Cento anni fa bruciava il Narodni Dom

13 luglio 2020

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È passato un secolo dall’incendio del Narodni dom di Trieste, principale centro culturale di sloveni e croati in città, attaccato da fascisti e nazionalisti italiani insieme ad altri simboli e personalità della comunità slava triestina.

Oggi si incontreranno il presidente italiano Sergio Mattarella e il collega Sloveno Borut Pahor, con l’obiettivo di restituire l’edificio alle associazioni della minoranza slovena in città. Una giornata che ricorda in qualche modo quel 13 luglio 2010, quando a Trieste si ritrovarono Giorgio Napolitano, Ivo Josipović e Danilo Türk.

I due presidenti si recheranno inoltre a rendere omaggio a due luoghi simbolici nel paese di Basovizza, il pozzo minerario divenuto principale luogo della memoria delle foibe e il cippo dedicato ai quattro antifascisti (tre sloveni e un croato) fucilati in quel luogo nel 1930 su sentenza del Tribunale speciale fascista. Verrà quindi consegnata un’onorificenza allo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor, che con in suoi 107 anni resta l’unico testimone oculare di quel 13 luglio 1920. La giornata proseguirà quindi con la  firma del protocollo di intesa sulla restituzione del Narodni dom.

L’opportunità è stata tuttavia occasione di veti incrociati, compromessi e aperti contrasti espressi nell’ambito di diverse realtà. Da una parte, in Slovenia sono emersi malumori per la scelta di associare la questione delle foibe alla commemorazione del Narodni dom, dall’altra si sono registrate le contestazioni da parte di alcune associazioni di esuli e di gruppi di estrema destra per il riconoscimento dei quattro giovani fucilati, considerati “terroristi”.

Nel frattempo, un maggiore approfondimento sul contesto e sui significati dei fatti del 13 luglio 1920 è offerto da un evento organizzato dalla Fondazione Feltrinelli:, presso il teatro Miela di Trieste e in diretta web


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