Incendio nella regione dell'Evros - © Eleni Saitanidi/Shutterstock

Incendio nella regione dell'Evros - © Eleni Saitanidi/Shutterstock

La regione greca dell’Evros, devastata la scorsa estate dagli incendi, è anche il confine esterno dell’UE: forte la tentazione di scaricare la responsabilità del fuoco sui migranti che l’attraversano. Gli esperti però, fanno notare le responsabilità delle istituzioni elleniche

11/01/2024 -  Mary Drosopoulos Alexandroupolis

Quasi quattro mesi dopo i devastanti incendi di Evros, il governo greco si scaglia contro i due fattori proclamati le cause principali di questo disastro senza precedenti: il cambiamento climatico e l’immigrazione irregolare.

Nel frattempo, i risultati delle autopsie post-incendio nella regione colpita raccontano una storia diversa, rivelando da un lato carenze nella prevenzione e gestione dei disastri naturali e dall’altro l'infondatezza delle accuse di incendio doloso contro i richiedenti asilo che attraversano il confine.

“Sceriffi autoproclamati”

“Sceriffi autoproclamati” e “cacciatori di taglie guidati da motivazioni razziste”. Così Triantafyllia Papageorgiou, sostituto procuratore di Alessandropoli, ha definito nella sentenza del 12 dicembre 2023 i tre uomini del posto arrestati l'estate scorsa a Evros per il rapimento di 13 migranti (8 siriani e 5 di origine pakistana).

Nell’agosto del 2023, durante i giorni da incubo in cui nella regione imperversavano gli incendi estremi, i tre autori del reato (due greci e un albanese, tutti residenti a Evros) erano convinti che i migranti avessero attraversato il confine greco-turco “con lo scopo di appiccare incendi”.

I “Rambo” nazionalisti, che pattugliavano la zona alla ricerca di “intrusi”, non hanno solo rapito, ma anche ridicolizzato i migranti filmandoli mentre erano ingabbiati nel retro di un camion.

Nel video pubblicato con orgoglio sui social media, uno dei tre parla di "25 pezzi caricati nel rimorchio" ed esorta la gente del posto ad "auto-organizzarsi e andare a prenderli prima che ci brucino tutti".

Il pubblico ministero che ha esaminato il caso ha chiesto l'archiviazione di tutte le accuse di incendio doloso contro i migranti, parlando di "nessun grave indizio di colpevolezza" e riconoscendo per i 13 imputati solo la violazione di domicilio. I tre "Rambo", invece, sono stati incarcerati in attesa di processo.

Evros al centro della retorica e della pratica anti-migranti

Non è la prima volta che la popolazione locale di Evros, al confine esterno dell’UE, si fa “giustizia” da sola. Negli anni precedenti, è stato ripetutamente documentato che la gente del posto “aiutava” le autorità a proteggere i confini nazionali.

Sin dalla crisi del confine greco-turco del 2020 lungo l’omonimo fiume, la regione di Evros è diventata tristemente famosa per la retorica anti-migranti. Inoltre, vi sono prove evidenti di violazioni dei diritti umani sotto forma di rimpatri forzati illegali e umilianti.

Tuttavia, non è un caso che la scorsa estate questo sentimento si sia fatto più forte, fomentato da un lato dall’enorme volume e impatto dei disastri causati dagli incendi (i più grandi mai registrati nell’UE), dall’altro da dichiarazioni ufficiali incendiarie che lasciano intendere che i rifugiati sono responsabili della catastrofe.

In una conferenza stampa tenutasi a fine agosto, mentre l’incendio di Evros era ancora in corso, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis aveva rilasciato la seguente dichiarazione : “È quasi certo che la causa sia di origine umana. Ed è quasi certo che sia successo sulle rotte utilizzate dai migranti irregolari”.

In “guerra” con migranti e cambiamento climatico

Nel corso degli ultimi mesi, il governo è ricorso più volte alla ricerca di capri espiatori per giustificare una serie di disastri nazionali e mitigare così le proprie responsabilità.

