Dai Caraibi ai Balcani: il viaggio degli esuli cubani verso l'UE

8 marzo 2022

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Lungo la cosiddetta rotta balcanica negli ultimi anni si sono incamminati in maggioranza cittadini afghani, pakistani, siriani, iracheni e iraniani. Da qualche tempo a questa parte, un'altra comunità sta però crescendo in termini numerici: si tratta dei cubani.

"Non è una presenza recente", afferma Silvia Maraone di IPSIA, Istituto Pace Sviluppo Innovazione delle ACLI, "i primi cubani sono arrivati in Bosnia già nel 2016. Negli ultimi mesi sono però cresciuti in numero". Forse a seguito del peggioramento delle condizioni di vita in patria, o a causa di un irrigidimento dal punto di vista politico. Per ovvie ragioni linguistiche, "l'obiettivo di molti è raggiungere la Spagna, ma alcuni si accontentano di presentare domanda di asilo anche in Croazia o in Serbia".

Può sembrare paradossale che dai Caraibi si cerchi di fare domanda di asilo nell’UE, attraversando l'intero Oceano atlantico, ma analizzando la politica dei visti si può meglio comprenderne la ragione. Il passaporto cubano, infatti, eccezion fatta per l'arcipelago caraibico, nel continente americano da accesso - senza dover richiedere il visto, e solo per un massimo di 90 giorni, solo a Guyana e Nicaragua. In Europa invece i cubani possono viaggiare senza visto in Moldavia (senza alcun limite temporale), Russia, Serbia e Macedonia del Nord (fino ad un massimo di 90 giorni), Bielorussia e Montenegro (30 giorni).

Da qui deriva la relativa semplicità con la quale diversi cubani raggiungono in aereo la Russia, per poi trasferirsi legalmente in Serbia e da qui inserirsi lungo la rotta balcanica. Quello di cui non sono pienamente consapevoli è però che raggiungere la Spagna non è affatto semplice: il regolamento di Dublino impone agli stati di primo ingresso di trattare la domanda dei richiedenti asilo, rendendo di fatto impossibile l'attraversamento legale delle frontiere interne all'UE.

Per quanto riguarda le frontiere esterne, invece, non sono preparati ad un livello di violenza come quello esercitato, per esempio, al confine croato. Numerose testimonianze denunciano da tempo gli abusi sistematici delle autorità croate, in palese violazione del diritto d'asilo e del diritto europeo e internazionale.

"Tendenzialmente viaggiano in coppia", conferma Silvia Maraone, "con uno o due figli al massimo al seguito". Cercano di fare comunità tra di loro, anche perché sono pochi lungo la rotta a parlare spagnolo. Risiedono principalmente nei campi ufficiali, ma se hanno qualche risparmio vivono in affitto, cercando di mantenere uno stile di vita dignitoso.

I dati ufficiali parlano di 86 cubani registrati in Bosnia Erzegovina dall'inizio del 2022. Al momento il campo di Lipa, nel cantone di Una-Sana, ne accoglie 35 su un totale di 400 migranti.

 

Nicola Zordan


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