Urna elettorale con sfondo bandiera della Bosnia Erzegovina © corund/Shutterstoc

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Nonostante la difficile situazione legata alla pandemia, c'è aria di cambiamento in Bosnia Erzegovina. Le amministrative di domenica 15 novembre hanno consegnato all'opposizione varie città comprese Sarajevo e Banja Luka

17/11/2020 -  Elvira Jukić-Mujkić Sarajevo

Alle elezioni amministrative tenutesi domenica 15 novembre i partiti di opposizione hanno vinto a Sarajevo, Banja Luka, Bijeljina e in altre città che per anni sono state considerate roccaforti di alcuni dei principali partiti al governo.

Le elezioni sono state segnate da numerose irregolarità denunciate da osservatori indipendenti locali, come tentativi di manipolare le schede elettorali e di ostacolare il monitoraggio del voto, ed è stata denunciata anche l’impossibilità da parte delle persone positive o in isolamento fiduciario per Covid 19 di esercitare il diritto di voto.

La campagna elettorale è stata dettata da circostanze eccezionali e da restrizioni dovute alla pandemia da Covid 19, svolgendosi perlopiù sui media e sui social network. Tuttavia, alcuni partiti hanno comunque deciso di organizzare diversi comizi a cui hanno partecipato molte persone, violando così le misure di contenimento del coronavirus.

Risultati preliminari

Alle elezioni di domenica scorsa ha votato il 50% degli aventi diritto (su 3,1 milioni) per eleggere 120 presidenti di municipalità, 22 sindaci e 3142 consiglieri comunali nelle due entità del paese (Federazione BiH e Republika Srpska) e nel distretto di Brčko.

Il Partito di azione democratica (SDA), principale partito bosgnacco al potere ormai da molti anni, ha perso nelle tre municipalità di Sarajevo (Centar, Novo Sarajevo e Ilidža), mentre il principale partito al governo in Republika Srpska, l’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD), ha perso la corsa per i sindaci di Banja Luka e Bijeljina, le due principali città della Republika Srpska.

“È chiaro che a Sarajevo qualcosa è andato storto. Avevamo di fronte un’opposizione forte, unita contro di noi”, ha dichiarato il leader dell’SDA Bakir Izetbegović dopo la pubblicazione dei primi risultati preliminari. Incalzato dalle domande dei giornalisti, Izetbegović ha ammesso che la perdita della maggioranza nella municipalità di Centar rappresenta una “grande sconfitta” per l’SDA, aggiungendo però che non intende punire né destituire i membri dell’SDA che ricoprono incarichi nelle amministrazioni locali. Izetbegović ha infine ricordato che l’SDA ha vinto in 30 comuni.

Parlando dei risultati ottenuti dall’SNSD, Milorad Dodik ha affermato che la sconfitta subita a Banja Luka non deve gettare un’ombra sui buoni risultati conquistati dall’SNSD in altre città della Republika Srpska, dove il partito di Dodik ha ottenuto 41 sindaci e presidenti di municipalità. Dodik ha però annunciato la sua intenzione di assumere l’incarico di presidente del comitato dell’SNSD di Banja Luka e avviare i preparativi per le prossime elezioni.

“Non rinunciamo a Igor Radojičić [il sindaco uscente di Banja Luka], ma evidentemente Banja Luka ha rinunciato a lui, e questo va a svantaggio di Banja Luka. Questa è la mia opinione personale”, ha dichiarato Dodik. Per poi aggiungere: “Vedremo dove abbiamo sbagliato a Banja Luka. Abbiamo perso alcune posizioni, e per questo mi dispiace, ma abbiamo conquistato altre che ci rallegrano. L’SNSD ha dimostrato di occupare un ruolo di primo piano in Republika Srpska”.

Nelle prime reazioni al voto, la sconfitta di SDA e SNSD, che hanno perso posizioni chiave in alcuni comuni, è stata interpretata da molti come conseguenza di un malcontento popolare che è andato accumulandosi nel corso degli anni.

“Banja Luka non apparterrà a nessun partito, apparterrà a se stessa. Questa è una vittoria della gente”, ha dichiarato il neoeletto sindaco di Banja Luka Draško Vuković, un giovane politico, da qualche anno membro del Partito del progresso democratico (PDP), all’opposizione nel parlamento della Republika Srpska.

Predrag Kojović, leader di Naša Stranka (NS) che fa parte della cosiddetta “četvorka” – una coalizione di quattro partiti che si sono presentati insieme alle elezioni amministrative a Sarajevo e in alcune altre città – ha dichiarato che le consultazioni di domenica scorsa sono state più che semplici elezioni comunali.

