Grecia, governo in bilico sulla chiusura di ERT

17 giugno 2013

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Si incontrano stasera alle 19.30 ora locale il premier greco Antonis Samaras (Nuova democrazia) e i leader dei due junior partner di governo, il leader del PASOK Evangelos Venizelos e quello della Sinistra democratica Fotis Kouvelis. Una riunione da cui dipende il futuro dell'emittente pubblica ERT, ma probabilmente anche dello stesso governo ellenico.

Tutto è iniziato martedì 11 giugno quando, con una decisione a sorpresa voluta da Samaras, il governo ellenico ha sentenziato lo spegnimento immediato delle trasmissioni di ERT (Ellinikí Radiofonía Tileórasi) l'azienda radiotelevisiva di stato greca.

ERT “è oggi una fonte di sprechi e mancanza di trasparenza”, l'argomento presentato dal portavoce governativo Simos Kedikoglou. “E' il popolo greco a pagare per il mantenimento di una struttura che ha da tre a ad otto volte più staff di quanto sia necessario”.

La chiusura di ERT è stata presentata da Samaras all'interno degli impegni già presi da Atene con la troika FMI-UE-BCE, che prevedono il licenziamento di duemila dipendenti pubblici durante l'estate, quattromila entro la fine dell'anno e 14mila entro fine 2014.

Contestualmente alla chiusura di ERT che lascia disoccupati circa 2600 dipendenti, il governo ha presentato il progetto di creazione di un nuovo broadcaster, che dovrebbe chiamarsi NERIT e costare intorno ai 100 milioni di euro l'anno, rispetto ai 300 dell'attuale budget di ERT.

La decisione si è subito scontrata con la resistenza all'interno di ERT, con la protesta di piazza e il parere negativo di partner governativi, opposizione parlamentare e organizzazioni internazionali. Mentre i dipendenti della tv pubblica si asserragliavano nei propri studi, riuscendo a continuare in parte le trasmissioni su internet e sul satellite, grazie alla sponda dell'EBU (European Broadcasting Union) l'associazione che riunisce tutti i servizi pubblici europei, la protesta sfociava in uno sciopero generale, che ha bloccato la Grecia giovedì 13 giugno.

Voci critiche hanno fatto notare che nel 2011 (ultimo dato disponibile) ERT aveva fatto segnare introiti per 341 milioni di euro (con un attivo di 41 milioni) e che anche l'attuale governo ha contribuito a piazzare nuovo personale nell'emittente pubblica, contribuendo alla logica di “patronato politico” denunciata da Samaras.

Anche la politica si è mossa, mostrando pericolose divergenze all'interno del governo di coalizione, formato esattamente un anno fa dopo il doppio voto dell'estate 2012. “L'emittente pubblica non può essere chiusa”, è la posizione ufficiale del PASOK.“Vogliamo riforme genuine e coraggiose, ma non prese di posizione irresponsabili e pericolose”. Sulla stessa linea la Sinistra democratica che si è dichiarata “radicalmente contraria” alla decisione, definendo “inconcepibile per una nazione europea, non avere un'emittente pubblica”.

Le posizioni sul destino di ERT sono rimaste distanti: Samaras ha ribadito la propria intransigenza (incassando, a quanto pare l'appoggio della cancelliera tedesca Angela Merkel) e definendo la linea scelta come un scelta “giusta e sensata, che doveva essere presa anni fa”. PASOK e Sinistra democratica continuano però a fare muro.

Ecco perché l'incontro di stasera potrebbe essere decisivo non solo per ERT, ma anche per lo stesso governo di Atene.


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