana.

Il redattore del settimanale indipendente Monitor, Zoran Radulović, sostiene che con il ritorno ad incarichi istituzionali il premier non fa che proseguire l’amministrazione del Montenegro secondo il vecchio modello, utilizzando come bastone la procuratrice Ranka Čarapić e la sua aiutante per la sezione della criminalità organizzata Đurđina Ivanović. “L’arresto dei manager della CKB rappresenta il tentativo di rispondere con le solite modalità alle sfide che una parte dei media indipendenti hanno lanciato al potere. ‘Anche tu hai una sorella’, è il messaggio che attraverso Čarapić e Ivanović, Đukanović invia a tutti quelli che osano chiedere conto della giustizia, della libertà e dei suoi affari. E la ventennale esperienza di esercizio del potere dell’attuale premier ci insegna che questa storia è solo al suo inizio”, afferma Radulović.

Il giornalista di Monitor aggiunge che sarebbe stato molto meglio se Đukanović avesse chiesto informazioni in merito all'amministrazione della CKB ai suoi cugini e padrini che grazie alle azioni della CKB hanno guadagnato milioni di euro o hanno ottenuto finanziamenti per decine di milioni di euro.

È importante ricordare che prima della vendita alla banca ungherese OTP, la CKB in Montenegro copriva oltre la metà del mercato, aveva quindi una sorta di monopolio sul mercato monetario montenegrino. La CKB ha anche generosamente finanziato lo stato e le sue aziende, tanto che è probabile nel caso questo processo proseguisse che si apra un Vaso di Pandora e si scoprano i legami tra denaro, politica e media.

Prima e seconda famiglia

Nebojša Medojević, uno dei leader del Fronte democratico (DF), ha dichiarato che è importante che l’arresto dei manager della CKB non si trasformi in un'azione contro chi critica il potere: “Qui si nota una selettività, perché se si deve pur partire da qualche parte, allora bisogna partire dalla Prva banka, che è di proprietà della famiglia Đukanović. È importante che questa faccenda non venga usata come compenso per il procuratore contro i suoi critici, occorre evitare la selettività a qualsiasi costo”, conclude Medojević.

Tutto ciò accade proprio nel momento in cui il Montenegro è in attesa di aprire con l’UE i capitoli negoziali più importanti, il 23 e il 24, quelli cioè che si riferiscono a stato di diritto, corruzione e criminalità organizzata. Il capo delegazione dell’UE a Podgorica Mitja Drobnič ha suggerito ai funzionari montenegrini: “A noi non interessa quanto è stato fatto, bensì quanto ancora è da fare. Il processo alla fine deve concludersi con l’adempimento di tutti i criteri. Pertanto, questo è l’obiettivo finale e non ci saranno concessioni. L’UE sarà molto severa”.

Ecco perché il Montenegro entra in un periodo molto interessante, contrassegnato dalle sfide maggiori con cui il paese oggi è chiamato a confrontarsi lungo il suo cammino europeo, cioè la corruzione e la criminalità organizzata. Intanto una certezza per il 2013 sembra essere lo scontro tra i Đukanović, la cosiddetta “prima famiglia” del Montenegro e i Perović, la “seconda famiglia”.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa


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