“Si è trattato di un referendum, almeno qui a Sarajevo, un referendum per scegliere in quale paese, in quale Bosnia Erzegovina vogliamo vivere”, ha affermato Kojović, aggiungendo che, a suo avviso, alle elezioni di domenica scorsa i cittadini bosniaco-erzegovesi hanno detto chiaramente di non voler vivere in una società che fa distinzioni su base etnica, bensì in una società che apprezza qualità umane e professionali.

Dopo la proclamazione della vittoria dei partiti di opposizione nella città di Sarajevo, Elmedin Konaković, leader del movimento Popolo e Giustizia (NP), anch’esso membro della “četvorka”, ha affermato che l’esito delle elezioni ha dimostrato che un altro modo di fare politica è possibile.

“Siamo ben consapevoli della situazione in cui si trova la società [bosniaco-erzegovese], ma siamo pronti ad adempiere alla responsabilità che ci siamo assunti”, ha dichiarato Konaković.

Nonostante SDA e SNDS restino alla guida della maggior parte dei comuni, i partiti di opposizione sperano che il risultato ottenuto alle elezioni di domenica scorsa possa costituire una base di partenza per innescare, negli anni a venire, cambiamenti più ampi in Bosnia Erzegovina.

Denunce di numerose irregolarità

La Commissione elettorale centrale sta ancora contando i voti, inserendo i dati in un database liberamente consultabile. È previsto che i risultati definitivi delle elezioni vengano resi noti tra qualche giorno, una volta finito il conteggio dei voti per posta dei cittadini bosniaco-erzegovesi che vivono all’estero. Il voto per posta di solito non è decisivo, ma potrebbe fare differenza in alcuni comuni, come Srebrenica, dove i due candidati alla carica di sindaco sono divisi da poche centinaia di voti.

Le operazioni elettorali sono stata monitorate, oltre che dai rappresentati dei partiti politici, anche da circa 2600 attivisti della coalizione “Pod lupom” [Sotto la lente] che hanno registrato circa 200 episodi controversi e gravi violazioni delle norme in materia elettorale, tra cui i tentativi di ostacolare il monitoraggio del voto, varie irregolarità nelle operazioni di votazione e la mancanza del materiale necessario per la votazione.

Gli attivisti della coalizione “Pod lupom” e di altre 85 organizzazioni della società civile che hanno monitorato le operazioni elettorali hanno denunciato difficoltà nell’accedere a circa 60 seggi elettorali, perlopiù a Doboj e Banja Luka. In alcuni seggi elettorali sono stati registrati vari tentativi di manipolazione dei voti e anche alcuni casi del cosiddetto voto familiare. La coalizione “Pod lupom” ha ricevuto anche un centinaio di segnalazioni da parte dei cittadini che hanno denunciato diverse irregolarità, in particolare l’impossibilità da parte delle persone positive o in isolamento per Covid 19 di esercitare il diritto di voto.

Il responsabile dell’iniziativa Pod lupom, Dario Jovanović, ha spiegato che l’esito del tamponi e la misura di isolamento fiduciario nella maggior parte dei casi vengono comunicati agli interessati oralmente, mentre le comunicazioni scritte tardano ad arrivare, motivo per cui migliaia di cittadini bosniaco-erzegovesi non sono riusciti a votare alle elezioni di domenica scorsa.

“Nelle democrazie sviluppate privare una sola persona del diritto di voto sarebbe considerato inaccettabile. Il sistema ha fallito, lo stato ha fallito, non c’è stata alcuna coordinazione. Abbiamo avuto abbastanza tempo per prepararci [per le elezioni]. Alcune persone hanno tentato di fare qualcosa, ma evidentemente non è bastato. Questi cittadini [che non hanno potuto votare] dovrebbero presentare ricorso alla Commissione elettorale centrale, rivendicando il proprio diritto di voto, perché nessuno può privare i cittadini dei loro diritti a causa di una malattia da cui sono affetti o rischiano di essere affetti”, ha affermato Jovanović.

I temi della campagna elettorale

Quest’anno, a causa del divieto di assembramenti introdotto per contrastare la pandemia da Covid 19, non sono stati organizzati grandi comizi elettorali, che normalmente rappresentano le principali attività dei partiti politici durante le campagne elettorali e vedono la partecipazione di migliaia di cittadini.

I candidati alle elezioni amministrative si erano focalizzati sulla presentazione dei loro programmi elettorali sui media online e sui social network. Nonostante si sia trattato delle elezioni locali, quindi per il rinnovo dei consigli comunali e di municipalità, la retorica di molti candidati, soprattutto quelli per la carica di presidente di municipalità, era imperniata sui temi legati alla guerra che, a 25 anni dalla fine del conflitto, rappresenta ancora un nodo imprescindibile per quelli che aspirano al potere.

Le elezioni amministrative a Mostar si terranno invece il prossimo 20 dicembre, per la prima volta dal 2008.


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