Karadžić: "Dovrei essere premiato"

17 ottobre 2012

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"Mi chiamo Radovan Karadžić, di professione sono medico, psichiatra, psicoterapeuta e letterato". In completo blu scuro, cravatta a righe azzurre-bianche e blu, camicia bianca, occhiali color corno e decisamente più in carne di quando venne arrestato, il 22 luglio del 2008 dopo 13 anni di latitanza.

"Invece di essere qui sotto processo, per ciò che è successo nella nostra guerra civile, dovrei essere premiato. Perché ho fatto tutto quello che era umanamente possibile affinché non si arrivasse alla guerra". Così ieri davanti ai giudici del Tribunale Penale dell'Aja per la ex Jugoslavia, nel primo giorno di difesa.

Una difesa tutta impostata sulla negazione, argomentazioni farcite di frasi che stanno ormai facendo il giro del web: "Sono stati i musulmani ad uccidere i propri cittadini per far ricadere le colpe sui serbi", "Non ho tenuto Sarajevo sotto assedio"; "Sarajevo è la mia città, ed è assolutamente inesatto ciò che si racconta che noi si sia bombardato la città senza alcuna ragione"; "Non siamo mai stati informati, né a voce né per iscritto, sul fatto che all'ingresso dell'esercito serbo a Srebrenica vi siano stati incidenti che han causato dei morti". Il portale Radiosarajevo ne ha riprese parecchie dal suo discorso di ieri e raccolte sotto il titolo “Greatest shits of Radovan Karadžić”.

In base all'atto di accusa della Procura dell'Aja, Karadžić è imputato di genocidio, crimini contro l'umanità, violazione delle leggi e delle usanze di guerra e gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra. L'ex leader dei serbo bosniaci deve rispondere in particolare di dieci imputazioni, che comprendono quella di genocidio per il massacro di Srebrenica, e quella di aver terrorizzato i civili durante l'assedio di Sarajevo.


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