L'impatto psicologico dell'isolamento

27 marzo 2020

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Accomuna noi a molti cittadini del sud-est Europa: l'isolamento in casa, la quarantena: il tempo si dilata, le giornate si susseguono identiche l’una all’altra mentre montano inesorabili apprensione, ansia, e irrequietezza.

Se all’inizio c’era speranza, con l’hashtag #andratuttobene che inondava i social network, ora serpeggia nella società un sentimento di rassegnazione mista a smarrimento e paura.

Nessuno ha davvero idea di come e quando la situazione verrà normalizzata. L’unica certezza che abbiamo è che quando sarà finita, una volta che il virus verrà debellato, si dovrà trovare un rimedio a tutti i danni indiretti che la pandemia e le misure prese per contrastarla avranno causato. E non solo quelli economici, ma anche quelli psicologici e sociali. La quarantena è un sacrificio, per tutti, e se è dura per le persone sane che la vivono in compagnia dei familiari, è ancora peggio per chi vive in solitudine, o per chi ha fragilità psicologiche se non vere e proprie patologie psichiatriche

In Italia, secondo Istat , ci sono più di 2.8 milioni di persone sopra i 15 anni (più 1 italiano su 20, il 5,8% della popolazione) che soffrono di depressione. Altri ancora sono schizofrenici, soffrono di disturbi bipolari, dissociativi o altre patologie. L’emergenza coronavirus rischia di esacerbare questa situazione.

Non è una questione secondaria. Secondo uno studio scientifico dello scorso febbraio sull’impatto psicologico della quarantena, i danni causati dall’isolamento possono protrarsi per un lungo periodo, anche anni, e avere ripercussioni fisiche attraverso la somatizzazione dello stress, o l’assunzione di sostanze che creano dipendenza. E questi danni vengono amplificati nel caso di una comunicazione poco chiara, da politiche confuse, dall'indefinitezza delle misure e della loro durata.

Le ripercussioni del disagio psicologico già si iniziano a notare. I primi suicidi sono raccontati anedotticamente, come quelli delle infermiere di Jesolo o di Monza che si sono tolte la vita negli scorsi giorni per il troppo stress, la paura di infettarsi o di essere vettori di infezione. Il professor Maurizio Pompili, psichiatra e suicidologo, ha lanciato qualche giorno fa l’allarme per cui verosimilmente vedremo un impennarsi dei tentativi di suicidio. Nel frattempo, a Torino sono aumentati vertiginosamente i TSO , causati da un innaturale aumento dell’aggressività; le associazioni in difesa delle donne invece denunciano un crollo delle telefonate di denuncia - verosimilmente non perché i compagni sono diventati meno violenti ma perché lasciano loro ancora meno libertà essendo rinchiusi in casa con loro.

In questo contesto varie associazioni di medici e psicologi hanno istituito numeri di assistenza per cercare di dare un contatto umano e del supporto a quelle persone che necessitano di aiuto, ma l’assistenza concreta è riservata solo ai casi più gravi.

Per quanto sia comprensibile che nelle prime fasi dell’emergenza si dia priorità al virus e a contenere la pandemia, non è possibile lasciare in balia degli eventi, a tempo indeterminato, persone che hanno problemi reali e diagnosticati, al netto dello stigma sociale che c’è attorno alle malattie psichiatriche. Più a lungo si attenderà più le ripercussioni saranno gravi e durature.


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