Arkadij Babčenko, veterano della guerra russo-cecena, è ora giornalista alla "Novaja Gazeta", il quotidiano moscovita per cui scriveva Anna Politkovskaja. Alchan Jurt è il titolo del suo libro

21/08/2008 -  Maria Elena Murdaca Mosca

Arkadij Babčenko è un veterano della guerra russo-cecena, o meglio delle guerre russo-cecene, perché le ha combattute entrambe, la prima come soldato di leva a partire dall'estate del 1996, la seconda come soldato a contratto all'inizio delle operazioni militari a fine 1999-2000. È stato uno dei primi soldati a tornare in Cecenia. Arkadij Babčenko oggi lavora come giornalista alla "Novaja Gazeta". Mentre parla, fuma. Si rifiuta di parlare della guerra senza fumare, e lo dichiara senza fare complimenti. Ci incontriamo presso la redazione della "Novaja Gazeta". Siamo seduti al caffè interno alla redazione del giornale. Sul tavolo, due bicchieri di the e un pacco di sigarette. Le sue.

Come reagiscono i suoi concittadini quando vengono a sapere che lei ha combattuto in Cecenia?

Se ne fregano. Per la maggior parte dei miei concittadini chi ha fatto il servizio militare è un cretino, e chi ha servito in Cecenia è due volte cretino.

Lei ha servito due volte in Cecenia, quindi è tre volte cretino?

Sì, io tre volte. Mi hanno messo un fucile in mano e mi hanno detto "Vai e muori per la patria". Avevo 18 anni. Non sapevo dove fosse la Cecenia, per me era lo stesso che dirmi Isole Figi. Non mi hanno neanche detto che mi mandavano in Cecenia. Non considero i ceceni miei nemici e non li ho mai considerati tali.

E' più tornato in Cecenia, dopo aver combattuto?

L'ultima volta sono stato in Cecenia nel 2002, come giornalista. Per tre anni poi sono rimasto senza lavoro. Infine sono stato assunto qui alla "Novaja Gazeta", ma non c'era necessità che mi recassi lì, dato che se ne occupava Anna Politkovskaja, era lei che andava in Cecenia. Adesso vedremo.

Ha amici o conoscenti ceceni?

Ho rapporti di lavoro con molti ceceni. Diversi ceceni vengono qui in redazione per motivi di lavoro. Lo ripeto, non ho mai considerato i ceceni miei nemici. Con loro ho rapporti perfettamente normali. Ma sarà difficile iniziare a scambiarsi baci e abbracci. Un anno e mezzo fa sono stato invitato a prendere parte a una conferenza in Francia, insieme ad altri relatori ceceni. "Voi avete ucciso noi". "E voi avete ucciso noi". Questo è tutto. Forse è ancora troppo presto...

Cosa ne pensa della percezione che si ha in Europa della guerra cecena?

Oggi per voi la Russia è la bestia nera e la Cecenia è immacolata. In realtà le cose sono molto più complesse. La Russia è intervenuta militarmente, indubbiamente commettendo uno sbaglio, sostenendo una fazione fra due parti che però erano già in conflitto fra di loro. Durante la prima guerra, la Cecenia ha combattuto per la propria indipendenza e la propria libertà, e ha ottenuto quello che voleva. Questo però implica che quando Basaev ha sconfinato nel Dagestan, ha invaso il territorio della Federazione Russa. Ciascuno ha il diritto di combattere per la propria libertà. Ma che cosa abbia a che fare la libertà con la presa in ostaggio di una scuola piena di bambini, proprio non riesco a vederlo.

Certamente sono state commesse molte atrocità. Io non ne sono stato testimone oculare, ma certamente i massacri ci sono stati. Non in quella misura che però in Europa vi immaginate. Soprattutto, bisogna tenere presente che, è vero, la Russia ha combattuto contro i ceceni, ma nondimeno, che i ceceni abbiano combattuto e si siano uccisi fra di loro è un dato di fatto.

Della sua esperienza in Cecenia si può leggere nel libro Alchan Jurt (titolo originale in russo), che dovrebbe uscire in italiano per Mondadori nel 2009...

Quando ho iniziato a scrivere non l'ho fatto pensando a un libro. Non avevo in mente i diritti d'autore. Per me è stato un modo per affrontare un processo di riabilitazione, che non è previsto per chi ha combattuto. Siamo carne da cannone. Scrivere mi ha aiutato ad andare avanti. E per me è anche un modo per saldare il debito che ho con chi non è mai tornato.

Il libro di Arkadij Babčenko è notevole. In particolare è degna di attenzione l'introduzione all'edizione inglese, che si distingue per l'analisi accurata delle origini del conflitto. Uno degli scritti più seri di cui può disporre chi desideri cercare di orientarsi nella complessa materia dell'intricata questione cecena. In attesa dell'edizione italiana è possibile leggere la versione inglese: One soldier's war in Chechnya.

Arkadij non è l'unico ex soldato ad aver sperimentato la scrittura come metodo per la riabilitazione psicologica. Insieme ad altri veterani ha realizzato e dirige il progetto Isskustvo Vojny - Art of war - una rivista bimestrale che pubblica i componimenti dei veterani di guerra, ma anche di civili che la guerra l'hanno subita: narrativa, poesia, pubblicistica. La partecipazione è aperta ai veterani di qualunque nazionalità e qualunque guerra.

"Non ci sono guerre diverse, ma solo spazio e tempo diversi. La guerra è ovunque la stessa. Isskustvo vojny è un modo per dare a tutti la possibilità di esprimersi senza censure. Un progetto fatto dai veterani per i veterani. Io ho il mio mondo", dichiara Babčenko indicando la rivista. E aggiunge: "In guerra inizi a riflettere".

Leggi Luccichii sulla Sunža di Kostantin Semenov, da Isskustvo Vojny n. 3/2008


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