6 febbraio 2020
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La tragica attualità degli stupri di guerra e la soggettività delle donne in tre giorni di incontri che si tengono a Roma tra il 22 febbraio e il 4 aprile su iniziativa, tra gli altri, dell'associazione "Bosna u Srcu. Comunità di Bosnia Erzegovina Roma-Italia"

Fonte: Bosna u Srcu. Comunità di Bosnia Erzegovina Roma-Italia

Tra il 22 febbraio e il 4 aprile, a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne (via della Lungara 19) si terrà l’iniziativa “Dal Ruanda ai Balcani, ai campi di detenzione libici, greci e turchi. La tragica attualità degli stupri di guerra e la soggettività delle donne”, su organizzazione di “Bosna u surcu” (La Bosnia nel cuore), “Progetto Rwanda”, “Lesconfinate”; “ND – Noidonne”, in collaborazione con la "Casa Internazionale delle donne", il "CSV Lazio" e "NoiDonne TrePuntoZero".

In queste tre giornate verranno raccontate le conseguenze di guerre recenti, le storie della Bosnia ed Erzegovina, dove ancora la pace è fredda, le separazioni etniche una realtà pesante; del Kosovo, dove gli stupri di guerra riemergono nella coscienza collettiva superando i silenzi e le vergogne individuali; e la storia del Ruanda, il Paese delle donne, che dopo il genocidio dei Tutsi hanno ricostruito il loro paese.

A raccontare queste storie nelle prime due giornate saranno le voci dei film e dei documentari, le testimoni, le associazioni delle donne coinvolte, nei Balcani come in Ruanda. Turchia, Kurdistan, Nigeria, Darfur, Cile.. . sono tanti i teatri di guerra e di stupri di guerra aperti, che affronteremo con altre iniziative, ma non potevamo non affrontare da subito le violenze che subiscono le donne migranti, nel “viaggio”, nei campi di concentramento libici, turchi e greci, nei centri di detenzione europei.

Infine, verrà presentato un documento conclusivo con alcune richieste molto chiare: la protezione internazionale per le migranti vittime di stupro e violenze; il risarcimento alle donne vittime degli stupri di guerra, il riconoscimento delle problematiche e dei diritti delle figlie e dei figli degli stupri. Saranno interpellati i singoli stati e gli organismi internazionali ed europei.

Stupri di guerra, , stupri etnici, contro le donne, ma non solo, violenze sulla popolazione civile, fino al genocidio: avvengono in tutte le guerre in diverse forme di brutalità, ieri e oggi. Non si possono comprendere gli eventi bellici senza cogliere la dimensione sessuale che li fonda e li attraversa.

Fin da tempi antichi lo stupro è stato considerato un “normale bottino di guerra”, nella storia più recente un “danno collaterale delle guerre”, con conseguente impunità: nessuno dei due tribunali istituiti a Tokyo e a Norimberga ha riconosciuto il reato di stupro. Nelle Convenzioni di Ginevra (1949) lo stupro di guerra fu considerato un attacco “all’onore” (di fatto dell’uomo); fu invece considerato crimine di guerra dalla giurisprudenza dei due Tribunali internazionali, per l’ex Jugoslavia e per il Ruanda, istituiti rispettivamente nel 1993 e nel 1994; fino al riconoscimento dello stupro di guerra come crimine contro l’umanità nello Statuto della Corte penale internazionale nel 1998.

Un’arma di guerra, quello dello stupro, che oltre essere strumento di annientamento del nemico attraverso il corpo delle donne per distruggere un possibile futuro di convivenza, una violazione dell’anima e della dignità di migliaia di donne. Donne che ancora oggi portano in sé sentimenti e stati d’animo come pudore, vergogna, silenzio, sofferenza, depressione e solitudine, in comunità che spesso le considerano non vittime ma fonte di disonore.

Temi che verranno affrontati con le tante voci previste nei tre incontri: Sabato 22 febbraio, “Bosnia Erzegovina. Vicini di casa”; sabato 14 marzo, “Kosovo. Ruanda. Il riscatto”; sabato 4 aprile, “Il corpo delle migranti”.

Si veda il programma dettagliato . Per informazioni vai alla pagina Facebook di "Bosna u Srcu" .