Autunno caldo in Karachaevo-Cherkessia. Dietro ad una recente serie di attentati vi sarebbe un gruppo combattente che si oppone alle forze federali russe in Cecenia. Nostra traduzione

15/11/2006 -  Anonymous User

Tratto da Chechnya Weekly, News & Analysis on the Crisis in Chechnya, 2 Novembre 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Elena Murdaca

Ljudmila Maratova, corrispondente di Kavkazky Uzel, riferisce, il 24 ottobre, che quest'autunno l'attività dei i separatisti islamici in Karachaevo-Cherkessia è aumentata. Dietro una serie di attentati a rappresentanti del clero islamico e a tutori dell'ordine si nasconderebbe il jamaat della Repubblica di Karachaevo-Cherkessia.

La Maratova cita Fatima Tlisova, nuovo caporedattore per il Caucaso del Nord dell'agenzia Regnum, la quale riporta come il jamaat della Karachaevo-Cherkessia sia stato il primo jamaat del Caucaso del Nord ad essersi costituito in unità combattente e ad aver preso parte nei combattimenti contro le forze federali in Cecenia.

"I suoi capi sono stati i primi a cadere", ha raccontato la Tlisova a Kavkazky Uzel, "sono stati accusati di aver condotto una serie di atti terroristici su vasta scala sul territorio russo, a Mosca, Volgodonsk e così via apparentemente si fa riferimento all'esplosione di edifici nel 1999. Attualmente il jamaat della Karachaevo-Cherkessia non ha leader pubblici. O sono stati debellati, come Ramazan Borlakov, o figurano sulla lista dei ricercati, come Ashamaz Gochiyaev. Il jamaat stesso opera nell'ombra, conducendo essenzialmente azioni di guerriglia. Hanno stilato delle liste di proscrizione e lavorano seguendo queste liste. Imboscate e azioni di guerriglia sono state sin da subito i tratti distintivi del jamaat".

La Tlisova racconta che non tutti gli omicidi commessi, almeno in apparenza, dal jamaat della Karachaevo-Cherkessia, sono stati riportati poi dalle autorità e dai media. Secondo la Tlisova, prima di Abdulkerim Khadzi-Bairamukov - imam della moschea di Karachaevsk ed ex vicepresidente della Consulta Spirituale Musulmana della Karachaevo-Cherkessia, ucciso a colpi di pistola da un uomo mascherato nella moschea di Karachaevsk il 4 agosto - altri 6 esponenti del clero sono stati assassinati. "Anche l'omicidio di un funzionario dell'FSB nel settembre di quest'anno non ha suscitato clamore", ha sottolineato, aggiungendo che il jamaat della Karachaevo-Cherkessia sul proprio sito ufficiale ha dichiarato di aver commesso centinaia di omicidi.

Secondo quanto riferisce Maratova, Magomed Khubiev, responsabile dell'amministrazione del villaggio di Eltarach, nel distretto di Ust-Dzhegutinsky, sempre in Karachaevo-Cherkessia, e nipote del leader repubblicano Mustafa Batdyev, è stato ucciso il 2 ottobre da aggressori non identificati in passamontagna, che hanno rinchiuso gli altri membri della famiglia in una stanza separata e hanno picchiato Khubiev a morte. Gli aggressori hanno portato via denaro e gioielli, il che ha portato gli inquirenti a concludere che l'omicidio fosse conseguenza di una rapina. Tuttavia, secondo Maratova, molti osservatori dubitano di questa conclusione.

Il 12 agosto Ismail Batchaev, che ha svolto la sua attività sotto Abdulkerim Khadzi- Bairamukov al tempo in cui era vicepresidente della Consulta Spirituale Musulmana della Karachaevo-Cherkessia, è stato accoltellato a morte nel suo cortile, mentre faceva le abluzioni di rito per prepararsi alla preghiera. Anche sua moglie e sua figlia sono state ricoverate con ferite multiple da coltello. Un uomo di 33 anni, residente del villaggio di Pregradnoi, nel distretto di Urupsky, è stato arrestato e identificato dalla figlia di Batchaev come l'aggressore.

Anche Abubakir Kurbizhev, imam della Moschea di Kislovodsk e vice presidente della Consulta Spirituale Musulmana del Territorio di Stavropol e della Karachaevo-Cherkessia è stato assassinato. Secondo Kavkazky Uzel, Kurbizhev era stato a Karachaevsk poco prima della sua morte, e durante un sermone aveva proclamato che i wahhabiti sono i principali nemici dei musulmani e che combatterli è il primo compito del clero musulmano.

