Mir Sada: volti di vent’anni fa
30/08/2013, Redazione
Agosto 1993, viene realizzata l’iniziativa "Mir Sada (Pace ora). Si vive una sola pace", promossa dai “Beati Costruttori di Pace” e dall’associazione francese “Equilibre”. L’obiettivo era quello di entrare a Sarajevo con migliaia di pacifisti italiani e stranieri. Foto di Mario Boccia, testi di Nicole Corritore

Ancona
Sono oltre duemila i pacifisti italiani e provenienti da paesi europei ed extraeuropei, che aderiscono a Mir Sada. I primi 1200 pacifisti si ritrovano il 1° agosto in un grande hangar nei pressi del porto di Ancona. In attesa dell'imbarco per Spalato, avvengono incontri tra i cosiddetti "gruppi di affinità" e riunioni in assemblea plenaria. Altri gruppi arriveranno nei tre giorni successivi direttamente al campo base di Spalato

Molo-1
Si avvicina il momento dell'imbarco. I gruppi di affinità si raccolgono in cerchio, in attesa del loro turno per salire sul traghetto. Il penultimo a destra nella foto è Marco Ferrero. Durante Mir Sada sarà addetto ai collegamenti radio con l'Unità di crisi del ministero Afffari Esteri a Roma. Avvocato, dal 2006 è presidente delle Acli di Padova

Imbarco
Inizia l'imbarco sul traghetto Ivan Zajc, della compagnia croata Jadrolinija. Ogni pacifista ha partecipato alla raccolta di aiuti umanitari in parte stivati negli autobus, pullmini e auto e in parte negli zaini che portano sulle spalle. Il programma prevede che vengano distribuiti in campi profughi in Croazia e a Sarajevo, in Bosnia Erzegovina, tappa finale dell'iniziativa nonviolenta

Ricordo
Otto di sera, il traghetto è pronto a partire. Sulla battagliola viene appeso uno striscione in ricordo di attivisti del movimento pacifista, morti nella primavera di quell'anno. Il 20 aprile muore per malattia Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e ideatore della marcia del 500 del dicembre 1992. Il 29 maggio vengono uccisi, in un agguato in Bosnia Erzegovina, tre volontari bresciani: Sergio Lana, Guido Puletti, Fabio Moreni

Partenza-2
Mentre la nave salpa, i monaci buddisti che partecipano all'iniziativa battono sui loro strumenti a percussione il tam-tam. Per salutare coloro che sono rimasti sul molo e per portare buon auspicio al viaggio. Un ritmico suono che accompagna la nave fino in mare aperto e che ricomincia la mattina successiva, in vista del porto di Spalato

Spalato
Il 2 agosto i pacifisti si accampano a Spalato presso un parco cittadino, tutt'intorno a una montagnetta delimitata da strisce off limit apposte dalle autorità croate. Si scoprirà poi che il colle viene usatо come postazione di avvistamento militare. I pacifisti devono fare i conti con le prime difficoltà: le autorità croate rifiutano i 10 pullman promessi che dovevano sopperire ai mezzi di trasporto mancanti

Informazioni
A raccolta per condividere informazioni importanti. Dai contatti locali militari e istituzionali, ma anche dai caschi blu, con i quali nei giorni precedenti si era contrattato il passaggio di Mir Sada in territorio bosniaco, cominciano ad arrivare inviti a non procedere. Il conflitto in Bosnia Erzegovina si è intensificato e la Nato ha lanciato la minaccia di bombardare le postazioni serbe che assediano Sarajevo

Stampa
All'iniziativa partecipano diversi giornalisti. Alcuni di loro anche come sostenitori dell'iniziativa Mir Sada. L'uomo in primo piano, con le mani appoggiate al bloc notes, è Valerio Ochetto. Giornalista Rai di area cattolica, nel 1972 venne arrestato a Praga per aver intervistato dissidenti cecoslovacchi e venne liberato dopo 43 giorni. Negli anni novanta seguì il conflitto bosniaco per il mensile Messaggero di Sant'Antonio

