Due università, quella di Vienna e quella di Sarajevo, e un solo obiettivo. Capire cosa non va nell'assetto istituzionale della Bosnia Erzegovina e proporre alcune alternative. Ora un breve documento guida che Osservatorio mette a disposizione dei suoi lettori

30/04/2010 - 

Situazione

La sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo emessa il 22 dicembre 2009 in merito al caso Sejdić & Finci contro la Bosnia Erzegovina ha confermato i limiti e i difetti della Costituzione della Bosnia Erzegovina approvata con gli Accordi di Dayton riguardo alla violazione dei diritti individuali e alla discriminazione di cui è fonte l'attuale sistema istituzionale. La sentenza da una parte crea un vincolo di implementazione in merito ai delicati temi di cui tratta, dall'altra dimostra la necessità di future modifiche costituzionali.

Procedure di attuazione

Come punto di partenza, un'attuazione benché minima della sentenza richiederebbe almeno un cambiamento dell'attuale sistema elettorale al fine di garantire la conformità delle prossime elezioni con gli standard europei dei diritti umani che costituiscono parte integrante dell'attuale Costituzione bosniaca (art. II.2 cost. Bosnia Erzegovina).

Ciononostante, solo una vera e propria riforma costituzionale sarebbe in grado di fornire maggiore sicurezza legale e rappresentare l'inizio di un processo gestito dall'interno di riforma sostanziale della costituzione che andrebbe oltre la pura attuazione della sentenza. Questo potrebbe estrinsecarsi anche dall'adozione di una clausola di integrazione europea che confermerebbe la disponibilità degli attori istituzionali e dei cittadini della Bosnia di dare al processo di integrazione una solida base costituzionale.

La sostanza della riforma

C'è un'ampia gamma di opzioni per l'attuazione della sentenza. Le opinioni dettagliate della Commissione di Venezia rappresentano una guida nella scelta di una soluzione sostenibile. Tuttavia, tutte le opzioni possibili dovranno basarsi su modelli diversi dagli attuali in merito alla rappresentanza etnica e territoriale, ad esempio una separazione degli interessi espressi attraverso le unità territoriali e quelli legati alle garanzie dei diritti dei singoli gruppi o identità collettive. Inoltre, l'attuale prevalenza della rappresentanza su base etnica e collettiva deve essere bilanciata dalla garanzia dei diritti individuali dei cittadini, come sottolinea la sentenza con il riferimento ad “Altri” ma anche in merito ai membri dei popoli costituenti discriminati sulla base della residenza.

Tale riforma dovrebbe essere accompagnata da una clausola che dichiari l'integrazione europea obiettivo prioritario dello Stato, riconosciuto da tutti. Dovrebbe inoltre contenere questioni tecniche, come la riforma delle istituzioni e delle procedure in modo da garantire più partecipazione nel processo decisionale così come un'attuazione puntuale e diffusa delle normative dell'Unione europea attraverso il coordinamento e la cooperazione di tutti i livelli di governo.

Protagonisti del processo di riforma

Oltre all'immediata attuazione della sentenza, la riforma costituzionale rappresenta un'opportunità di cambiamento e partecipazione, e realizzarla è responsabilità condivisa tra bosniaci e comunità internazionale, in particolare Unione europea e Consiglio d'Europa.

La riforma costituzionale, in quanto processo aperto di cambiamento, deve includere la società civile al fine di garantire informazioni e la partecipazione dei cittadini, fornendo in questo modo le basi per la sua sostenibilità.

L'Unione europea e il Consiglio d'Europa (e altri attori della comunità internazionale) devono sostenere questo processo fornendo delle linee guida chiare e precise per l'attuazione della riforma, con un'unica voce. Sebbene sia necessaria una varietà di opzioni, l'Ue deve essere coerente e precisa nel sancire la necessità di una riforma costituzionale e nel fissarne i capisaldi essenziali. Questa è la base fondamentale per qualsiasi passo in avanti nel processo d'integrazione della Bosnia nell'Ue; insieme a questo processo di europeizzazione, la partecipazione civica sarà consolidata nell'ottica di raggiungere lo status di cittadinanza europea per i cittadini della Bosnia Erzegovina.

Vienna, 17 aprile 2010

Doc. dr. Dino Abazović, Faculty of Political Sciences in Sarajevo

Mag. Đorđe Ĉekrlija, University of Banja Luka

Dr. Vedran Džihić, Faculty of Political Sciences, University of Vienna

Prof. Dr. Stefan Hammer, Faculty of Law, University of Vienna

Prof. emeritus Omer Ibrahimagic, University of Sarajevo

Prof. dr. Niko Ikić, Catholic Theological Faculty in Sarajevo

Mag. Birgit Kunrath, E.MA, University of Salzburg

Prof. dr. Senadin Lavić, Faculty of Political Sciences, president of Bosniak Cultural Society Preporod

Doc. dr. Goran Marković, Law Faculty of East Sarajevo (Pale), deputy president of the Serbian Cultura Society Prosvjeta

Prof. dr. Mirko Pejanović, Dean of the Faculty of Political Sciences of the University in Sarajevo

Prof. emeritus Ćazim Sadiković, University of Sarajevo, BiH member of the Venice Commission

Prof. Jean-Claude Scholsem, University of Liège, substitute member of the Venice Commission

Doz. Dr. Jens Woelk, University of Trento


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