Paola Rosà 13 maggio 2020
(© wellphoto/Shutterstock)

Davanti alla Corte Costituzionale il governo italiano fa marcia indietro sulla riforma della diffamazione, e la mossa sconcerta le organizzazioni europee che si occupano di libertà di stampa. Il consorzio Media Freedom Rapid Response di cui OBCT fa parte si sta muovendo in vista della sentenza della Consulta prevista per il 9 giugno

Nell'ambito della sua attività sulla libertà di stampa in Europa, OBCT sta partecipando con il consorzio MFRR ad approfondimenti e analisi della situazione italiana, sotto i riflettori dei partner europei in vista di una "mission", virtuale ma concreta nelle potenzialità di intervento. Si stanno organizzando una serie di incontri online per far conoscere ai partner europei i diretti protagonisti, in modo che iniziative future come campagne, interviste e appelli, siano condivise nella progettazione.

Tra gli episodi che più hanno allarmato i partner del consorzio, oltre alle aggressioni a singoli giornalisti, attentati e minacce subite da giornalisti in Italia, figura il recente "sgambetto" del governo Conte di fronte alla Corte Costituzionale dove si sta deliberando sulla legittimità costituzionale del carcere per i giornalisti condannati per diffamazione.

La questione occupa giornalisti e istituzioni da decenni, e anche due condanne dell'Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo confermano che la pena del carcere è considerata lesiva della libertà di espressione. Anche in questa legislatura le premesse sembravano positive, con diversi disegni di legge depositati in Parlamento che prevedevano di riformare sia la legge sulla stampa del 1948 sia il codice penale, sostituendo il carcere con pene pecuniarie.

Ma la sorpresa è arrivata a fine marzo, quando il governo ha depositato un memorandum che invece sostiene di voler mantenere lo status quo.

Lo sconcerto delle organizzazioni dei giornalisti è forte, anche perché si tratta della prima volta nella storia in cui l'Ordine dei giornalisti era stato chiamato a comparire dinanzi alla Corte Costituzionale in una vicenda che, oltre a riguardare i fondamenti della professione giornalistica, interessa da anni Consiglio d'Europa, Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e organizzazioni che si occupano di diritti umani e di libertà di stampa. Per la prima volta, i giornalisti avrebbero potuto perorare la loro causa in una sede tanto prestigiosa. E in quella sede, si trovano ora ad affrontare come controparte il governo Conte.
La vicenda è stata approfondita dai partner del consorzio MFRR che con la collaborazione di OBCT ha pubblicato un "alert" (segnalazione) sulla piattaforma di Mapping Media Freedom.

Questo il testo in italiano:

"Alla fine di marzo l'Avvocatura dello Stato ha presentato un memorandum alla Corte Costituzionale su mandato del governo che segnala l'intenzione di mantenere la pena del carcere per giornalisti condannati per diffamazione. La pena attuale può arrivare a 6 anni. Per decenni i giornalisti italiani hanno chiesto di adeguarsi ad altri paesi europei riformando la legislazione in modo da abolire la pena carceraria per la diffamazione. Negli anni scorsi numerose proposte di legge presentate in parlamento avevano fatto credere che ci fossero intenzioni serie di riformare la materia, ma il recente memorandum dell'Avvocatura di stato ha tolto ogni speranza di riforma, portando le organizzazioni di categoria alla frustrazione. L'Ordine dei giornalisti e l'associazione Ossigeno per l'Informazione hanno condannato il gesto, obiettando che mantenere l'attuale legislazione danneggia la libertà dei media e porta i giornalisti all'autocensura. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia due volte per violazione dell'articolo 10 (libertà di espressione) della Convenzione europea dei diritti umani. Una decisione da parte della Corte Costituzionale è attesa per il 9 giugno. Inizialmente era attesa per il mese di aprile, a porte chiuse per l'emergenza coronavirus, ma è stata rinviata per l'opposizione dell'ordine dei giornalisti. Ora l'udienza sarà pubblica, trasmessa in streaming e registrata. L'ordine dei giornalisti si è opposto alla decisione del governo e davanti alla Corte si opporrà al memorandum. Il presidente Carlo Verna ha richiesto un incontro urgente con il governo da tenersi prima del 9 giugno. Verna aveva già chiesto spiegazioni al primo ministro Giuseppe Conte per chiarire l'insistenza del governo a mantenere la pena del carcere, ma non aveva ottenuto alcuna risposta".

La reazione dei partner europei del consorzio MFRR è di sconcerto e di disponibilità al sostegno dei giornalisti italiani.

E per il 9 giugno si prepara un'azione concertata a livello europeo.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.