La Apple, il Kosovo e le mappe geografiche

3 agosto 2020

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Una “ferita dolorosa per i nostri cittadini” e “un insulto per il nostro stato”. Sono parole pesanti quelle con cui la ministra degli Esteri kosovara Meliza Haradinaj si è rivolta nei giorni scorsi alla compagnia americana Apple Inc., attraverso una lettera ufficiale riportata interamente sul suo profilo Twitter .

La colpa della Apple è quella di non aver “aggiornato” le mappe del proprio database: nella rappresentazione geografica dell'Europa sud-orientale, il Kosovo è infatti separato dalla Serbia – da cui ha dichiarato l'indipendenza nel febbraio 2008 – solo da una sottile demarcazione amministrativa e non dal più robusto segno tratteggiato che indica i confini tra stati.

Nella lettera, diretta al CEO dell'azienda Tim Cook, la Haradinaj elenca i motivi per cui la Apple dovrebbe quanto prima “allineare la propria rappresentazione del Kosovo secondo la nuova realtà politica, storica e legale”, tra cui la menzionata dichiarazione d'indipendenza, il riconoscimento ricevuto “da oltre due terzi dei paesi al mondo” (in realtà il numero si aggira attualmente intorno al 50% dei membri ONU) e non da ultimo, il fatto che Linkedln, Twitter, Facebook e Spotify “rappresentano già il Kosovo come uno stato indipendente”.

A prescindere dai toni e dalla fondatezza delle argomentazioni, che verranno con tutta probabilità sposate con entusiasmo o rigettate con sdegno dalle parti in causa, la missiva della Haradinaj sottolinea – anche nelle questioni diplomatiche – il crescente peso assunto in questi anni dalle grandi compagnie multinazionali citate nel documento.

La battaglia simbolica tra Pristina e Belgrado per il riconoscimento o contro di esso non si ferma più alle cancellerie e alle sedi delle grandi organizzazioni internazionali, ma bussa alle porte di società private che, visto il loro enorme impatto sul pubblico globale, contano oggi molto di più dell'appoggio di questo o quello stato nazionale.

La questione in realtà era stata sollevata venerdì 17 luglio dalla petizione “Put Kosovo on Apple Maps ”, che in due settimane ha raccolto circa 185mila firme. Un risultato in parte dovuto anche all'attenzione garantita da roventi polemiche seguite all'appoggio alla raccolta di firme arrivato dalle pop-star britanniche di origine kosovara Rita Ora e Dua Lipa.

È stata soprattutto quest'ultima a scatenare le reazioni sui social media, dopo aver postato un tweet con la controversa bandiera dell'“Albania etnica”  – completa dei profili dei “padri fondatori albanesi” Ismail Qemali e Isa Boletini e della scritta “Autoctono”. Lo stesso vessillo aveva arroventato gli animi già nel 2014, sventolato dall'alto di un drone sullo stadio di Belgrado durante la partita Serbia – Albania, terminata prematuramente a causa dei disordini scoppiati in campo e fuori.

Il tweet incriminato, naturalmente, ha fatto da enorme cassa di risonanza alla questione (la stessa cantante, in un tweet successivo ha scritto che “ogni volta che posto qualcosa sul Kosovo, il mio feed impazzisce”) riaprendo tra gli specialisti e non il dibattito sull'uso di simboli e miti nazionalisti e sul ruolo delle diaspore e delle celebrità nell'alzare o abbassare i toni dello scontro.

Nel frattempo, dopo il naufragio dell'iniziativa diplomatica voluta dal presidente USA Donald Trump, e col rinnovato impegno della diplomazia europea, il processo negoziale tra Serbia e Kosovo è faticosamente ripartito. Chissà se nel quartier generale della Apple, che per il momento ha mantenuto un prudente silenzio, decideranno di aspettarne gli esiti o sceglieranno invece di prendere posizione, con la prospettiva di scontentare inevitabilmente almeno parte dei propri clienti.


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