Organizzazione-1
I due portavoce delle organizzazioni promotrici, ascoltano i partecipanti al dibattito. Sono, in primo piano nella foto, Don Albino Bizzotto, presidente dei "Beati Costruttori di Pace" con sede a Padova e Alain Michelle, presidente dell'associazione umanitaria francesce "Equilibre" (sulla sinistra e dietro a Don Albino Bizzotto) responsabile della logistica e dell'assistenza medica durante Mir Sada

Pausa
Tra il 2 e il 4 agosto i pacifisti rimangono bloccati all'accampamento di Spalato. Tra le diverse riunioni di gruppo e le assemblee generali organizzate per condividere informazioni in arrivo dai territori in guerra e per decidere se proseguire verso Sarajevo, si trovano anche momenti di pausa

Locatelli
L'accampamento di Spalato è costellato di cartelloni informativi appesi agli alberi, tradotti in diverse lingue. Il ragazzo con i capelli lunghi neri, raccolti in una coda, è Gabriele Moreno Locatelli. Moreno è uno dei volontari dei Beati Costruttori di Pace che resterà a Sarajevo nei mesi successivi. Verrà ucciso da un cecchino il 3 ottobre 1993 sul ponte Vrbanja, durante un'iniziativa organizzata dagli stessi Beati

Manifestazioni
Durante i giorni di permanenza a Spalato, la sera i pacifisti organizzano manifestazioni nel centro cittadino e nella zona del porto. Soprattutto nella vasta Trg Republike (Piazza Repubblica), dove i partecipanti a Mir Sada tentano il coinvolgimento dei cittadini spalatini

Musica-2
Lungo tutta l'iniziativa Mir Sada, che durerà fino al 14 agosto, la musica e il canto accompagnano le giornate dei pacifisti. Quasi ogni gruppo di affinità ha portato con sè uno strumento. Nella foto un altro momento delle manifestazioni nella piazza Repubblica di Spalato

Pace-2
Durante gli incontri con le popolazioni dei luoghi che Mir Sada attraverserà, vengono distribuiti volantini in lingua locale e portati cartelloni con slogan pacifisti. Nella foto, i due cartelloni realizzati dal gruppo proveniente dal Friuli Venezia Giulia, recitano: "La pace è ossigeno", "La pace non ha nazionalità"

Incontri-2
Giovani di Spalato si avvicinano ai manifestanti di Mir Sada. Chiedono spiegazioni sull'iniziativa, intessono discussioni sul senso della stessa e dell'opzione di soluzione dei conflitti attraverso azioni nonviolente. Concetti che in Croazia, in guerra da due anni, è difficile far comprendere nonostante, fin dal settembre 1991, siano attivi i pacifisti dell'ARK - AntiRatna Kampanja Hrvatske (Campagna croata contro la guerra)

Corsa
I bambini sono quelli che tra i cittadini vengono attratti immediatamente dalle catene umane, dai balli in cerchio e dai girotondi. Qui la corsa di alcuni di loro, alla fine della manifestazione in piazza della Repubblica a Spalato. Un gran numero di questi pacifisti si prepara alla partenza, il giorno dopo, per Sarajevo

Prozor
La mattina del 4 agosto poco più di 800 dei pacifisti arrivati a Spalato, partono alla volta di Sarajevo. Percorrono la strada verso Duvno/Tomislavgrad per arrivare all'alba del 5 agosto nel pressi del lago Ramsko, vicino alla cittadina di Prozor. L'ultima auto della colonna viene sequestrata da paramilitari croato-bosniaci e si decide l'accampamento sulla riva del lago

Assemblea
La mattina del 5 agosto passa lenta sotto a un sole implacabile. I pacifisti si riuniscono in assemblea generale per discutere sugli avvenimenti in corso in Bosnia Erzegovina e sui rischi che si potrebbero correre nel proseguire. Si attende il ritorno della delegazione partita in direzione di Sarajevo per ottenere una tregua tra i contendenti e garanzie sulla sicurezza del percorso

Gruppi
Durante la giornata del 5 avvengono riunioni dei singoli "gruppi di affinità". Una modalità che era stata usata anche in Italia durante i mesi di preparazione dei pacifisti all'iniziativa nonviolenta Mir Sada. Le riunioni in piccoli gruppi permettono di condividere e discutere le informazioni ricevute in assemblea generale per poi restituire alla stessa le posizioni e le proposte emerse in ciascun gruppo

