17 luglio 2023
Assemblea nazionale della Republika Srpska, Darko Gavric, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons

OBCT si unisce ai partner MFRR nell'esortare i membri dell'Assemblea nazionale della Republika Srpska a respingere gli emendamenti alla proposta di legge sul Codice penale, che reintrodurrebbero sanzioni penali per la diffamazione

I deputati dell'Assemblea nazionale della Repubblica Srpska, una delle due entità della Bosnia-Erzegovina, sono chiamati a votare il 18 luglio 2023 il disegno di legge sugli emendamenti al codice penale, che reintrodurrebbe le sanzioni penali per la diffamazione. I partner del Media Freedom Rapid Response (MFRR) esortano i deputati a votare contro questi emendamenti, i quali ostacolerebbero il giornalismo, il dibattito pubblico e il discorso civile, non solo nella Repubblica Srpska ma in tutto il paese.

Le nostre organizzazioni hanno già messo in guardia circa i pericoli derivanti dalla criminalizzazione della diffamazione, in quanto le bozze degli emendamenti sono state introdotte nel marzo 2023. Da allora, le discussioni pubbliche si sono svolte senza tenere in considerazione le preoccupazioni della comunità giornalistica nazionale e internazionale, in particolare il rischio che si possa abusare delle nuove disposizioni per intimidire e ridurre al silenzio i giornalisti.

In linea di principio, rimaniamo contrari a qualsiasi criminalizzazione della diffamazione. Tuttavia, rispetto alla bozza iniziale, accogliamo con favore il fatto che nell'ultima versione del disegno di legge, che sarà discussa domani in Assemblea, le multe proposte per il reato di diffamazione siano state abbassate, passando da una forbice originaria di 8.000-100.000 BAM a 1.000-6.000 BAM nell'ultima versione. Allo stesso modo, accogliamo con favore il fatto che la nuova versione del testo offra un certo grado di protezione per i discorsi di interesse pubblico.

In un'analisi legale degli emendamenti proposti, pubblicata nell'aprile 2023, ARTICLE 19 Europe ha dichiarato che la natura punitiva delle sanzioni applicabili costituisce un'interferenza sproporzionata con la libertà di parola. Oltre alla problematica criminalizzazione della diffamazione, una disposizione particolarmente pericolosa (l'articolo 156a) prevede che una condotta specifica (alcune violazioni della privacy con un elemento diffamatorio) sia punibile con la reclusione, provvedimento che costituisce una grave violazione del diritto alla libertà di espressione e che soffocherebbe il discorso civico e il lavoro dei media. Le onerose sanzioni pecuniarie e lo stesso processo penale costituiscono provvedimenti sproporzionati rispetto alla necessità di tutelare la reputazione. Le difese contro l'azione penale previste dalla proposta di legge non sono sufficienti a proteggere il dibattito su questioni di pubblico interesse, inclusa la critica di politici e altre figure pubbliche.  

Le nostre organizzazioni si oppongono da tempo a qualsiasi legge che criminalizzi la diffamazione, in linea con gli standard internazionali . Consideriamo la natura penale delle leggi sulla diffamazione non necessaria e sproporzionata, in violazione al diritto alla libertà di espressione; procedimenti penali che producono un effetto inibitorio sul giornalismo e sul dibattito pubblico. Laddove appropriato, rimedi alternativi come la pubblicazione di una ritrattazione, di scuse o di una correzione e il diritto di replica costituiscono una risposta migliore a un attacco ingiustificato alla reputazione personale.

Ribadiamo il nostro invito ai membri dell'Assemblea nazionale della Republika Srpska a respingere gli emendamenti nella loro interezza. 

 

Firmato

ARTICLE 19 Europe

European Federation of Journalists (EFJ)

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

Free Press Unlimited (FPU)

International Press Institute (IPI)

OBC Transeuropa (OBCT)

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea.