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Kosovo No Borders
03/11/2011, Redazione
Nei giorni scorsi a Rovereto l’inaugurazione della mostra fotografica No Borders. Un gruppo di giovani della Facoltà d’arte di Pristina e delle scuole superiori di Gračanica hanno visitato diversi luoghi del Kosovo, raccontandoli

Ambiente
E poi un contrasto. Della spazzatura da una parte e un paesaggio dall'altra. Il tema dell'ecologia non è certo estraneo a questi ragazzi.

Bandiere-5
Altro scatto che ha suscitato molta curiosità quello di tre bandiere. Su un lato quella dell'Albania, al lato opposto quella della Serbia e al centro quella del nuovo stato del Kosovo. “Perché in bianco e nero?" si è chiesto dal pubblico, indicando quest'ultima. "Perché è una bandiera in cui nessuna delle comunità che abitano il Kosovo si riconosce", ha affermato Marigona.

Cosa-significa
Estremamente interessante poi il commento delle due fotografe agli scatti proiettati. Al criterio prettamente estetico è chiaro che questi giovani kosovari hanno prediletto il significato che attribuivano a ciascuno scatto.

Documento-muto
“E' stato un dibattito estremamente interessante”, commenta alla fine Camillo Zadra, direttore del Museo. “E' emerso chiaramente il tema della fotografia come documento muto. Un tema che ci troviamo ad affrontare quotidianamente come istituzione museale. La foto non parla. Va quindi interpretata. E in questo sta tutta la sua forza e la sua ambiguità”.

Dopo-il-Kosovo-in-Italia
Promotrice dell'iniziativa l'Operazione Colomba, che opera nell'area in collaborazione con il Tavolo trentino con il Kosovo. La mostra, dopo essere stata esposta nel settembre 2010 in quattro luoghi molto significativi per la storia recente del Kosovo, Prishtinë/Priština, Gračanica/Graçanicë, Peja/Peć e Goraždevac/Gorazhdeci, arriva ora in Italia, in Trentino Alto Adige.

Due-chiese
Sulla parete è proiettato un fotomontaggio. Siamo a Pristina, Kosovo, in un'area di proprietà dell'Università. "In quest'area non si potrebbero costruire edifici religiosi. Ma Milošević vi volle un'enorme chiesa ortodossa, che, ancora incompleta, è rimasto un simbolo vuoto del vecchio regime. Poco distante è stata costruita la cattedrale di Pristina. Da cattolico non posso non notare come nei Balcani, la costruzione di un edificio religioso ha assunto un significato prettamente politico" aggiunge Fabrizio Bettini di Operazione Colomba.

E-difficile
“Non è stato facile”, racconta Marigona “ma lentamente siamo riusciti a vedere l'altro esclusivamente come coetaneo e non come appartenente ad un'altra comunità”. Il momento più difficile per entrambe le fotografe è stato leggere sui muri delle zone dove abita la comunità serba scritte nazionaliste del periodo del conflitto. Il momento più bello la festa organizzata tutti assieme alla fine del progetto.

Futuro-1
Poi uno squarcio d'azzurro. “Nonostante tutto noi vediamo così il nostro futuro, aperto a molte possibilità” spiega Marigona e poi continua. “Devo dire che i giovani kosovari, sia a livello di società civile sia rispetto alle istituzioni hanno ora la possibilità di esprimere liberamente le loro opinioni. Che poi queste opinioni vengano seriamente ascoltate e prese in considerazione è tutto un altro discorso".

Il-nemico
La mostra è infatti il risultato di un lavoro congiunto di giovani della comunità albanese e giovani della comunità serba. Per alcuni di loro era la prima volta che visitavano il territorio “dell'altro”, la prima volta che si incontravano faccia a faccia con quello che dalla retorica di entrambe le parti è troppo spesso definito ancora come “il nemico”.

L-inaugurazione
L'inaugurazione della mostra No Borders si è tenuta lo scorso 31 ottobre presso il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto con gli interventi di Camillo Zadra - provveditore del Museo Storico Italiano della Guerra, Davide Sighele, giornalista di Osservatorio Balcani e Caucaso, Fabrizio Bettini di Operazione Colomba, Marigona Ademi e Liridona Rexhepi, fotografe kosovare. La mostra è esposta fino al 7 novembre presso il Centro di educazione permanente per la Pace, a Rovereto.

Pace-4
L'incontro dello scorso 31 ottobre è nato dalla collaborazione di soggetti con mandati differenti ma uniti da una simile vocazione. Quella di declinare nel lavoro di ogni giorno la definizione di Rovereto quale “Città della pace”.

Raccontare-assieme
Tra marzo e maggio 2010, un gruppo di studenti della Facoltà d'arte di Pristina e delle scuole superiori di Gračanica ha visitato diversi luoghi del Kosovo; da questo viaggio ha avuto origine una mostra fotografica che, oltre a ritrarre l'esperienza in sé, vuole mettere in evidenza i diversi modi di vedere il Kosovo di oggi.

Raccontare-il-Kosovo
Grazie alla presenza delle due giovani fotografe kosovare, Marigona e Liridona, si è usciti ben presto dalle mere formalità e si è discusso del ruolo dei giovani in Kosovo e delle visioni sul futuro del loro Paese, ma anche di fotografia e del complesso processo che ha portato alla selezione dei 25 scatti esposti.

Reticolati
Si continua poi con due paesaggi, limitati visivamente da un reticolato. “Le cose belle in Kosovo devono essere protette”, commentano le due fotografe. I reticolati sono onnipresenti in questi scatti.

Selezionare
Complesso anche il processo di selezione delle fotografie. Ne sono state scattate più di un migliaio. Era necessario ridurle per poterle esporre ed allo stesso tempo era necessario che gli scatti selezionati fossero condivisi da tutti.

Sovranita-limitata
Un elicottero in cielo. “E' la costante presenza della comunità internazionale. Siamo costantemente sotto osservazione”.




