© Happy window/Shutterstock

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Ha preso ufficialmente il via il primo febbraio l’anno di Fiume Capitale Europea della Cultura. Inaugurazione che ha suscitato qualche polemica, ma anche rilanciato l’antifascismo e la tolleranza. Assenti la presidente Kolinda Grabar-Kitarović, in carica sino al 18 febbraio e il capo del governo Andrej Plenković

07/02/2020 -  Giovanni Vale

È sulle note di “Bella ciao” , cantata a squarciagola in riva all’Adriatico, che Fiume ha dato il via - lo scorso fine settimana - al suo anno da Capitale Europea della Cultura (in coppia con Galway in Irlanda). La canzone simbolo della Resistenza è andata in scena all’“Opera industriale”, il palcoscenico creato in mezzo al porto come «omaggio di Fiume ai suoi lavoratori e alla sua avanguardia artistica», come si legge nel programma di Fiume Capitale Europea della Cultura 2020 (Rijeka EPK 2020, per usare la sigla in croato). Questa scelta riassume in qualche modo lo spirito che gli organizzatori hanno voluto imprimere non soltanto alla serata inaugurale, ma in generale a tutto il programma delle attività che si svolgeranno quest’anno a Fiume. «Porto delle diversità» è lo slogan che farà da cappello alle iniziative del 2020 e che sposa apertamente dei valori spesso in secondo piano nel dibattito pubblico della Croazia contemporanea: dall’antifascismo alla tolleranza, dalla pace alla convivenza.

Queste stesse parole - antifascismo, pace, amore, tolleranza, ma anche “Forza Fiume” in italiano - sono state proiettate al porto nella serata di apertura e riprese, l’indomani, in una lettera aperta che il sindaco del capoluogo quarnerino, Vojko Obersnel, ha inviato ai suoi concittadini. "Sabato 1° febbraio non è stato soltanto il giorno in cui a Fiume abbiamo inaugurato l’anno in cui la città porterà il titolo di Capitale europea della Cultura. No. È stato il giorno del terremoto con epicentro nella nostra città, fonte di culture e arte, di energia genuina e di espressione autentica della Fiume progressista", ha scritto Obersnel sul suo blog . "Emozionato", "con le lacrime agli occhi", il primo cittadino di Fiume ha comunque trovato il tempo per una piccola nota polemica: "Sugli spalti c’erano degli ospiti stimati e non c’erano quelli che, nonostante fossero stati invitati, non sono venuti. Ma poco importa! È una loro scelta", ha chiosato Obersnel.

Grandi assenti

All’indomani della cerimonia di inaugurazione, il quotidiano croato Jutarnji List ha fatto i conti sulle partecipazioni e sulle assenze alla cerimonia di Fiume. E ne è emerso che - in effetti - qualche mancanza di rilievo c’è stata.

"Plenković non si è fatto vedere ma ha mandato un messaggio di auguri e di sostegno. Kolinda invece tace", ha titolato il giornale. Da un lato, infatti, il Primo ministro croato, Andrej Plenković, era impegnato in Portogallo per l’incontro del gruppo degli Amici della coesione (Friends of Cohesion), un’associazione informale composta da 17 paesi dell’UE, tra cui anche la Croazia. Ed è mancato anche il presidente del parlamento, Gordan Jandroković.

Dall’altro lato, neppure la presidente Kolinda Grabar-Kitarović, in carica fino al prossimo 18 febbraio ed originaria proprio di Fiume, si è fatta vedere all’inaugurazione dell’EPK 2020. E se il governo ha pubblicato un messaggio di sostegno, inviando nel capoluogo quarnerino la ministra della Cultura Nina Obuljen Koržinek, dall’ufficio della presidenza c’è stato il silenzio. Intervenendo lunedì sui social network, Grabar-Kitarović ha pubblicato una foto in cui la si vede in compagnia di una suora e ha spiegato di aver passato il fine settimana a Dubrovnik per la festa di San Biagio.