Sorriso-1
L'attesa nei pressi di Prozor vede una grande solidarietà tra i partecipanti, appartenenti a realtà della società civile e del movimento pacifista, molto diverse tra loro. A sinistra nella foto Raffaella Bolini, di Arci e rappresentante del neonato "ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà", oggi responsabile di Arci internazionale. Accanto, Carmen Bertolazzi, presidente di "Arcisolidarietà Ora d'Aria"

Riparo
Il padre francescano Alain Richard è francese ma per partecipare a Mir Sada è partito dagli USA dove abita. E' uno dei più importanti portavoce del movimento per la pace mondiale. Negli anni duemila torna a vivere in Francia e lancia un nuovo modo di manifestare pacificamente: i "cercle de silence" che prevedono la raccolta, ogni mese in giorno e ora stabilita, di manifestanti in cerchio e in silenzio in una piazza pubblica

Ascolto
Franco Passuello, durante un'assemblea sulle rive del lago di Ramsko. Passuello è vicepresidente Acli - Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani e ne ricopre la presidenza da marzo 1994. Nel 1998 si dimette, per ricoprire l'incarico di responsabile dell'organizzazione della segreteria nazionale dei DS - Democratici di sinistra. Ha poi ricoperto diversi incarichi nel settore formazione e sindacale

Preoccupazione
E' tornata la delegazione di Mir Sada, partita nella mattinata in direzione di Sarajevo. Anna Luisa Leonardi, moglie del famoso sociologo Alberto L'Abate impegnato nella ricerca per la pace e la nonviolenza, ascolta corrucciata il resoconto. Le notizie sono preoccupanti ed ora i partecipanti a Mir Sada dovranno decidere se proseguire o tornare indietro a Spalato, dove sono rimasti più di mille pacifisti

Delegazione
Nel pomeriggio del 5 agosto la delegazione dell'organizzazione torna con notizie negative. I rappresentanti militari incontrati hanno dato l'ordine di lasciare immediatamente Prozor e di non proseguire. Con il microfono in mano, Lisa Clark dei Beati Costruttori di Pace e poi, verso destra, Don Albino Bizzotto, Alain Michelle di Equilibre, il deputato Chicco Crippa dei Verdi e Marco Baino della Rete Formazione alla Nonviolenza

Elicottero
Mentre su una sponda i pacifisti si riuniscono, sull'altra sponda del lago Ramsko le postazioni militari dell'HVO (esercito croato-bosniaco) bombardano con l'artiglieria la cittadina di Gornji Vakuf abitata da bosniaci-musulmani. Al contempo, sulla spianata vicina all'accampamento dei pacifisti, continua l'atterraggio di elicotteri militari con feriti croato-bosniaci

Civili
Civili, donne, anziani e bambini, si avvicinano agli elicotteri per sapere se tra i feriti o le salme ci sono parenti o conoscenti. Il libro in 4 volumi "Bosanska knjiga mrtvih" (The Bosnian book of the Dead) pubblicato nel 2012 e realizzato dal Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo assieme al Centro per il diritto umanitario di Belgrado e da Documenta di Zagabria, elenca 95.940 morti nella guerra '92-'95

Feriti
Tra i soldati feriti scaricati dall'elicottero chi riesce a camminare, anche se con difficoltà, viene portato via dai parenti. L'assistenza presso le - poche - strutture sanitarie viene offerta solo ai casi più gravi

Ambulanza
Uno dei feriti più gravi portati sulle rive del lago Ramsko, viene caricato sull'ambulanza. La Bosnia Erzegovina è il paese che, tra quelli coinvolti nelle guerre degli anni '90, conterà il più alto numero di disabili causati dal conflitto e dalle migliaia di mine disseminate su una vasta area del paese

Sostegno
Il militare ferito ad un piede non può camminare e viene sostenuto e portato via dal fratello

Militare
Il territorio attorno a Prozor è una delle retrovie dell'esercito croato-bosniaco più importanti. Da qui partono i rinforzi verso l'interno della Bosnia Erzegovina, fino a Kiseljak vicino a Sarajevo sotto controllo croato-bosniaco. Ma è anche il punto in cui arrivano dal fronte i soldati che tornano a casa per le brevi licenze concesse

