La Croazia in Schengen, difficoltà per Neum

25 gennaio 2023

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Più controlli, più regole. Per gli abitanti di Neum, città costiera e unico accesso al mare della Bosnia Erzegovina, l'integrazione della Croazia nell'area Schengen il primo gennaio 2023 sta complicando la vita quotidiana.

Una veduta di Neum - Nedim Bajramovic/Shutterstock

L'ingresso della Croazia ha spinto le frontiere esterne dell'UE verso est e verso sud. Come risultato immediato, nei primi giorni di gennaio, per gli automobilisti provenienti dalla Serbia o dal Montenegro si sono allungate le code.

Per il vice primo ministro e ministro dell'Interno croato Davor Božinović l’ingresso in Schengen della Croazia porterà vantaggi anche alle regioni confinanti. Tuttavia, mentre la penisola istriana, al crocevia tra Slovenia, Italia e Croazia, dovrebbe beneficiare della libera circolazione non appena arriveranno le prime ondate di turisti, altre regioni sono in sofferenza: 600 chilometri più a sud, la città portuale di Neum ne sta già pagando il prezzo. È l'unico accesso della Bosnia Erzegovina all’Adriatico. È anche un punto di passaggio obbligato dalla terraferma sulla strada per Dubrovnik. Per raggiungere la punta meridionale della Croazia, i viaggiatori devono attraversare 24 chilometri di costa bosniaca e attraversare quattro posti di frontiera, due croati e due bosniaci.

Neum taglia la Croazia a metà perché nel 1699 la Repubblica di Ragusa, oggi Dubrovnik, cedette la zona cuscinetto di Neum all'Impero Ottomano per proteggersi dalle ambizioni della Repubblica di Venezia. Neum fu poi completamente integrata da Josip Broz Tito nella Repubblica Socialista di Bosnia Erzegovina, e vi rimase anche dopo le guerre degli anni Novanta. Ancora oggi, molti bosniaci di Neum vivono a Dubrovnik, attratti dalle opportunità di lavoro e dai salari più alti, raggiungendo ogni fine settimana le loro famiglie, le loro case e i loro frutteti o orti a Neum.

Quando quest'estate il ponte di Pelješac è stato aperto al traffico dopo quattro anni di lavori, l'enclave bosniaca di Neum ha temuto il peggio. Il ponte, lungo 2,4 km, avrebbe dovuto alleggerire il traffico lungo la costa aggirando Neum. Una spina nel fianco della località balneare, che trae la maggior parte delle sue entrate dal turismo, dal commercio e dall'industria alberghiera. Tuttavia, sei mesi dopo e dopo un'estate prospera, gli abitanti sembrano essere unanimi: non è il ponte la fonte dell'isolamento, ma il rafforzamento delle frontiere Schengen che sono apparse su entrambi i lati del comune.

Il sindaco di Neum, Dragan Jurković, riconosce che l'apertura del ponte di Pelješac e l'applicazione graduale delle nuove norme Schengen hanno avuto un impatto negativo sull'economia della città già quest'estate. Spera però che la situazione si stabilizzi presto: "Il ponte ha portato dei vantaggi a Neum, perché non vogliamo essere un luogo di transito, ma piuttosto costruirci una vera e propria destinazione mediterranea a cui appartenere pienamente", ha sottolineato a Courrier des Balkans.

Link: Le Courrier des Balkans


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