Inutile dire che il messaggio ha fatto alzare più di qualche sopracciglio, soprattutto se si considera il legame personale che esiste tra l’ormai ex capo di Stato e il porto quarnerino. Ma non si è trattata dell’unica polemica legata alla serata inaugurale.

Polemiche

La comunità italiana di Fiume, ad esempio, è rimasta delusa per diversi motivi. "Non capiamo perché l'azienda Rijeka 2020, incaricata di organizzare la manifestazione, abbia respinto tutti i progetti culturali che abbiamo candidato ai vari concorsi organizzati per entrare a far parte del programma di Fiume CEC e per ottenere quei fondi", spiega Moreno Vrancich, presidente dell'Assemblea della Comunità degli Italiani di Fiume. "Singolare è che Rijeka 2020 abbia rigettato le proposte presentate ai bandi ufficiali, mentre il comune le ha considerate valide, raddoppiando il budget annuale che riceviamo per le attività culturali. Infine solo pochi giorni fa Rijeka 2020 ha accettato di includere i nostri progetti nel programma ufficiale", precisa Vrancich. Tra le proposte della minoranza italiana figurano ad esempio la pubblicazione della «Storia di Fiume» di Giovanni Stelli, recentemente tradotto in croato dall’ex ambasciatore croato a Roma Damir Grubiša, o ancora l’organizzazione di una festa in costume d’epoca a Palazzo Modello (sede della comunità), per raccontare la Fiume asburgica e l’origine di questo mitico palazzo.

"Un’altra delusione è stata la narrazione della storia di Fiume durante la serata inaugurale", prosegue Moreno Vrancich. "Da quello che ci hanno raccontato non c'è traccia della cultura italiana a Fiume se non nel Ventennio fascista, a parte la costruzione del teatro inaugurato a Giuseppe Verdi nel 1885. Insomma, non si è fatto cenno alla multiculturalità storica della città. Non solo, tra le decine e decine di date citate, non si è detto nulla dell’esodo. Ma come, più della metà della popolazione di Fiume se ne va - per usare una stima al ribasso - e questo non è un momento saliente della storia della città?", si chiede Vrancich.

La minoranza italiana denuncia insomma "una narrazione storica poco rappresentativa di quella che è stata la ricchezza multiculturale che ha caratterizzato la città per vari secoli". "Non so perché si è deciso di raccontare Fiume in questo modo", chiosa il presidente dell'Assemblea della Comunità degli Italiani.

Altre critiche - questa volta ben più attese - sono arrivate dalla destra croata, con ad esempio un articolo del Večernji List , che ha attaccato pesantemente «la rossa capitale europea della Cultura», criticando anche l’uso di una bandiera jugoslava per l’annuncio di una mostra sulla storia di Fiume nel Novecento.

Oltre il 2020, la scommessa della trasformazione

Al di là della serata inaugurale e delle polemiche che si è portata dietro, l’anno di Fiume Capitale europea della Cultura prevede non soltanto manifestazioni ed eventi ma mira anche a trasformare radicalmente la città. L’ambizione di Fiume è infatti quella di usare il 2020 come un trampolino, per rilanciare l’immagine della città e darle una nuova identità, che sopravviva alla crisi dei cantieri navali e dell’industria in genere.

Si è dunque deciso di avviare progetti di ristrutturazione e riqualificazione di alcune aree urbane: sono in via di rinnovamento il museo cittadino, la biblioteca comunale e la nuova “casa dei bambini”, dedicata alla creatività infantile, ma anche il museo di Arte moderna e contemporanea, già traslocato all’interno dell’ex centro industriale Rikard Benčić, s’inserisce in questo contesto di cambiamento. In totale, Fiume ha ricevuto dall'UE quasi 19 milioni di euro (140 milioni di kune) per la riqualificazione di edifici e aree urbane, con i lavori che saranno completati nel 2020 e nel 2021.


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