Mappa
Il 6 agosto arrivano notizie sull'intensificarsi degli scontri tra croati e musulmani e sull'annuncio della Nato di voler bombardare le postazioni serbe che stanno assediando Sarajevo. Inoltre, arrivano a Mir Sada le minacce per parte serbo-bosniaca. Equilibre, per voce del presidente Alain Michelle, annuncia il ritiro dei francesi che tornano a Spalato. I restanti pacifisti restano a Ramsko per decidere il da farsi

Appello
Il 7 agosto, durante un contatto radio con l'Unità di crisi della Farnesina, i pacifisti rimasti a Ramsko vengono informati del peggioramento della situazione. Proseguire per Sarajevo significa rischiare la prigionia o il martirio. In assemblea generale viene deciso di non proseguire verso la capitale bosniaca, ma di scrivere un appello da consegnare alla vicina base delle forze di pace Onu (Unprofor)

Onu
In assemblea generale viene redatto un appello rivolto alla comunità internazionale. Mir Sada chiede che la stessa si prenda la responsabilità delle conseguenze della totale inazione di quei mesi e che metta in atto immediati interventi di pacificazione per un definitivo cessate il fuoco. Tutti i pacifisti si spostano poi alla base Onu nei pressi del lago di Ramsko, totalmente recintata con sacchi di sabbia e filo spinato

Consegna
Alla base Onu è di stanza il corpo inglese. La caserma funge da base logistica per la costruzione delle "piste", cioè strade sterrate costruite per permettere il passaggio dei trasporti umanitari o dei caschi blu dell'Unprofor verso l'interno della Bosnia Erzegovina. Alla consegna dell'appello partecipa anche Dino Frisullo, nella foto a sinistra con la sigaretta in mano, presidente dell' associazione 'Senza confine'

Preghiera-1
Si attende l'uscita dalla base della delegazione. Lungo un lato del recinto della base Onu, i monaci buddisti che hanno aderito a Mir Sada iniziano la preghiera

Mostar-1
Dal lago di Ramsko un gruppo di 58 decide di proseguire verso Sarajevo, tutti gli altri tornano a Spalato. Da lì, riunitisi con i pacifisti rimasti alla base spalatina, si avviano contrattazioni con le parti croata e musulmana per permettere a Mir Sada l'ingresso a Mostar. Una città divisa in due, est e ovest, dal conflitto. L'intento dei pacifisti è spingerli a una tregua e portare ad entrambe le parti gli aiuti umanitari trasportati dall'Italia

Canti
Nel pomeriggio del 9 agosto, dopo un blocco da parte dell'HVO presso Široki Brijeg, viene permesso a solo 500 pacifisti di scendere a Mostar ovest. Gli altri dovranno rinunciare. I pacifisti si riuniscono nella piazza davanti alla cattedrale, dove resteranno due ore. Non viene loro permesso di avvicinarsi alla parte est, né di incontrare una delegazione musulmana

Discorso
Mentre i pacifisti sono nella piazza della cattedrale, non viene rispettato nemmeno il cessate il fuoco. Durante il discorso tenuto sulle gradinate, l'artiglieria croato-bosniaca continua a bombardare verso est la parte musulmana. Nella foto, Dino Frisullo con il microfono in mano. Alla sua destra Tom Benetollo, allora presidente di ArciNova e poi presidente Arci dal 1995 fino alla sua morte precoce nel 2004

Bandiere-1
Mentre si tengono i discorsi, tra gli altri, di Monsignor Bettazzi, vescovo di Ivrea e Tom Benetollo, i pacifisti stendono a terra e appendono tutto intorno alla piazza le decine di bandiere della pace portate dall'Italia. Molte di queste verranno poi regalate ai cittadini di Mostar che incuriositi si sono avvicinati alla piazza per assistere

Sogno
I pacifisti si preparano a lasciare Mostar. La bandiera riporta una parte del famoso discorso pubblico di Martin Luther King nell'agosto del 1963 in cui lanciò l'appello per la fine della segregazione razziale negli Stati Uniti. Fu sostenitore della resistenza pacifica e della lotta nonviolenta per il riconoscimento di pari diritti ai neri d'America

