Il canyon della Rakitnica (M.Moratti)

Una volta scesi non si può più tornare indietro, occorre arrivare sino in fondo. E' il canyon formato dal fiume Rakitnica, Bosnia centrale, che si può percorrere nella sua lunghezza accompagnati da una buona guida. Un tuffo nelle acque e nella natura di una Bosnia incontaminata

23/09/2011 -  Massimo Moratti

Il canyon formato dal fiume Rakitnica divide il massiccio della Visočica da quello della Bjelašnica nella Bosnia centrale. Il fiume nasce dalla confluenza di quattro fiumi minori, il suo canyon è lungo 20 chilometri e ha un dislivello di quasi mille metri. Gli esperti locali non hanno dubbi: è il canyon più lungo e profondo della Bosnia Erzegovina.

Il canyon fu esplorato per la prima volta solo nel 1956, quando una spedizione di alpinisti e naturalisti bosniaci vi trascorse 10 giorni, cercando di giungere alla Neretva, allo scopo di raccogliere dati sulla zona affinché potesse essere dichiarata parco naturale. La spedizione ebbe successo e nel 2001 il regista e documentarista bosniaco Dinno Kassalo ne ricostruì le gesta con una spedizione analoga e per la prima volta portò le telecamere nel canyon, realizzando un documentario intitolato “Expedition Rakitnica”.

Pochi anni dopo, alpinisti e guide locali hanno iniziato a portare nel canyon i primi turisti. Ora poco a poco le spedizioni all’interno del canyon stanno diventando sempre più frequenti, ciò nonostante sono soltanto poche centinaia le persone che finora vi si sono avventurate.

Il percorso “turistico”, per così dire, si sviluppa lungo gli ultimi 6-7 chilometri del canyon, fino alla sua foce nella Neretva e segue il fiume nelle sue anse finali attorno al picco di Ostro. Il termine turistico non deve trarre in inganno: passare attraverso il canyon della Rakitnica è un’impresa estremamente appagante, ma allo stesso tempo molto faticosa e non priva di rischi. Richiede quindi buone condizioni fisiche, resistenza alle basse temperature e dimestichezza con l’acqua: una volta entrati nel canyon non è più possibile ritornare indietro, l’unica uscita è la foce della Rakitnica. È necessario pertanto appoggiarsi a guide locali che ora sempre più cominciano a offrire questo servizio per i più ardimentosi tra i turisti.

Il percorso turistico inizia dalla cittadina di Konjic. Da qui, bisogna raggiungere il villaggio di Dubočani, che dista una ventina di chilometri. Dubočani è a circa 1,000 metri di altezza e vi si arriva per mezzo di fuoristrada. La strada per Dubočani, sterrata, stretta e intagliata nei fianchi della montagna, è di per sé spettacolare con impressionanti vedute del canyon della Neretva e delle cime circostanti. Dopo un’ora d’auto si raggiunge il villaggio, incassato in una valle a forma di scodella. Dubočani, un villaggio di poche anime, è uno di quei posti che ti fanno pensare: “Ma chi glielo ha fatto fare di venire a vivere qui?!”. Si lasciano i veicoli e si scende verso il canyon.

Il canyon

Il canyoning nella Rakitnica non assomiglia al canyoning classico, fatto di discese in corde doppie, scivoli e salti in polle d’acqua. Rispetto ai canyon alpini, la Rakitnica è molto meno ripida ma molto più lunga e la portata d’acqua è maggiore. L’ampiezza del letto della Rakitnica varia notevolmente da una ventina di metri, presso il villaggio di Dubočani, a poco più di un metro nel tratto più stretto, e ciò aumenta la pressione dell’acqua, che assieme ad alcune rapide e piccole cascate crea le difficoltà maggiori al passaggio.

Alla partenza il canyon della Rakitnica è piuttosto ampio. Un paio di chilometri che servono come perfetta introduzione alla parte più difficile e impegnativa. Le varie guide utilizzano modalità diverse per progredire nel canyon: c’è chi lo fa a piedi e chi lo fa usando dei piccoli canotti, su cui si sta distesi di pancia remando con le mani. Il vantaggio dei canottini è che permettono di superare in velocità e sicurezza sia le piccole rapide presenti nella parte iniziale che le parti dove l’acqua è profonda e dove sarebbe necessario nuotare.

Ci si abitua presto a condurre i canottini e il passaggio sulle rapide iniziali diventa una sorta di gimkana naturale tra rocce e acqua alla ricerca del percorso che più naturalmente ci permette di scendere assieme all’acqua del fiume.

Poi il canyon si restringe improvvisamente e iniziano le prime difficoltà. In alcuni punti è necessario far ricorso alla corda per far sicura ai partecipanti. Si entra nella parte più spettacolare e impegnativa.

Due pareti rocciose alte diverse centinaia di metri rendono impossibile ogni uscita alternativa. L’acqua nel corso dei millenni ha creato delle conformazioni rocciose spettacolari e qui vivono indisturbati trote e gamberi di fiume. Nella parte centrale è importante capire il flusso dell’acqua per portarsi al sicuro da rocce e gorghi: a volte è necessario arrampicarsi lungo i fianchi del canyon, altre volte invece, tenendo il canotto tra le mani, ci si lancia atterrando direttamente su di esso, oppure ci si tuffa da tronchi messi di traverso nel canyon.

Una volta usciti dalla parte più stretta ci attende l’ultima parte del percorso, lunga altri due chilometri circa, simile alla prima, ma con rapide molto più accentuate, alcune caverne naturali, un paio di affluenti e alcune spiaggette dove ci si può riposare e recuperare le energie dopo il passaggio attraverso lo stretto budello di Ostro. Infine, la vista di un ponticello di legno sospeso sul canyon ci indica che abbiamo raggiunto la foce della Rakitnica ed è tempo di toccare di nuovo la terraferma: si è ritornati alla civiltà. I tempi di percorrenza del canyon, con i canottini, sono sulle 5-6 ore, a seconda del gruppo.

Il sentiero finale

Siamo alla confluenza della Rakitnica con la Neretva, che passa qui vicino e dove si svolgono i più tradizionali rafting. A questo punto però di acqua ne abbiamo vista abbastanza e ci si avvia lungo il sentiero nel bosco, che ci porterà al posto dove ci attendono le vetture.

Il sentiero non è per nulla trascurabile e ci offre delle belle vedute sul canyon della Neretva, sul Prenj e sulla Visočica. Ad un certo punto il sentiero diventa più ampio passando per alcuni minuscoli villaggi, dove gli abitanti locali si stanno già preparando all’inverno. L’ultimo brivido della giornata, quando oramai siamo già in vista delle auto, viene offerto da un ponte sospeso e traballante. Il ponte, comunque solidissimo, è necessario per superare la Neretva, ma è poca cosa rispetto ai gorghi della Rakitnica.

Passato il ponte, si conclude l’avventura: questo è il punto di incontro per ritornare a Konjic. Da Dubočani, la partenza, a Bukovica, il posto dove ci troviamo, sarebbero quasi 50 chilometri di strada di montagna o sterrati.


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