Lavori forzati al fronte: prigionieri russi, serbi e rumeni

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15 marzo 2021

Furono migliaia i prigionieri di guerra - soprattutto russi ma anche serbi e rumeni - ad essere impiegati in Tirolo durante la Prima guerra mondiale. Una fotogalleria a cura di Marco Abram, ricercatore di OBC Transeuropa

A pochi mesi dallo scoppio della Prima guerra mondiale, le potenze belligeranti si trovarono a fare i conti con un numero di prigionieri sempre più imponente. In un conflitto che spremeva tutte le risorse dei paesi e delle società coinvolti, questi divennero una fonte di forza lavoro indispensabile e finirono impiegati in modo coatto anche per lo sforzo bellico, per quanto esplicitamente vietato dalle convenzioni internazionali. Per sostenere le operazioni militari nel conflitto con l’Italia, l’Austria-Ungheria trasferì e impiegò in Tirolo migliaia di prigionieri di guerra, soprattutto russi, ma anche serbi e in piccola parte rumeni (mentre i prigionieri italiani venivano generalmente trasferiti lontano dal fronte). Si tratta di una vicenda poco nota, che abbiamo provato a raccontare in passato e che riprendiamo nel progetto Gli ultimi della grande guerra: memoria in rete, guidato dal Museo Storico Italiano della Guerra  di Rovereto.