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Una Finanziaria che secondo il Rapporto Sbilanciamoci! ribadisce tagli al settore della cooperazione internazionale e di nuovo il mancato raggiungimento del 0,33% del Pil dedicato all'Aiuto allo Sviluppo, fissato dalla Ue nel 2006

29/12/2009 -  Nicole Corritore

Il 1° dicembre 2009, presso la Sala della Pace della Provincia di Roma, la campagna Sbilanciamoci! ha presentato il suo Rapporto 2010 dal titolo 'Uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo'. Nel testo, oltre ad essere messa in discussione la proposta Finanziaria 2010, divenuta legge dopo l'approvazione da parte del Senato lo scorso 22 dicembre, vengono proposte delle alternative a questa manovra e agli altri decreti anti-crisi presentati lungo tutto il 2009 per fronteggiare la difficile contingenza economica.

Si legge nell'introduzione: "La legge Finanziaria di quest'anno (2010) - di tre articoli - contiene alcuni provvedimenti e parziali modifiche rispetto alla manovra triennale e agli altri provvedimenti. Si tratta di un disegno di legge limitato che - contenendo alcune misure molto criticabili - si caratterizza per la sua modestia e inefficacia rispetto alla crisi che stiamo vivendo da alcuni mesi: un testo di legge in sostanziale continuità con gli altri provvedimenti di questi 18 mesi, tutti all'insegna della sottovalutazione della crisi e della modestia delle misure, tutte al di sotto della necessità di interventi incisivi e strutturali contro le drammatiche conseguenze della crisi. In questo contesto, anche il rapporto di Sbilanciamoci! si adegua alla nuova situazione".

Dunque quest'anno, pur partendo sempre dall'analisi della Finanziaria 2010 - definita dal gruppo di Sbilanciamoci! vuota e sotanzialmente inutile di fronte alla crisi in atto - nel Rapporto si fa anche una sorta di "bilancio" della politica economica e finanziaria, dei provvedimenti di spesa pubblica messa in campo nel 2008 e 2009. Molti i settori analizzati, dalle politiche sociali a quelle del lavoro, dall'ambiente all'istruzione inferiore e superiore, dall'immigrazione alla cooperazione allo sviluppo fino agli interventi di ricostruzione in Abruzzo dopo il terremoto. In oltre 120 pagine, il rapporto della campagna Sbilanciamoci! affronta anche le modalità con cui è possibile reperire i fondi - 40 miliardi di euro - e come è possibile spenderli in modo diverso per uscire dalla crisi con un nuovo modello di sviluppo: "fondato sulla sostenibilità sociale e ambientale, sulla pace e la solidarietà internazionale, sui diritti e l'eguaglianza."

A proposito di solidarietà internazionale, uno dei settori toccati dalla Finanziaria è proprio quello dei fondi dedicati alla Cooperazione allo Sviluppo. Nell'introduzione di pagina 43 e poi nell'approfondimento (da pagina 90) si analizza con accento molto critico il comportamento del Governo italiano rispetto alle politiche internazionali adottate, ritenendo che si sia data molta più importanza all'immagine del paese più che allo sostanza degli interventi portati a compimento.

"Il simbolo lampante di tale atteggiamento è lo smantellamento della cooperazione allo sviluppo del nostro paese proprio nell'anno della presidenza del G8. Addirittura per l'organizzazione del G8 è stato speso più di quanto sia stato stanziato per la cooperazione. Circa 400 milioni contro i soli 321,8 per finanziare la legge 49". Questo è ciò che riporta, in apertura, il capitolo di presentazione dedicato alla Cooperazione allo Sviluppo. Viene in seguito sottolineato che per il triennio 2009-2011 sono stati stanziati rispettivamente: 321,8 milioni di euro, 326,31 milioni e 215,7 milioni di euro. Facendo i dovuti confronti con il passato, queste cifre rappresentano un taglio del 56% dlle risorse disponibili per progetti di cooperazione del ministero degli Esteri sulla Legge 49/87.

