I 1425 giorni di Sarajevo
25/11/2020, Redazione
L’Accordo quadro generale di pace in Bosnia Erzegovina, firmato nella base militare di Dayton, nell’Ohio, il 21 novembre e poi formalizzato a Parigi il 14 dicembre 1995, ha decretato la fine della guerra in Bosnia Erzegovina. La capitale, Sarajevo, è stata tenuta sotto assedio 1452 giorni, dal 5 aprile del 1992 al 29 febbraio 1996. Il racconto di quegli anni attraverso gli scatti del fotografo e giornalista Mario Boccia, gentilmente concesse a OBCT
© Mario Boccia

Aeroporto
Vista sull’aeroporto di Sarajevo, durante tutto il conflitto preso di mira, pur sotto protezione delle Forze UNPROFOR da giugno 1992. La foto è stata scattata da dentro la pancia di un C 130 che trasportava aiuti umanitari - © Mario Boccia

Attenzione
”Attenzione cecchino” mette in guardia i cittadini dal pericolo in quel preciso punto. In quasi 4 anni di assedio, si stima che la città sia stata sotto il tiro di quasi 300 cecchini - © Mario Boccia

Bambino
Un bambino nel quartiere di Alipašino Polje, pesantemente colpito dalle granate. Durante l’assedio le vittime sono state 11.541, di cui 1600 minori - © Mario Boccia

Bascarsija
Il quartiere di Baščaršija nel luglio 1995 un mese prima della Operation Deliberate Force, il bombardamento aereo condotto dalla Nato contro le forze serbo-bosniache tra il 30 agosto e il 20 settembre - © Mario Boccia

Bibbia-e-Corano
Tre settimane prima dell’assedio, Bibbia e Corano affiancati sul cofano della macchina di un venditore ambulante in centro a Sarajevo, simbolo di coesistenza - © Mario Boccia

Biblioteca-facciata
La facciata della biblioteca “Vijećnica”. Distrutta nel 1992, la sua ricostruzione è stata possibile con fondi europei e si è conclusa solo nel maggio del 2014 - © Mario Boccia

Biblioteca-nazionale
L’interno della biblioteca nazionale “Vijećnica”, distrutta da granate incendiarie tra il 24 e il 25 agosto 1992. Nell’incendio sono bruciati migliaia di preziosi incunaboli, libri e mappe - © Mario Boccia

Cecchino
Un cecchino tiene sotto tiro i passanti nelle vie della città sottostanti, dal quartiere di Grbavica che durante tutto l’assedio è stato sotto controllo dei serbo-bosniaci - © Mario Boccia

Concerto
1994, concerto rock per strada. A dicembre arriva a Sarajevo anche il gruppo britannico Iron Maiden, con un convoglio ONU, per suonare in solidarietà con la popolazione - © Mario Boccia

Delegazione-italiana
La delegazione che a capodanno 1992 ha accompagnato a Sarajevo il primo convoglio italiano di aiuti umanitari, raccolti a seguito della carovana “Time for peace” - © Mario Boccia

Dobrinja
Nel febbraio 1996 viene sancita la fine dell’assedio di Sarajevo. Nel quartiere di Dobrinja, nei pressi dell’aeroporto, rimangono in piedi solo scheletri di case e terreni minati - © Mario Boccia

Eroica
La città resiste anche con la cultura, proseguendo con mostre, spettacoli teatrali e concerti. Nella foto, la filarmonica di Sarajevo suona l’Eroica di Ludwig van Beethoven - © Mario Boccia

Fila
Fin dall’inizio dell’assedio, tutte le abitazioni della città sono rimaste senza acqua potabile. In fila con le taniche, nei pressi della cattedrale ortodossa, accanto all’Università di Economia - © Mario Boccia

Fioraia
Al mercato di Markale una donna vende fiori di carta. Qui sono avvenuti due grandi massacri, causati da colpi di mortaio, il 5 febbraio 1994 e il 28 agosto 1995 - © Mario Boccia

Folla-al-mercato
Folla al mercato all’aperto di Markale, alla ricerca del poco cibo in vendita nella città sotto assedio, iniziato il 6 aprile 1992 e che durerà 1425 giorni - © Mario Boccia

Grattacieli-UNIS
I due grattacieli dell’UNIS, costruite nel 1980 nel quartiere di Marijin Dvor e soprannominati “Momo i Uzeir”, dai nomi dei due protagonisti di una trasmissione radiofonica umoristica - © Mario Boccia

Holiday-Inn
”Zona pericolosa. Corri o muori” nella spianata con vista sull’Holiday Inn, albergo dove durante l’assedio hanno soggiornato i giornalisti stranieri per raccontare il conflitto - © Mario Boccia

Ifor
Dal 20 dicembre 1995 la forza multinazionale IFOR (Implementation Force) assume il compito di assicurare l’applicazione degli Accordi di pace che prevedono, tra l'altro, la libertà di movimento dei civili - © Mario Boccia

Lutto-1
”Riposa in pace” recita il biglietto lasciato dal padre di Igor Rehar, ucciso nella strage del 5 febbraio 1994 al mercato Markale in cui morirono 68 persone e 142 rimasero ferite - © Mario Boccia

Orti
Pezzi di terra non esposti ai cecchini sono stati sfruttati per realizzare piccoli orti di guerra e cercare di coltivare tuberi e verdura da aggiungere ai pochi aiuti umanitari - © Mario Boccia

Pianoforte
La guerra è finita, in applicazione degli Accordi di pace di Dayton firmati a dicembre 1995, la città viene riunificata. In un appartamento del quartiere Grbavica è rimasto solo un pianoforte - © Mario Boccia

Postazione
Postazione di un cecchino sul monte Trebević, a sudest del centro città, dove erano stati costruiti alcuni impianti delle Olimpiadi invernali del 1984 - © Mario Boccia

Prezzi
Il poco cibo in vendita ha raggiunto prezzi altissimi durante l'assedio. Nella foto: 1 kg di salsiccia venduta a 100 DM (Marchi tedeschi, circa 50 euro), 1 kg di carne macinata a 70 DM (35 euro) - © Mario Boccia

Ragazza
Ogni incrocio, o via visibile agli occhi dei cecchini, è da percorrere di corsa. La foto, scattata lungo via Maresciallo Tito, è diventata famosa con il titolo “La ragazza che corre” - © Mario Boccia

Sacchi-di-sabbia
Sacchi di sabbia a protezione del quartiere generale dell'ONU nel palazzo delle poste PTT nel centro di Sarajevo - © Mario Boccia

Saluto
Cittadini sarajevesi salutano i 500 pacifisti, in maggioranza italiani, della carovana “Time for Peace” partita da Ancora il 6 dicembre 1992 ed entrata poi in città la sera del 10 dicembre - © Mario Boccia

Sorriso
Nonostante la distruzione e il cartello che indica la presenza di mine, un uomo sorride nei giorni della fine dell’assedio della città durato quasi 4 anni - © Mario Boccia

Trasporto-acqua
Reperire acqua potabile era una delle attività quotidiane. Un passeggino trasformato in mezzo per trasportare a casa l'acqua distribuita con le autobotti dell'ONU - © Mario Boccia

Ultimatum
È il terzo inverno sotto assedio, con temperature sotto -20. La foto è stata scattata nei giorni dell’ultimatum inviato dalla Nato agli assedianti, tra il 9 e il 10 febbraio 1994 - © Mario Boccia

Unprofor
Un blindato della Forza di protezione delle Nazioni Unite (UNPROFOR) istituita con risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 21 febbraio 1992 - © Mario Boccia




