La conferenza dei donatori offre un forte segnale di sostegno alla Georgia ma Transparency International solleva dubbi sulle mancate consultazioni con il parlamento georgiano e le organizzazioni civili del paese

28/10/2008 -  Anita Clara

In un meeting globale tenutosi mercoledì scorso a Bruxelles e ospitato dall'Unione Europea e dalla Banca Mondiale insieme, un totale di 67 donatori tra nazioni di tutto il mondo ed istituzioni finanziarie hanno promesso 3 miliardi e mezzo di euro alla Georgia per la ricostruzione dopo il conflitto.

La somma supera i 2,8 miliardi di euro considerati indispensabili per intervenire sulle necessità più urgenti della Repubblica caucasica uscente dagli scontri armati con la Russia, e corrispondenti alle stime prospettate dalla Commissione Europea in base al documento di 'Valutazione dei bisogni congiunti' (Joint Needs Assessment) presentato dall'ONU e dalla Banca Mondiale.

Gli USA, dichiarando l'intenzione di elargire alla Georgia un miliardo di dollari in 3 anni (oltre 807 milioni di euro), hanno donato la cifra più consistente, seguiti dal Fondo Monetario Internazionale, che stanzierà 750 milioni di euro, dall'Unione Europea (500 milioni di euro) e dal Giappone (151 milioni di euro).

Il primo ministro georgiano Lado Gurgenidze, presente a Bruxelles, subito dopo la conferenza ha riferito ai giornalisti che il suo paese è profondamente commosso per la dimostrazione di solidarietà ricevuta.

Immediatamente dopo il conflitto sorto tra Russia e Georgia nei territori delle province separatiste di Ossezia del Sud e Abkhazia, la Commissione Europea ha fornito assistenza umanitaria alla popolazione georgiana e cominciato a lavorare a un piano di aiuti complessivi, che raggiungeranno appunto il mezzo miliardo di euro e copriranno il periodo 2008-2010.
Secondo quanto si legge dai comunicati ufficiali rilasciati dall'UE, il finanziamento europeo comprende sovvenzioni di varia provenienza, attinte dai fondi per lo sviluppo delle politiche di vicinato e partenariato, dai fondi per la stabilità, dai fondi dell'aiuto umanitario e dai fondi degli affari economici per l'assistenza macro finanziaria. Il piano dell'UE include anche le spese per la missione di monitoraggio civile in Georgia (EUMM), coperta dal bilancio della politica di sicurezza e di difesa.

Con questo programma complessivo, la Commissione Europea mira a occuparsi concretamente della risistemazione dei profughi interni (le 65.000 persone sradicate dalle loro case e che tuttora vivono nei campi di accoglienza), della riabilitazione delle infrastrutture, specialmente nel settore dell'energia, e del recupero dell'economia, attraverso il pagamento dei salari, delle pensioni e di altri servizi governativi. oltre al risollevamento delle banche commerciali.
Entro la fine del 2008, verranno assegnati i primi di 181,9 milioni di euro per far fronte al dissesto finanziario della Georgia: la donazione sarà suddivisa negli aiuti per i profughi (98,7 milioni di euro), nel recupero dell'economia georgiana (47,8 milioni di euro) e nella missione di monitoraggio partita il primo ottobre (35,4 milioni di euro). Il piano della donazione sarà in seguito soggetto a revisioni periodiche, che si baseranno sul reale ritmo di recupero e di evoluzione dell'economia georgiana.

Il giorno precedente il meeting di Bruxelles, l'organizzazione non governativa Transparency International, dalla sua sezione Transparency Georgia attiva a Tbilisi, aveva lanciato un allarme, avvertendo che la segretezza assoluta della riunione dei donatori e la mancanza di consultazioni con il parlamento georgiano e le organizzazioni civili del paese sono una minaccia grave in quanto rischiano di mettere a repentaglio la limpidità nella distribuzione degli aiuti.
La critica mossa da parte dell'organizzazione indipendente, che dal 2000 lotta contro la corruzione in Georgia, rilevava che a Bruxelles si sarebbero incontrati i rappresentanti delle nazioni donatrici e il governo georgiano, oltre alle istituzioni multilaterali, per decidere riguardo a centinaia di milioni di euro da destinare alla Georgia, ma che la conferenza si sarebbe tenuta a porte chiuse e che «nonostante ripetute richieste, a nessun rappresentante georgiano, a parte il piccolo team di governo, e a nessun osservatore internazionale indipendente è stato permesso di seguirne le sedute».

Le polemiche sollevate da Transparency Georgia riguardo alla conferenza dei donatori fanno riferimento innanzitutto al processo decisionale, definito «poco trasparente» dall'organizzazione, che ha specificato: «lo stanziamento di aiuti deciso a porte chiuse manca di rispetto sia verso chi paga le tasse presso le nazioni donatrici, sia verso i cittadini della Georgia. L'assenza di trasparenza riduce le probabilità che quel denaro raggiunga chi ne ha più bisogno. Se i donatori vogliono veramente supportare lo sviluppo della Georgia, allora devono assicurarsi che questo aiuto sia democraticamente motivato».

L'organizzazione no-profit ha dichiarato che «ripartire questa enorme somma a porte chiuse e in base a un documento segreto non è un buon esempio di democrazia perché, se i georgiani non possono avere niente da dire su come questo denaro sarà speso, la democrazia in Georgia sarà indebolita anziché rafforzata».

Il direttore di Transparency Georgia Tamuna Karosanidze ha lanciato un appello ai rappresentanti dei paesi donatori, affinché stabiliscano chiare procedure di responsabilità e trasparenza per tutte le parti implicate negli aiuti alla Georgia, a partire dalla pubblicazione di dettagliati resoconti di bilancio, e ha rivolto una petizione al governo della Georgia, affinché rilasci immediatamente l'intero testo della "valutazione dei bisogni congiunti", con l'eccezione di quei passaggi che contengano dati suscettibili di confidenzialità, e metta la discussione di questo documento all'ordine del giorno in parlamento.


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