Mostar: l'antifascismo dimenticato

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14 febbraio 2018

Il 14 febbraio del 1945, tre divisioni dell'Esercito popolare di liberazione entravano a Mostar liberandola dalle forze di occupazione. Venti anni dopo veniva inaugurato il "Partizansko groblje", monumento dedicato ai partigiani della città caduti durante il conflitto, opera dell'architetto Bogdan Bogdanović. E' stato per decenni simbolo e luogo molto amato, dagli anni '90 versa in totale stato di abbandono. Foto di Bruno Maran, testi di Nicole Corritore

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L'idea della sua realizzazione partì agli inizi degli anni '60 per iniziativa di Džemal Bijedić, alto funzionario della Lega dei Comunisti, in onore dei caduti sul Fronte di Liberazione Nazionale
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Il progetto del cimitero monumentale fu opera dell'architetto belgradese Bogdan Bogdanović, già conosciuto per aver realizzato in Jugoslavia altri quattro memoriali dedicati alle vittime del fascismo e ai caduti della Resistenza
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Il monumento venne inaugurato ufficialmente nel 1965, in presenza di migliaia di persone e di alte cariche dello stato accanto al Maresciallo Josip Broz Tito, presidente della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia
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Costruito a pochi chilometri dallo Stari Most (il Ponte Vecchio), nella parte ovest della città, si distende in un'ampia area verde di circa 5.000 mq e distribuito su sei terrazze dalle linee irregolari
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La massiccia costruzione, che segue un percorso pavimentato di oltre 300 metri in salita oltre ad altri 20 metri sulla cima della collina, domina la città e fino all'inizio del conflitto degli anni '90 fu un luogo di incontro molto frequentato
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L'architetto Bogdan Bogdanović concepì il memoriale per offrire il dovuto "riposo" a più di 600 caduti partigiani di Mostar, costellando il parco di pietre che ricordano tronchi di alberi tagliati, come sinonimo di giovani vite improvvisamente interrotte
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Il Cimitero accoglie decine e decine di lapidi, realizzate con lastre di pietra prese dagli edifici vecchi e devastati durante la Seconda Guerra Mondiale a Mostar, ed ognuna racchiude un proprio significato simbolico
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Ogni anniversario, per decenni, centinaia di persone si riversavano in questo luogo di memoria. Negli anni '90 cominciò la devastazione: il primo atto vandalico, realizzato con esplosivi, avvenne nella notte fra il 13 e il 14 febbraio 1992, prima dell'ultima commemorazione ante-guerra
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Durante il conflitto 1992-1995 e fino ai giorni nostri il complesso monumentale è stato danneggiato soprattutto da azioni vandaliche e da scritte fasciste che inneggiano agli ustascia o che rinnegano e offendono la memoria dei partigiani
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Nonostante i diversi appelli delle associazioni antifasciste locali e internazionali, e nonostante nel 2006 sia stato dichiarato Monumento nazionale della Bosnia Erzegovina, il "Partizansko groblje" è stato lasciato in totale stato di abbandono
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Solo nel 2008, dopo anni di denunce pubbliche dello stato di devastazione, il governo norvegese finanziò una prima ristrutturazione del monumento. Lavori parziali che si fermarono nel 2010, senza che si arrivasse a recuperare le inscrizioni e le lapidi dedicate agli eroi partigiani
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Bogdanović pensò al memoriale come la "Mostar morta" che guarda la "Mostar viva" per cui si era sacrificata. Ma durante gli anni '90, quando pure lui dovette chiedere esilio all'estero, scrisse nel suo libro "La città dei morti di Mostar", del 1997: "E tutto ciò che resta della mia promessa originale è che l'ex città dei morti e l'ex città dei vivi continuano a guardarsi... ma con occhi vuoti, neri e bruciati"