Uno dei ponti sul fiume Ibar, Mitrovica

Almeno 22 morti e 500 feriti. E' il bilancio drammatico degli scontri in atto da ieri in Kossovo. Iniziati a Kosovska Mitrovica, dove ieri mattina migliaia di albanesi e serbi si sono scontrati, si sono presto allargati ad altre zone della provincia.

18/03/2004 -  Davide Sighele

La scintilla è stata la morte per annegamento di tre bambini albanesi, costretti, secondo la prima versione fornita da uno dei sopravvissuti, a lanciarsi nel fiume Ibar da ragazzini serbi che li inseguivano con dei cani. Versione poi smentita dall'UNMIK nella notte.
A Mitrovica sono stati coinvolti negli scontri anche soldati francesi della KFOR, la forza di pace a guida NATO. 12 soldati sarebbero rimasti feriti, uno in modo grave, da schegge di una granata.
Gli incidenti sono scoppiati quando i manifestanti albanesi che si erano radunati nella parte meridionale di Kosovska Mitrovica hanno tentato di assaltare il ponte sul fiume Ibar che conduce alla parte nord della città abitata da serbi. I soldati della Kfor (forza di pace a guida Nato) hanno tentato di disperdere la folla sparando gas lacrimogeni.
Nel frattempo dall'altra parte del ponte si erano radunati manifestanti serbi, che a loro volta hanno tentato l'assalto al ponte. Testimoni oculari avrebbero poi riferito all'ANSA di aver sentito una forte esplosione e poi raffiche di spari.
Gli scontri si sono poi allargati anche a Caglavica, nei sobborghi di Pristina. Sono state fatte saltare anche due macchine dell'UNMIK, amministrazione ONU della Provincia.
"La tensione era già alta nei giorni scorsi a Caglavica" affermava ieri ad Osservatorio Marco Bruccoleri di ICS-Pristina "in seguito al ferimento, con un colpo d'arma da fuoco, di un ragazzo serbo. I serbi della zona per protesta avevano bloccato la strada che collega Skopje a Pristina. Purtroppo ogni incidente, come quello accaduto ieri a Mitrovica, viene pericolosamente strumentalizzato da chi cerca lo scontro tra le due comunità. E questo accade spesso all'indomani di prove di dialogo tra Pristina e Belgrado".
Da ieri lo scenario non ha fatto che peggiorare. Nel pomeriggio si sono verificati scontri anche a Gjilane, Kossovo occidentale, dove alcune case serbe sarebbero state bruciate e Pec/Peja, città anch'essa situata nell'ovest della Provincia, e dove tra l'altro ha il proprio quartier generale il contingente italiano della KFOR, dove l'ANSA riporta vi sia stato un morto. Si tratterebbe di un'appartenente alla comunità albanese.
Fabrizio Bettini, volontario dell'Operazione Colomba, che fin dalla fine degli anni '90 si occupa di progetti di riconciliazione tra le due comunità, contattato dall'Osservatorio sui Balcani, ha affermato che tutti gli internazionali a Pec/Peja sono stati invitati a restare in casa. "Le strade sono bloccate. Sono in contatto anche con l'enclave serba di Gorazdevac, nella quale risiedono circa mille persone. Sino ad ora la situazione è tranquilla ma c'è molta paura".
Scontri tra manifestanti albanesi e serbi sono in corso questa mattina anche nella cittadina di Obiliq, non distante da Pristina, nel Kosovo centrale: lo hanno detto all'Ansa fonti militari. Nella notte inoltre a Pristina, gli albanesi hanno assediato un quartiere della città abitato da serbi, contro il quale hanno lanciato persino bombe a mano. E poi hanno bruciato numerosi mezzi della polizia Onu.

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