Vescovi
Alla fine dell'iniziativa davanti alla cattedrale di Mostar ovest, tre importanti rappresentanti della chiesa cattolica chiacchierano in disparte. Sono, da sinistra, il vescovo di Mostar Ratko Perić, che non ha partecipato al discorso pubblico ma ha solo risposto alle domande dei giornalisti. Al centro il vescovo di Saluzzo, Diego Bona e per ultimo Monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea

Consorzio
Si sta lasciando Mostar. Nella foto tre persone che opereranno per anni nell'ambito dell'ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà. Una rete, creata con il sostegno di Arci, Acli e Assopace, per mettere in relazione decine e decine di gruppi coinvolti in attività di aiuto alle popolazioni della ex-Jugoslavia. Sono Mario Zichina, a sinistra con capelli neri lunghi e barba, Raffaella Bolini con la maglia a righe e dietro di lei, con pizzetto e occhiali, Gianfranco Schiavone

Dialogo
Tutto intorno alla piazza della cattedrale, assieme ai civili di Mostar ci sono molti militari dell'HVO. Prima di andare via, alcuni pacifisti tentano di intessere un dialogo con alcuni di loro. Nella foto Gilberto Principi, responsabile del deposito di materiale umanitario di Falconara, nei pressi Ancona, regala la bandiera della pace a un soldato croato-bosniaco

Saluto-2
Ai cinquecento pacifisti viene richiesto di ripartire, dopo due ore di permanenza a Mostar ovest. I bambini che hanno accerchiato alcuni gruppi seduti sui muretti attorno alla cattedrale, hanno voluto in regalo alcune bandiere della pace

Acqua
Durante il ritorno da Mostar verso l'accampamento di Spalato, i partecipanti a Mir Sada faranno alcuni tratti di strada a piedi. L'obiettivo è quello di venire in contatto con gli abitanti delle case che corrono lungo la strada che da Mostar si inerpica verso Široki Brijeg. Un forte e improvviso acquazzone accompagna tutta la marcia

Aiuto
Sulla strada di ritorno da Mostar, un ragazzo dei Beati Costruttori di Pace cerca di far da scudo a una suora minuta. Mentre la colonna di pacifisti rientra a Spalato, arriva via radio un'importante comunicazione dell'Unità di crisi della Farnesina. I 58 pacifisti che dal lago di Ramsko avevano voluto proseguire verso Sarajevo, la sera precedente sono riusciti ad arrivare a Vitez

Ritorno-2
Il 10 agosto una gran parte dei partecipanti a Mir Sada torna in Italia. Altri rimangono a Spalato ancora qualche giorno. L'11 agosto arriva la notizia che i 58 "irriducibili", che da Ramsko avevano proseguito contrariamente alle decisioni della maggioranza, sono riusciti ad entrare a Sarajevo. Quella sera, i pacifisti di stanza al campo di Spalato organizzano una manifestazione-concerto in città.

Racconto
Al porto di Ancona si tiene una conferenza stampa per restituire alla stampa il racconto dell'iniziativa e per informare sugli obiettivi futuri. Nella foto, a sinistra, padre Fabrizio Forti del convento dei Cappuccini di Trento. Accanto siede Giovanni Bianchi, allora presidente di Acli viene eletto deputato nel 1994 e poi rieletto nelle successive due legislature

Comunicazione-1
Ancona, foto di gruppo davanti al furgone che ha funzionato da ufficio stampa e da stazione radio durante tutta l'iniziativa Mir Sada. Nella fila di persone in piedi, secondo da sinistra in giacca e con gli occhiali c'è Giorgio Bonelli, che ha ricoperto il ruolo di responsabile dell'ufficio stampa. Davanti, secondo da sinistra, c'è invece il giornalista fotoreporter Mario Boccia (autore delle foto di questa galleria)

Movimento
I pacifisti tornano a casa con diverse, e a volte opposte, considerazioni rispetto a Mir Sada. Alcuni ritengono che abbia avuto importanti risvolti positivi, nonostante non si sia arrivati a Sarajevo. Altri ritengono che si sarebbe potuto fare di più. Di sicuro Mir Sada ha contribuito molto nel creare quelle reti che produrranno in Italia un vasto e multiforme movimento di solidarietà con la ex-Jugoslavia. A oltre vent'anni dall'inizio di quella mobilitazione, OBCT ha iniziato a indagare questo importante capitolo della storia europea con il progetto “Cercavamo la pace”.