Dopo aver incolpato i migranti per gli incendi, il governo greco ha attribuito le catastrofiche inondazioni che ne sono seguite all’“effetto del cambiamento climatico”. Rivolgendosi ad un vasto pubblico all'annuale Fiera internazionale di Salonicco, nel settembre 2023, il primo ministro greco aveva affermato che "la Grecia sta affrontando una guerra in tempo di pace" e annunciato 300 milioni di Euro di finanziamenti aggiuntivi per combattere la "guerra climatica".

Al quarto vertice UE-Balcani occidentali tenutosi il 13 dicembre 2023, il premier greco ha chiesto all’UE di fornire maggiori finanziamenti per la migrazione e il cambiamento climatico.

Due giorni dopo, il 15 dicembre 2023, il ministro della Migrazione e dell'Asilo, Dimitris Kairidis, ha presentato al Parlamento greco un emendamento alla legge che prevede che gli immigrati di paesi terzi che risiedono in Grecia da 3 anni (fino al 30 novembre 2023) ottengano il diritto al permesso di soggiorno legale da parte della Segreteria dell'Amministrazione Decentralizzata.

L'emendamento è stato approvato il 18 dicembre 2023 con 262 deputati a favore e solo 32 contrari.

Attraverso la narrazione di una "guerra" contro il cambiamento climatico e l'immigrazione irregolare, il governo greco cerca di dirottare la rabbia dell'opinione pubblica, soprattutto di chi è stato gravemente colpito dagli incendi del 2023 e dalle conseguenti inondazioni, e certamente di richiedere ulteriori fondi UE.

Tuttavia, ci sono voci forti, soprattutto nella comunità scientifica, che sostengono che la Grecia non dovrebbe ripetere i soliti errori e investire invece di più nella prevenzione e gestione degli incendi.

La prevenzione è fondamentale

Il prof. Paleologos Paleologou fa parte del gruppo greco (guidato dall'Università dell'Egeo e dal Prof. Kostas Kalabokidis) del progetto FIRE-RES , un'iniziativa quadriennale (2021-2025) finanziata nell'ambito del Programma UE di ricerca e innovazione H2020, che mira a sviluppare una strategia di gestione degli incendi olistica e integrata per affrontare gli eventi di incendi estremi in tutta Europa attraverso 11 Living Labs , implementando diverse Innovation Actions .

Parlando a OBCT, Paleologou sottolinea l'importanza della prevenzione e di una gestione più efficiente degli incendi, ovvero: 1) sia i meccanismi statali che i cittadini devono essere preparati ad affrontare un potenziale incendio; soprattutto durante l'estate, quando in Grecia si prevede un caldo estremo, 2) imparare dagli errori precedenti e non ripeterli quando si cerca di spegnere un incendio; 3) lo Stato deve fare buon uso delle conoscenze scientifiche accumulate; 4) ma anche utilizzare personale in regola e formato in modo adeguato ed efficiente, che possa operare nel miglior modo possibile.

Commentando le ipotesi di incendi dolosi appiccati dai migranti, Paleologou è fra gli esperti che hanno pubblicamente espresso scetticismo:

“La regione dell'Evros è entrata in una spirale di distruzione dal 2011 in poi, con oltre 100.000 ettari bruciati in soli 12 anni…”, ha commentato. “Invece di cercare teorie cospirative o investire ingenti somme nella soppressione degli incendi, soprattutto con mezzi aerei, lo Stato dovrebbe valutare se sta adottando le misure necessarie per prevenire e gestire in modo efficiente gli incendi estremi attraverso programmi informati di gestione del carburante implementati sulla giusta scala e la diffusione di tattiche indirette di lotta contro gli incendi, come i “backfire” (combattere gli incendi boschivi utilizzando il fuoco per rimuovere la biomassa forestale prima che l’incendio la raggiunga e la consumi)”.

 

Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto FIRE-RES cofinanziato dall’Unione europea. L’Ue non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina FIRE-RES


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