Indagando sulla morte di Kurbizhev, la polizia di Kislovodsk ha rinvenuto una lista apparentemente compilata dal jamaat della Karachaevo-Cherkessia, con i nomi di imam "condannati" che secondo i redattori dell'elenco avevano collaborato con l'FSB e praticato la stregoneria. Maratova scrive che "la lista è stata rinvenuta in un'automobile priva di targa, abbandonata, sembra, dal killer dell'imam. Segni di spunta sono stati trovati accanto ai nomi degli imam uccisi. Circolano informazioni secondo cui gli imam assassinati erano stati preavvertiti. Sono stati ripetutamente minacciati."

Accanto al clero filogovernativo, gli estremisti islamici in Karachaevo-Cherkessia hanno come obiettivo anche le forze dell'ordine. Un gruppo di ribelli specializzato in assassinio di esponenti delle forze dell'ordine si è reso responsabile, pare, dell'uccisione di 8 poliziotti e del ferimento di altri 3 a Karachaevsk, a partire dall'estate del 2005. Ma mentre i vari media riferiscono che questa banda è stata sgominata, i poliziotti nella repubblica di Karachaevo-Cherkessia, continuano a essere bersaglio di attacchi. L'11 settembre un funzionario del Servizio di Sentinella e Pattuglia (PPS Patron-Sentry Service) di 24 anni è stato ucciso nel suo appartamento, e un altro funzionario del PPS è stato ucciso 4 giorni dopo, quando un gruppo di funzionari è stato attaccato dopo essere stato chiamato per le indagini su un incidente. Il colpevole è stato arrestato.

Maratova, cita Luisa Orazaeva, corrispondente di Moskovskie Novosti, che sta lavorando su un libro dedicato all'attacco di Nalchik, nell'ottobre 2005, secondo la quale in Karachaevo-Cherkessia è attivo un gruppo organizzato con caratteristiche simili a quelle del gruppo che ha condotto l'attacco di Nalchik. Pare che gli estremisti della Karachaevo-Cherkessia abbiano imparato la lezione dagli eventi in Kabardino-Balkaria, quando, praticamente tutti coloro che hanno imbracciato le armi sono stati distrutti. Per questo motivo hanno scelto una strada differente: quella del terrore permanente, come in altre repubbliche del Caucaso del Nord, Inguscezia e Dagestan. E' una prova indiretta che tutti i jamaat del Caucaso sono collegati l'uno all'altro.

Orazaeva aggiunge: gli abitanti della Cecenia che sono sulla lista dei federali per atti di terrorismo e sabotaggio vengono periodicamente detenuti in Karachaevo-Cherkessia e Kabardino-Balcaria. Il 3 luglio V.S. Umaltov, un simpatizzante del leader ceceno Shamil Basaev, il cui nome figurava sulla lista dei ricercati dalle autorità federale, è stato detenuto a Cherkesk. Era l'emiro del distretto di Nadterechny, in Cecenia e comandava un gruppo di 10 persone. E' stato accertato che ha partecipato in atti di terrorismo e sabotaggio contro le sub-unità delle forze federali nel di stretto di Nadterechny in Cecenia e in Inguscezia nel 2002-2004. Recentemente due militanti ceceni sono stati detenuti a Nalchik e trasferiti poi agli organi competenti in Cecenia. E' noto il ruolo dell'inguscio Ilyas Gorchkanov negli eventi del 13 ottobre (l'incursione a Nalchik dell'ottobre 2005), senza considerare lo stesso Shamil Basaev. I collegamenti fra i jamaat sono necessari per il flusso di armi, senza le quali l'attività sotterranea sarebbe impossibile.

Ljumila Maratova di Kavkazky Uzel ha riferito che i responsabili del Direttorato Regionale contro il Crimine Organizzato (UBOP) e l'ufficio regionale dell'FSB in Karachaevo-Cherkessia hanno tenuto un meeting di coordinamento nell'ufficio del procuratore della repubblica il 28 settembre, durante il quale è emerso che le misure anti-terrorismo adottate si sono rivelate del tutto inadeguate. Il 13 ottobre Valery Ostrovetsky ha assunto la carica di nuovo direttore dell'FSB della Karachaevo-Cherkessia.

Nel frattempo il procuratore di Cherkesk il 26 ottobre ha ordinato la chiusura delle sale da gioco nella capitale della Repubblica. La portavoce della procura ha detto che la chiusura è stata il risultato di un'ispezione condotta congiuntamente dagli inquirenti e dal dipartimento di polizia di Cherkesk. Secondo l'indagine 25 sale da gioco su 50 registrate nella capitale non rispettano i requisiti stabiliti dalla nuova legge sulle sale da gioco, mentre non è stato possibile ispezionare le rimanenti sale perché non erano aperte.


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