Redazione 21 dicembre 2023
Zagabria, manifestazioni 2016 © Giovanni Vale/Shutterstock

L’Associazione dei Giornalisti Croati si appella al governo affinché desista dall’introduzione del nuovo reato di “Divulgazione non autorizzata di contenuti relativi ad atti di inchiesta o azioni probatorie”, proposta di legge che attacca direttamente la libertà di parola e la libertà di accesso all’informazione, minando le fondamenta democratiche del paese

Il 1° dicembre scorso l’Associazione dei Giornalisti Croati (HND) ha avviato una raccolta firme per un appello rivolto al governo croato affinché desista dall’introduzione del nuovo reato di “Divulgazione non autorizzata di contenuti relativi ad atti di inchiesta o azioni probatorie” (Articolo 307.a del Codice Penale).

L’obiettivo di raccogliere 2mila firme è stato raggiunto in pochi giorni, e il 19 dicembre l’appello è stato inviato al primo ministro croato Andrej Plenković. 

La proposta di legge attacca direttamente la libertà di parola e la libertà di accesso all’informazione, minando le fondamenta democratiche del paese. In uno Stato democratico, il pubblico ha il diritto e il dovere di essere informato sui procedimenti portati avanti da enti pubblici che sono di interesse pubblico. Nel comunicato diramato il 19 dicembre, l'HND ricorda che “il primo ministro ha annunciato modifiche di legge dopo che, all’inizio del 2023, i media avevano pubblicato trascrizioni relative al caso che vedeva coinvolto l’ex sindaco di Knin Josipa Rimac , prima sul cosiddetto “affare AP ” e in seguito alle trascrizioni che vedevano coinvolto Marko Milić della società statale di gestione delle foreste (Hrvatske šume). Modifiche di legge per impedire che altri dati relativi all’inchiesta venissero divulgati”.

Nell’appello viene sottolineato anche che, benché chi propone questi emendamenti abbia ribadito più volte che i giornalisti non saranno perseguiti penalmente per questo reato, nell’attuale proposta di legge non c’è alcuna “clausola di protezione” che impedisca effettivamente di essere messi sotto processo. Inoltre, non sono previste eccezioni per i casi in cui l’informazione divulgata sia di interesse pubblico.

L’Associazione giornalisti evidenzia inoltre che: “Una legge di questo tipo spalanca le porte a interventi da parte della polizia o del procuratore con richieste di interrogatori dei giornalisti e il sequestro dei materiali o delle ricerche di redazione per scoprire le fonti di una storia politicamente rilevante e di interesse pubblico. La formulazione di questo nuovo reato implica, ad esempio, che un avvocato difensore non possa dichiarare ai giornalisti che il proprio cliente si è avvalso della facoltà di non rispondere, per non parlare della condivisione di dichiarazioni potenzialmente cruciali da parte della difesa. In uno stato democratico, è inaccettabile che un avvocato difensore, una vittima, o qualsiasi altra persona non possa entrare in contatto con un giornalista per fornire informazioni di interesse pubblico, come atti criminosi compiuti da funzionari statali o azioni illegali e omissioni durante i processi penali, non solo durante la fase investigativa ma anche durante l’intero procedimento giudiziario finché l’accusa non è confermata, cosa che verrebbe invece implementata con l’approvazione di questa proposta legislativa.”

“Se questa proposta verrà approvata”, conclude l’appello, “verrà impedito ad ogni privato cittadino di questo Paese di rendere note al pubblico irregolarità che dovessero avvenire durante i procedimenti giudiziari nei quali sono coinvolti rivolgendosi ai media liberamente e senza paura, anche qualora fossero vittime di reati.”

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.