Dei 326 milioni di euro previsti per l'anno prossimo viene segnalato che una parte - 123 milioni - è già stata impegnata per pagare iniziative già deliberate e 30 milioni di euro rappresentano le necessarie spese di funzionamento. La Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (Dgcs) potrà dunque in realtà disporre, per nuove iniziative nell'anno 2010, di 173 milioni di euro contro i 193 dello scorso anno. Se questa tendenza rimarrà invariata, nel 2011 il fondo disponibile per mettere in atto la Legge 49/87 sarà di 210 milioni. Inoltre, se a questa cifra si toglie la parte necessaria a coprire le spese di funzionamento della struttura, alla Dgcs resteranno solo 60 milioni di euro disponibili per nuove iniziative.

Pur non essendo ancora possibile fare un bilancio definitivo, dato che il prossimo dato ufficiale OCSE verrà reso pubblico nei primi mesi del 2010, il gruppo Sbilanciamoci! realizza anche una stima del dato italiano Aps/Pil (Aiuto Pubblico allo Sviluppo/Prodotto Interno Lordo) per il 2009: si prevede sarà attorno allo 0,16%, con una diminuzione del 30% rispetto ai livelli del 2008 (- 22%). Viene quindi ancora una volta mancato l'obiettivo del raggiungimento del 0,33% - stabilito dalla UE per il 2006 - mentre all'Italia per il prossimo anno sarebbero stati necessari circa 7,5 miliardi di euro per arrivare all'obiettivo dello 0,51% del Pil da destinarsi per l'Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) posto come obiettivo da raggiungere entro il 2010. Un obiettivo al quale il governo italiano ha più volte dichiarato pubblicamente - in ultimo durante il G8 tenutosi a L'Aquila - di lavorare con impegno.

Dura la conclusione del Rapporto rispetto a questo tema: "Il continuo ritardo dell'Italia a rispettare gli impegni d'aumento per l'Aps/Pil indicati nei DPEF 2003-2006 e 2008-2011 ha fatto sì che dal 2003 al 2009, l'Italia abbia trattenuto risorse per la lotta alla povertà - una sorta di morosità morale nei confronti della comunità internazionale per circa 10 miliardi di euro - come se la Francia o il Giappone nel 2008 avessero azzerato i loro bilanci della cooperazione". Nonostante durante la preparazione del DPEF 2010-2013 il Ministero avesse chiesto la messa appunto di un "piano di riallineamento" che permettesse il rispetto degli impegni finanziari in termni di aiuto allo sviluppo sottoscritti a livello europeo, il DPEF non ne ha di fatto tenuto conto.

Infine viene segnalato, dal punto di vista politico, il fatto che si sia totalmente abbandonato il processo di riforma della vetusta Legge 49/87 e dell'intero sistema italiano di cooperazione ritenuto da molti - non solo appatenenti alla società civile - necessario per garantire efficacia, unitarietà e stabilità delle politiche attuate nei paesi in via di sviluppo. "Ancora oggi la cooperazione italiana è dominata dall'"aiuto legato" (cioè dall'obbligo dei paesi beneficiari di acquistare beni e servizi dalle imprese italiane), dalla sudditanza alla politica commerciale del Ministero dell'Economia e all'export del "made in Italy" e magari, come in Afghanistan, dall'intreccio con l'interventismo militare. È una cooperazione "di servizio", subalterna alla logica di un mondo che nel frattempo è radicalmente cambiato."

Insomma, dal Rapporto di Sbilanciamoci! non emerge un quadro finanziario che dimostra di considerare la cooperazione allo sviluppo parte integrante e qualificante della politica estera del nostro paese, strumento di costruzione di rapporti con il resto del mondo e importante sistema di costruzione di relazioni Nord-Sud più giuste, oltre che strumento di lotta alla povertà. Grandi obiettivi che per ora sembrano restare nell'ambito delle affermazioni pubbliche, alle quali non seguono concreti indirizzi di politica internazionale.


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