Sarajevo: generazione anni ’90
06/04/2016, Redazione
Un fotoracconto che esplora la generazione dei poco meno che trentenni a Sarajevo. Foto e testo di Dario Fatello. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Generazione-rada
La mia generazione a Sarajevo, e in tutta la Bosnia, è rada; molti sono emigrati con la famiglia allo scoppio della guerra tornandoci alla fine o per niente, altri sono morti, vittime innocenti. A Sarajevo, nel parco di fronte la sede di Al Jazeera, c'è un monumento in vetro contornato da una fontana; è dedicato ai bambini morti durante quell'inferno. I loro nomi sono scritti su lastre di ottone ben lucido, con data di nascita e dipartita. È stato doloroso rendersi conto che erano miei coetanei. Oggi sarebbero trentenni.

Dario
Dario a Sarajevo ci è nato 26 anni fa. Suo padre è bosniaco mentre sua madre è per metà serba e l'altra croata. Allo scoppio della guerra sua madre finì nella lista dei ricercati speciali perché dirigente governativo; scappò di notte insieme ai suoi figli verso la Croazia per approdare a Mestre, mentre suo marito rimase a Sarajevo "per difendere la città"”.

Corpo-umano
"Tutti questi libri li ho riportati dall'Italia, ma la mia preferita rimane l'enciclopedia del corpo umano De Agostini", Dario brilla mentre mostra fiero un frammento della sua infanzia italiana. La sua camera è spoglia, poche cose indispensabili, il letto che divide con la fidanzata studentessa, la scrivania per il pc ed una minuscola libreria.

Proteste-1
Nella prima metà del 2014 la Bosnia si trovò infuocata da proteste e sommosse figlie di povertà e disoccupazione; iniziate dalla città di Tuzla, i rumorosi tumulti s’estesero fulmineamente al resto del paese, portando all’incendio dell’importante palazzo della Presidenza, in pieno centro a Sarajevo. Gruppi di cittadini stanchi dal cristallino immobilismo, della corruzione e del ristagno economico incendiarono municipi e ministeri, ma vennero messi a tacere dalla polizia in malo modo, resi nuovamente un brusio latente.

Skate
Ha i capelli capelli di un biondo platino e veste con abiti vissuti dei suoi studi d'artista. Vanja studia all'Accademia delle Belle arti di Sarajevo, è uno skater e leader di una band "simil grunge rock" come dice lui.

Artista
I primi 15 anni della sua vita li ha passati in Germania, rifugiato di guerra, ma a differenza di altri Sarajevo non la vorrebbe lasciare, "anche se vivere d’arte in un paese affamato dalla crisi è quasi impossibile".

Capitalismo
Senza mezze parole, ai suoi occhi il responsabile della crisi è quel capitalismo, arrivato dopo la guerra, che imperversa nell’economia e nella società bosniaca disperdendo e bruciando valori in nome dell’apparenza e del possedere ad ogni costo. “Viaggiare, osservare, conoscere, apprendere, tornare ” ecco le parole cardine che scorrono fluide nei discorsi di Vanija, parole di chi ha fame di sapere e crescita, ma con le radici ben salde dove è nato.

Tossico
"Una volta ho comprato degli acidi da un tossico, ma erano cattivi, fatti con il liquido delle batterie e sono stato parecchio male.....poi ho saputo che il tipo si era disintossicato e convertito, ed era andato a combattere in Siria ".

Futuro
Amina si laureerà in architettura il prossimo novembre al politecnico di Sarajevo. È minuta, un fisico snello ed attraente incoronato dal un volto gentile che non tradisce emozioni. Fuma di continuo, una sigaretta dopo l'altra ben stretta tra indice e medio mentre, con lo sguardo assorto, illustra minuziosamente il suo futuro.

Danish-dream
“Andrò a Copenaghen, ci sono i miei parenti ed io ci sono stata durante la guerra, farò l'architetto lì". Amina è mussulmana di nascita, ma lei si definisce atea "perché la religione nella mia famiglia ha portato solo dolore".

Boris
”Sei italiano, ti piace Moravia? E i promessi Sposi?" ha esordito così Boris la prima volta che ci siamo incontrati, illuminandomi del suo amore per la letteratura italiana, passione confermata quando i promessi sposi se li è ritrovati tra le mani, ed incredulo ha scandito lentamente quell'adorato nome: " A l e s s a n d r o M a n z o n i “.

Libri
Figlio di fedelissimi titini, Boris ha 26 anni intensamente vissuti a Sarajevo. Laureatosi in letteratura è diventato giornalista per una radio locale ma la sua vita gira tutta intorno alla scrittura, " alle libertà che solo la mia mente mi permette”. Ad oggi Boris ha scritto e auto pubblicato 3 romanzi che vende ogni giorno ai passanti, promuovendosi con erudita timidezza. "Nei miei libri non parlo di guerra, io mi ispiro ai grandi, ai maestri".




