Una locandina del Trieste film festival

Una locandina del Trieste film festival

Parte venerdì 19 gennaio l'appuntamento con il cinema dell'est a Trieste. Ci sarà anche OBCT, che interverrà per premiare uno dei documentari in concorso

18/01/2018 -  Nicola Falcinella

Film Revolution è lo slogan del 29° Trieste Film Festival in programma dal 19 al 28 gennaio. Il primo festival dell'anno, nonché il maggiore in Italia dedicato al cinema dell'Europa centrale e orientale, si presenta con un programma come sempre ricco e variegato, con film da scoprire e riscoprire. Persa la capiente e funzionale Sala Tripcovich per assurda e autolesionista scelta dell'amministrazione comunale, il TsFF utilizzerà lo storico Teatro Rossetti e il Teatro Miela, punto fermo dei festival e del cinema d'autore a Trieste.

L'apertura è con una serata unica che mette insieme musica e politica. In programma “Sympathy For The Devil” (1968) di Jean-Luc Godard, dieci piani sequenza, metà sui Rolling Stones che registrano il loro celeberrimo brano, le altre sulla rivoluzione che non decolla. La proiezione inaugura la rassegna “Rebels 68. East 'n' West Revolution” che sarà divisa in due parti: occidentale (con film come “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio o “Blow Up” di Michelangelo Antonioni) e d'oltre cortina con una collezione di tesori, pietre miliari del cinema dei paesi dell'est Europa realizzate in quell'anno tumultuoso: “Oratorium pro Prahu – Oratorio per Praga” del ceco Jan Nemec, “Reconstituirea – La ricostruzione” del romeno Lucian Pintilie, “Agitatorok – Agitatori” dell'ungherese Dezso Magyar, “Lipanjska gibanja – Agitazione di giugno” e “Rani radovi – Prime opere” del serbo Želimir Žilnik, “Sweet Movie” dell'altro serbo Dušan Makavejev e il documentario “Generacija '68” (2016) del croato Nenad Puhovski.

Il cuore della manifestazione sarà come sempre costituito dai concorsi, contornati da sezioni collaterali, mostre e sempre più iniziative parallele, per i curiosi, i cinefili, gli studenti e gli addetti ai lavori. I film nel concorso lungometraggi sono nove, con una prevalenza di opere prime: “Breaking News – Edizione straordinaria” della romena Iulia Rugina, “Kratki Izlet – Una breve gita” del croato Igor Bezinović, “Soldatii. Poveste din Ferentari – Soldati. Una storia da Ferentari” della serba che lavora in Romania Ivana Mladenović e “Zgoda – Riconciliazione” del polacco Maciej Sobieszczanski. Ci sono poi “Dita zë fill – Le prime ore del giorno” dell'albanese Fatmir Koci, “Aritmija” del russo Boris Chlebnikov, “Frost – Gelo” del lituano Sharunas Bartas oltre a “Rudar – Il minatore” della slovena Hanna Slak.

Tra gli eventi speciali da menzionare il restauro del corto “Bora su Trieste” (1953) di Gianni Alberto Vitrotti e il documentario “L'altrove più vicino. Un viaggio in Slovenia” di Elisabetta Sgarbi. Dal concorso di Cannes dello scorso anno, dove era una delle opere più potenti, arriva “Krotkaia – Una creatura gentile” dell'ucraino Sergei Loznitsa, cui Trieste ha già dedicato una retrospettiva. Ancora l'energico “Djam” di Tony Gatlif tra Grecia e Turchia, “Western” della tedesca Valeska Grisebach girato in Bulgaria e “Jupiter's Moon – La Luna di Giove” dell'ungherese Kornel Mondruczo, che parla di migranti in maniera un po' ambigua.

Da segnalare “Non ne parliamo di questa guerra” di Fredo Valla su disertori e ammutinati, rivolte e decimazioni nell'esercito italiano durante la Prima guerra mondiale, un aspetto poco taciuto di quelle vicende. E ancora “The Prince and Dybbuk – Il principe e Dybbuk” dei polacchi Elwira Niewiera e Piotr Rosolowski.

Sarà proposto anche “A Ciambra” di Jonas Carpignano, che riceverà il premio del sindacato critici cinematografici quale miglior film italiano dell'anno appena trascorso.

Molto interessante si annuncia il concorso documentari con altri nove titoli. C'è “Druga strana svega” della serba Mila Turajlić (affermatasi con il bel “Cinema Komunisto”), con gli sloveni “Družina – The Family” di Rok Biček e “Playing Men” di Matjaž Ivanišin, dei quali abbiamo già scritto. Altri autori di peso sono il romeno Radu Jude con “Tara moarta – La nazione morta” e la ceca Helena Trestikova con “Strnadovi – Storia di un matrimonio”. La polacca Marta Prus con “Over The Limit – Oltre il limite” cercherà di bissare la vittoria della sua connazionale Anna Zamecka con “Communion” lo scorso anno. Completano la selezione “Ouale lui Tarzan – I testicoli di Tarzan” del romeno Alexandru Solomon, “Wonderful Losers: A Different World” del lituano Arunas Matelis e “Ultra” dell'ungherese Balsz Simonyi.

Ancora da ricordare il concorso cortometraggi con 15 opere provenienti da quasi tutti i paesi dell'area e un programma di animazione.

La sezione “Art and Sound” comprende cinque lavori come “Glasnije od oružja – Più forte delle armi” del croato Miroslav Sikavica, il russo “Ja Gagarin – Io sono Gagarin” di Olga Darfy e “Hansa Studios da Bowie agli U2 – La musica ai tempi del muro” di Mike Christie.

Non può mancare il Premio Corso Salani con in lizza cinque film italiani ancora in attesa di distribuzione.

Infine è molto interessante la sezione “Made in Kurdistan” che riunisce quattro lavori: spiccano “Meteorlar - Meteore” di Gurcan Keltek e “A Flag Without A Country” del noto iraniano Bahman Ghobadi (“Il tempo dei cavalli ubriachi”), poi “Gozyasina yer yok – Non c'è posto per le lacrime” di Reyan Tuvi e “Filles du feu – Figlie del fuoco” di Stéphane Breton sulle donne guerrigliere.


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