I cittadini di Prijedor, nord della Bosnia Erzegovina, il prossimo 12 e 13 giugno, si recheranno alle urne. Per affermare che anche loro sono cittadini d'Europa.

04/06/2004 -  Davide Sighele

Anch'io cittadino d'Europa. E' questo lo slogan che scandiranno centinaia di cittadini di Prijedor, città del nord della Bosnia Erzegovina, infilando le loro schede elettorali nelle urne il prossimo 12 e 13 giugno, alle elezioni europee.

No, non è un errore. La Bosnia Erzegovina effettivamente non è ancora entrata nell'Unione e non è tra i dieci nuovi Paesi membri. Il suo percorso europeo rimane ancora irto di ostacoli tant'è che i suoi cittadini solo con estrema difficoltà riescono ad ottenere un visto d'ingresso per quell'Europa della quale però si sentono parte. Dalla quale troppo spesso vengono emarginati.

"Cittadini bosniaci ma anche cittadini d'Europa. Per far sentire la loro voce il Forum Civico e la Agenzia della Democrazia Locale di Prijedor hanno deciso di promuovere anche qui le elezioni europee" afferma Patrizia Bugna, delegata dell'Agenzia della Democrazia Locale di Prijedor "si organizzeranno seggi in tutte le circoscrizioni della città. Nelle urne verrà infilata una scheda dove sarà apposta la propria firma sotto la frase 'Anch'io sono cittadino d'Europa'".

"L'idea è nata nel mondo della società civile ma fin dal primo momento abbiamo avuto il sostegno della municipalità" continua Patrizia " e sono state coinvolte anche le scuole della città. Sarà infatti l'unico posto in Europa dove per votare non occorrerà essere maggiorenni".

Prijedor è una città del tutto particolare. Durante la guerra è divenuta drammatico simbolo della pulizia etnica e dei campi di concentramento. Keraterm, Omarska, Trnopolje i luoghi dove vennero trucidate migliaia di persone. I tunnel delle miniere della vicina Ljublja utilizzati per occultare i cadaveri. Ora però Prijedor è divenuta la città del ritorno, simbolo, per l'intera Bosnia Erzegovina, del rientro delle minoranze. Più di 20.000 infatti gli appartenenti alla comunità bosgnacca che hanno fatto rientro nelle loro case ricostruite.

E' stato avviato anche un percorso di riconciliazione. "Stiamo faticosamente uscendo da una tragedia che ha devastato la nostra città, le nostre case, le nostre stesse vite, ma stiamo anche imparando a guardare oltre senza per questo rimuovere quanto è accaduto, elaborandolo insieme, serbi, bosniaci, croati, cechi, rom" spiega Dragan Dosen, membro del Forum Civico, al quale partecipano cittadini di tutte le comunità che vivono nella municipalità " è anche grazie a questo impegno di cittadini oltre ogni nostra appartenenza che oggi Prijedor è una città diversa. Vorremmo anche "europea" e per questo, simbolicamente, il prossimo 12 e 13 giugno anche qui come nei venticinque stati dell'Unione Europea voteremo. Non voteremo ovviamente per il Parlamento Europeo, ma per l'Europa come casa comune di tutti i cittadini europei".

A Prijedor si guarda ad un'Europa capace di essere finalmente unita. Un'Europa senza confini, capace cioè di immaginarsi come forma di governo al di là degli stati nazionali, capace di fare scuola nella costellazione postnazionale. Al tempo stesso un'Europa delle regioni e delle città, portatrici di cultura dell'autogoverno e di cosmopolitismo, nelle quali le identità locali rappresentino la valorizzazione dell'unicità di ciascun territorio, prodotto di storie, culture, saperi in dialogo con la natura.

Di questa Europa, capace di includere e di valorizzare le culture locali e di pensarsi oltre gli attuali confini i cittadini di Prijedor si sentono parte integrante.

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